di Monica Centofante - 14 luglio 2010
Ha tolto dall'imbarazzo Silvio Berlusconi e ha deciso di dimettersi. Nicola Cosentino ha lasciato l'incarico di sottosegretario all'economia nel giorno in cui, per pura
La stessa criminalità organizzata con la quale Cosentino è accusato da tempo, in altra inchiesta, di essere in contatto, appare nelle oltre 12mila pagine di rapporto dei Carabinieri che è alla base delle indagini sulla nuova massoneria. E che parla di "un gruppo di soggetti di origine campana, ritenuti contigui alla Camorra e attivi in operazioni di riciclaggio e impiego di risorse economiche di provenienza illecita nel settore del gioco" il quale "si sarebbe adoperato per riciclare denaro sporco".
Oggi al centro dell'attenzione degli inquirenti è invece il clan Sarno, forse lo stesso che avrebbe affidato a Carboni un pacco pieno di soldi, che in un'intercettazione il faccendiere quantifica in "500 milioni di dollari". Da utilizzare per realizzare Casinò negli alberghi di tutta Italia e per entrare nel lucroso business dell'eolico.
E se "dal tenore di molte conversazioni intercettate, tali contatti Capofila del gruppo sarebbe Pasquale De Martino, si legge negli stralci del documento, che "tramite l'imprenditore Carlo Maietto (...) ha instaurato rapporti con i noti Lele Mora e Flavio Carboni". sembrano essere finalizzati a realizzare importanti iniziative imprenditoriali verosimilmente nel settore dei casinò", è vero che attraverso lo stesso Maietto De Martino avrebbe avuto delle "entrature" anche in ambienti politici e istituzionali. E che "in tale contesto è emersa una chiara vicenda di natura illecita che vede protagonisti Ivano Chiusi, Maietto e De Martino e che sembrava prevedere il pagamento di somme di denaro, anche in favore di un uomo politico, per ottenere vantaggi".
I contatti tra De Martino, esponente del clan Sarno, e Carboni sono testimoniati anche dalle conversazioni intercettate tra il primo e tale Tilocca. Nelle quali è il primo a dire: "Mondiale... se Flavio ne vuole fare parte è una cosa tutta regolare, ci siamo anche noi ed è importante anche per la Sardegna". Tilocca però frena: "A lui serve una società attiva e iscritta da almeno tre anni perché deve far risultare falsamente che una sua impresa aveva emesso degli effetti in favore di tale società... due anni e mezzo fa, perciò deve essere costituita da almeno tre anni"
Un discorso, annotano sul punto gli inquirenti, dal quale si comprende chiaramente che Carboni è costretto a realizzare falsi documentali per giustificare l'uscita di somme non giustificate da una propria società.
Il dossier Caldoro
Intanto Cosentino ha dichiarato di aver lasciato l'incarico di sottosegretario grazie a una decisione presa "di concerto con il presidente Berlusconi", "per potermi completamente dedicare alla vita del partito, particolarmente in Campania, anche al fine di contrastare tutte quelle manovre interne ed esterne poste in essere per fermare il cambiamento".
Cosentino rimarrà infatti coordinatore campano del Pdl. E mentre lascia Palazzo Chigi non manca di sottolineare l'inesistenza di un "dossieraggio contro Caldoro", il candidato del Pdl a Presidente della Regione Campania che aveva preso il suo posto quando lui era stato raggiunto da un'ordinanza di custodia cautelare per concorso esterno in associazione camorristica. Ordinanza che era stata respinta dalla Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera di appartenenza, ma che aveva bloccato la sua corsa alla presidenza della Regione proprio in favore del medesimo Caldoro.
Da quel momento in poi, per come sta emergendo dall'inchiesta in corso, il gruppo occulto capitanato da Flavio Carboni, Pasquale Lombardi e Arcangelo Martino aveva organizzato, insieme allo stesso Cosentino, una complessa strategia di delegittimazione mediatica nei confronti del collega politico. Definendolo, su siti internet e blog, "il Marrazzo della Campania" per le sue frequentazioni con transessuali. Ai quali si aggiungevano anche le accuse di rapporti con la camorra.
Oggi Cosentino nega, ma le intercettazioni raccontano un'altra verità.
E' il 27 gennaio quando Cosentino chiama Martino: "Comunque andiamo avanti – dice - sull'altra cosa basta che togliamo di mezzo quello là stiamo a posto". Martino conferma: "Sì la cosa importante è culattone". I due concordano che la prima mossa da fare è proprio eliminare Caldoro: "Togliamo a Culattone – è la voce di Martino - e parliamo". L'ex sottosegreatrio annuisce: "Bravo, bravo, bravo, bravo! D'accordissimo, questo è l'obiettivo".
Due settimane più tardi l'infamante notizia appare sui blog. Non prima che Cosentino si senta di nuovo con Martino. "Domani – dice quest'ultimo - le questioni di cui abbiamo parlato ieri saranno pubbliche ... questa cosa ha determinato la convinzione di cambiare cavallo sopra". Cosentino è soddisfatto: "Mi raccomando tienimi informato".
NOSTRO COMMENTO: E' semplicemente vergognoso che sotto un profilo strettamente politico - non penale, perchè a quello ci penserà la magistratura - non si adottino provvedimenti di espulsione contro questi soggetti attenzionati dalla Magistratura. In Italia non vi è solo una caduta di stile. Vi è soprattutto una caduta MORALE. Questo è grave!