(Stralcio del video dell'intervento di lunedì 23 febbraio alla Casa della Cultura di Milano. ) Fonte=youtube
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Roberto Scarpinato è procuratore aggiunto presso la Procura antimafia di Palermo, dove dirige tre Dipartimenti: Mafia-economia, Mafia di Trapani, Criminalità economica. Dal 1989 al 1992 ha fatto parte del pool antimafia con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, diventando poi componente della Direzione distrettuale antimafia.
Si è occupato di alcuni dei più noti processi di mafia degli ultimi diciotto anni, tra i quali quello a carico del senatore Giulio Andreotti per il reato di associazione di tipo mafioso, e quelli per gli omicidi dell'europarlamentare Salvo Lima, del presidente della Regione siciliana, Piersanti Mattarella, del segretario regionale del Pci, Pio La Torre, del prefetto di Palermo Carlo Alberto della Chiesa, del segretario provinciale della Democrazia cristiana, Michele Reina, nonché delle indagini relative ai progetti di eversione dell'ordine democratico sottostanti alle stragi del 1992 e del 199. È autore di numerose pubblicazioni in Italia e all'estero.
NOSTRO COMMENTO: Certo il decreto sulle intercettazioni così come formulato dal Governo e la durata (45+15) nell'uso delle intercettazioni comporterebbe una fatale riduzione nella scoperta dei reati. Inoltre la limitazione al PM dell'esercizio dell'azione penale e la devoluzione dell'azione stessa agli organai di polizia controllati dal Governo destabilizzerebbe non poco le basi della separazione dei poteri. Se dovesse passare questo decreto, così come formulato dal Governo, la Magistratura riceverebbe una sonora legnata in testa da cui difficilmente si potrebbe risollevare. L'augurio che formuliamo sia per i magistrati che per la democrazia in generale e che ciò non accada. Ma è solo un augurio e, con gli auguri i problemi non si risolvono.