Processo Dell'Utri: I soldi di Don Vito a Milano 2, il PG vuole Ciancimino in aula (Fonte:IdvStaff)
Massimo Ciancimino, il figlio di Don Vito, sindaco mafioso di Palermo, potrebbe essere ammesso come testimone, in qualità di persona imputata di reato connesso, nell'ambito del processo d'Appello contro il senatore Marcello Dell'Utri che si celebra a Palermo davanti ai Giudici della Seconda sezione Penale, presieduta da Claudio Dall'Acqua.
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Le recentissime dichiarazioni rese in aula nei primi giorni di febbraio in un altro processo, quello che si celebra in primo grado contro il Generale Mario Mori accusato, quando era forza al ROS, di avere impedito la cattura di Bernardo Provenzano nel 1996, sono state depositate al fascicolo del dibattimento dal Procuratore Generale Nino Gatto che stamane avrebbe dovuto riprendere la requisitoria conclusiva.
Il mancato arresto di Provenzano, secondo le ricostruzioni dell'accusa nel Processo contro il Generale Mori, non sarebbe stato casuale, ma si sarebbe inserito in quella presunta trattativa, tra Stato e mafia, che ha consentito la cattura di Totò Riina, il cui covo non fu perquisito, e assicurato la fine della stagione stragista di Cosa Nostra.
Uno dei protagonisti principali, anello di congiunzione tra istituzioni e mafia, fu Vito Ciancimino, politico di rilievo della DC, già sindaco di Palermo, che si mise in mezzo tra investigatori e cosa nostra.
E il figlio di Don Vito, oggi, collabora coi magistrati di Roma e Palermo con dichiarazioni che, se confermate, offrirebbero una ricostruzione inquietante di alcuni passaggi cruciali della vita politica italiana.
Racconta infatti Ciancimino Jr che il padre gli spiegò che nella costruzione di Milano 2, nel comune di Segrate - a due passi da Milano - Cosa Nostra investì con propri imprenditori di riferimento e che il collettore di questi flussi di denaro fu proprio Dell'Utri. Imputato in questo processo. Soldi del costruttore in odore di mafia Franco Bonura e del boss Mimmo Teresi.
Lo stesso che secondo la sentenza di primo grado avrebbe almeno una volta incontrato Silvio Berlusconi a Milano nei primi anni '70.
Da qui la richiesta, quasi scontata, di richiedere l'audizione di Ciancimino.
Già a settembre, però, ad analoga richiesta dell'accusa la Corte aveva risposto picche poiché le circostanze indicate ed i frammenti delle dichiarazioni depositate dal PG, non offrivano elementi che rendessero - a parere del collegio - necessario ascoltarlo, posto che - scrissero i Giudici - Ciancimino appariva "contraddittorio".
La difesa sbotta sostenendo che non è ammissibile aprire, a questo punto del dibattimento, nuovi elementi di prova ulteriori a quelli già conosciuti in primo grado.
Dopo una breve pausa i Giudici hanno deciso di offrire alla difesa un termine di due settimane per lo studio degli atti depositati dall'accusa perché possa argomentare in senso contrario alla richiesta del PG.
Di certo, ha spiegato Claudio Dall'Acqua, non si può legare questo processo ad un altro quindi nell'udienza del 26 febbraio deciderà con i soli elementi emersi fino a questo momento.
Ma Ciancimino proseguirà la sua deposizione al processo Mori anche il prossimo 2 marzo.
Per la difesa due sole settimane non sono un tempo sufficiente.