DELL'UTRI Condannato!
Fonte: http://www.antoniodipietro.com
"C'è un equivoco di fondo. Si dice che il politico che ha avuto frequentazioni mafiose, se non viene giudicato colpevole dalla magistratura, è un uomo onesto. No! La magistratura può fare solo accertamenti di carattere giudiziale. Le istituzioni hanno il dovere di estromettere gli uomini politici vicini alla mafia, per essere oneste e apparire tali". (Guarda il video)
Voglio ricordare le parole di Paolo Borsellino, oggi che la Corte d'Appello di Palermo ha condannato Marcello Dell'Utri a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.
Perché, a prescindere dalle analisi, dai numeri e dalle ipotesi, da questa storia emergono alcuni punti incontrovertibili.
Il primo: questo processo riguarda i rapporti tra Cosa Nostra e Forza Italia, e non va confuso col filone d'inchiesta su quelli tra Mafia e Stato, che abbraccia le stragi del '92.
Il secondo: Marcello Dell'Utri, senatore della Repubblica Italiana, è stato condannato a sette anni con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. E' un fatto.
Il terzo punto: lo stesso Dell'Utri è il co-fondatore di Forza Italia (oggi Pdl), partito di maggioranza che governa il Paese. Co-fondatore perché lo fondò insieme a Silvio Berlusconi, oggi Presidente del Consiglio dei Ministri e coinvolto nei fatti per cui Dell'Utri è stato condannato in Appello. Anche questo è un fatto.
A prescindere dagli anni di condanna - nove, sette, dieci non importa - questa sentenza offre una conclusione amara su cui gli italiani devono meditare: l'Italia è governata da due persone che hanno avuto rapporti stretti e confidenziali con Cosa Nostra. Tutto il resto passa in secondo piano.
Di seguito il testo del video-servizio
Dopo cinque giorni di camera di consiglio arriva l'atto finale del processo d'appello al senatore Marcello Dell'Utri.
Non c'è stato l'inasprimento della pena auspicato dal Procuratore Generale, Nino Gatto, che aveva chiesto una condanna a 11 anni di reclusione.
C'è stata invece una riforma del dispositivo del primo grado e una riduzione della pena. Sette anni con l'obbligo di risarcire le parti civili, Provincia e Comune di Palermo.
Assolto, perché il fatto non sussiste, per tutte le vicende contestate a Dell'Utri dal 1992 in poi. Crollano tutte le ricostruzioni dei pentiti che riguardavano il filone politico. Giuffré, in particolare, che aveva raccontato ai magistrati le tappe della nascita di Forza Italia. Secondo la ricostruzione del pentito assecondata dai padrini di Cosa Nostra.
La Corte presieduta da Claudio Dall'Acqua, in questi giorni investita da violente polemiche, non ha creduto - o non ha ritenuto sufficienti i riscontri presentati, alle parole del pentito Gaspare Spatuzza.
Ma la decisione della Corte d'Appello conferma tutti i fatti avvenuti prima degli anni '90.
Sembra ormai certo che l'incontrotra Berlusconi, Dell'Utri e i vertici della mafia siciliana (Di Carlo, Teresi, Bontade e Cinà) avvenuto alla Edilnord di Milano nel 1974.
Si doveva concertare un sistema per assicurare la protezione personale di Berlusconi e Vittorio Mangano fu assunto così come fattore nella villa di Arcore. E poi le estorsioni alla STANDA e per le antenne Fininvest all'alba del successo economico del gruppo che fa capo al cavaliere.
Non soddisfatto il Procuratore Generale che ritiene comunque di portata storica la sentenza ma invita ad attendere il deposito delle motivazioni.
Dal punto di vista giudiziario smacchiata, in prima battuta, la nascita di Forza Italia e l'ascesa al Governo del paese. Per i legali del senatore cadono le accuse più gravi.
Due processi e un'indagine durati 16 anni. Il processo in Tribunale si era aperto il 5 novembre 1997 e si era concluso nel 2004 con una condanna a nove anni emessa dopo 13 giorni di camera di consiglio. L'appello, cominciato esattamente 4 anni fa, si è concluso oggi con la condanna a 7 anni di reclusione per i fatti commessi fino al 1992.
Le motivazioni, entro i canonici 90 giorni, che scadono il 29 settembre. In quella data Berlusconi compie gli anni. E potrebbe festeggiare ancora.
Ecco il dispositivo della sentenza emessa dalla Corte di Appello di Palermo: (Guarda la lettura della sentenza)
"Visti gli articoli 150 Cp, 530, 531 e 605 Cpp, in riforma della sentenza del Tribunale di Palermo dell'11 dicembre 2004 appellata da Cina' Gaetano e Dell'Utri Marcello ed incidentalmente dal procuratore della Repubblica di Palermo, dichiara non doversi procedere nei confronti di Cina' Gaetano in ordine ai reati ascrittigli perche' estinti per morte del reo; assorbita l'imputazione ascritta al capo A della rubrica in quella di cui al capo B, assolve Dell'Utri Marcello dal reato ascrittogli, limitatamente alle condotte contestate come commesse in epoca successiva al 1992, perche' il fatto non sussiste e per l'effetto riduce la pena inflitta ad anni 7 di reclusione". E prosegue: "Conferma nel resto l'appellata sentenza. Condanna Dell'Utri Marcello alla refusione delle spese sostenute dalle parti civili costituite Provincia regionale di Palermo e Comune di Palermo che si liquidano per ciascuna di essere in complessivi euro 7.000 oltre spese generali, Iva e Cpa come per legge. Indica in giorni 90 il termine per il deposito della motivazione".
NOSTRO COMMENTO: ha ragione Di Pietro: "A prescindere dagli anni di condanna - nove, sette, dieci non importa - questa sentenza offre una conclusione amara su cui gli italiani devono meditare: l'Italia è governata da due persone che hanno avuto rapporti stretti e confidenziali con Cosa Nostra. " Tutto il resto è poesia! Non vi pare che dovremmo mandarli a casa?
Perché, a prescindere dalle analisi, dai numeri e dalle ipotesi, da questa storia emergono alcuni punti incontrovertibili.
Il primo: questo processo riguarda i rapporti tra Cosa Nostra e Forza Italia, e non va confuso col filone d'inchiesta su quelli tra Mafia e Stato, che abbraccia le stragi del '92.
Il secondo: Marcello Dell'Utri, senatore della Repubblica Italiana, è stato condannato a sette anni con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. E' un fatto.
Il terzo punto: lo stesso Dell'Utri è il co-fondatore di Forza Italia (oggi Pdl), partito di maggioranza che governa il Paese. Co-fondatore perché lo fondò insieme a Silvio Berlusconi, oggi Presidente del Consiglio dei Ministri e coinvolto nei fatti per cui Dell'Utri è stato condannato in Appello. Anche questo è un fatto.
A prescindere dagli anni di condanna - nove, sette, dieci non importa - questa sentenza offre una conclusione amara su cui gli italiani devono meditare: l'Italia è governata da due persone che hanno avuto rapporti stretti e confidenziali con Cosa Nostra. Tutto il resto passa in secondo piano.
Di seguito il testo del video-servizio
Dopo cinque giorni di camera di consiglio arriva l'atto finale del processo d'appello al senatore Marcello Dell'Utri.
Non c'è stato l'inasprimento della pena auspicato dal Procuratore Generale, Nino Gatto, che aveva chiesto una condanna a 11 anni di reclusione.
C'è stata invece una riforma del dispositivo del primo grado e una riduzione della pena. Sette anni con l'obbligo di risarcire le parti civili, Provincia e Comune di Palermo.
Assolto, perché il fatto non sussiste, per tutte le vicende contestate a Dell'Utri dal 1992 in poi. Crollano tutte le ricostruzioni dei pentiti che riguardavano il filone politico. Giuffré, in particolare, che aveva raccontato ai magistrati le tappe della nascita di Forza Italia. Secondo la ricostruzione del pentito assecondata dai padrini di Cosa Nostra.
La Corte presieduta da Claudio Dall'Acqua, in questi giorni investita da violente polemiche, non ha creduto - o non ha ritenuto sufficienti i riscontri presentati, alle parole del pentito Gaspare Spatuzza.
Ma la decisione della Corte d'Appello conferma tutti i fatti avvenuti prima degli anni '90.
Sembra ormai certo che l'incontrotra Berlusconi, Dell'Utri e i vertici della mafia siciliana (Di Carlo, Teresi, Bontade e Cinà) avvenuto alla Edilnord di Milano nel 1974.
Si doveva concertare un sistema per assicurare la protezione personale di Berlusconi e Vittorio Mangano fu assunto così come fattore nella villa di Arcore. E poi le estorsioni alla STANDA e per le antenne Fininvest all'alba del successo economico del gruppo che fa capo al cavaliere.
Non soddisfatto il Procuratore Generale che ritiene comunque di portata storica la sentenza ma invita ad attendere il deposito delle motivazioni.
Dal punto di vista giudiziario smacchiata, in prima battuta, la nascita di Forza Italia e l'ascesa al Governo del paese. Per i legali del senatore cadono le accuse più gravi.
Due processi e un'indagine durati 16 anni. Il processo in Tribunale si era aperto il 5 novembre 1997 e si era concluso nel 2004 con una condanna a nove anni emessa dopo 13 giorni di camera di consiglio. L'appello, cominciato esattamente 4 anni fa, si è concluso oggi con la condanna a 7 anni di reclusione per i fatti commessi fino al 1992.
Le motivazioni, entro i canonici 90 giorni, che scadono il 29 settembre. In quella data Berlusconi compie gli anni. E potrebbe festeggiare ancora.
Ecco il dispositivo della sentenza emessa dalla Corte di Appello di Palermo: (Guarda la lettura della sentenza)
"Visti gli articoli 150 Cp, 530, 531 e 605 Cpp, in riforma della sentenza del Tribunale di Palermo dell'11 dicembre 2004 appellata da Cina' Gaetano e Dell'Utri Marcello ed incidentalmente dal procuratore della Repubblica di Palermo, dichiara non doversi procedere nei confronti di Cina' Gaetano in ordine ai reati ascrittigli perche' estinti per morte del reo; assorbita l'imputazione ascritta al capo A della rubrica in quella di cui al capo B, assolve Dell'Utri Marcello dal reato ascrittogli, limitatamente alle condotte contestate come commesse in epoca successiva al 1992, perche' il fatto non sussiste e per l'effetto riduce la pena inflitta ad anni 7 di reclusione". E prosegue: "Conferma nel resto l'appellata sentenza. Condanna Dell'Utri Marcello alla refusione delle spese sostenute dalle parti civili costituite Provincia regionale di Palermo e Comune di Palermo che si liquidano per ciascuna di essere in complessivi euro 7.000 oltre spese generali, Iva e Cpa come per legge. Indica in giorni 90 il termine per il deposito della motivazione".
NOSTRO COMMENTO: ha ragione Di Pietro: "A prescindere dagli anni di condanna - nove, sette, dieci non importa - questa sentenza offre una conclusione amara su cui gli italiani devono meditare: l'Italia è governata da due persone che hanno avuto rapporti stretti e confidenziali con Cosa Nostra. " Tutto il resto è poesia! Non vi pare che dovremmo mandarli a casa?
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