Inno di Mameli, Fini: «Lo Stato si rispetta» Bossi: Stai zitto
Dal giornale l’Unità.it del 22.07.2008, si riporta:
Altro che "fratelli d'Italia": Umberto Bossi pensa all'inno di Mameli, ne parla, e alza il dito medio dicendo ‘mai più schiavi di Roma'. Poi se la prende con i professori del sud che occupano le scuole lombardo-venete e compromettono l'istruzione dei rampolli leghisti che «sono disorientati e non si meritano certi insegnanti». E forse pensa a suo figlio, bocciato per la seconda volta all'esame di maturità. Solidali, i fan del Carroccio plaudono in platea, ma dal congresso della Liga veneta, domenica 20 luglio, prendono il via reazioni e polemiche. Che attraversano la penisola. E il Parlamento.
Contro l'invettiva del leader della Lega e ministro per le Riforme Bossi, intervengono opposizione e maggioranza, Pd e Idv da un lato, An e Pdl dall'altro: Pd e Idv si sono ritrovati infatti, sulla stessa posizione: Bossi fa così perché vuole distogliere l'attenzione dei suoi e non far notare che ha «ceduto a Berlusconi sulla giustizia».
Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha dovuto quindi criticare il comportamento di Bossi aprendo la seduta. «Nessuno, men che meno un ministro della Repubblica, deve pronunciare parole che offendono un sentimento nazionale che sta nell'Inno di Mameli ed in quello che significa, al di la delle parole che lo compongono», ha detto Fini. «L'inno è elemento distintivo dello Stato al pari della bandiera: è un elemento simbolico e come tale esso va rispettato». «Identico rispetto - ha aggiunto Fini - si deve a tutti gli italiani, quale che sia il luogo di nascita, di residenza o di lavoro. Il primo dovere di ogni parlamentare o ministro è di ricordare che non ci sono italiani del nord, del centro o del sud ma che ci sono solo gli italiani, che in quell'Inno di Mameli si riconoscono».
«Mi aspetto che i presidenti Fini e Schifani, oggi, aprano le sedute di Camera e Senato con parole di condanna netta sul fatto che un simbolo di unità nazionale sia stato fatto oggetto di un gesto simile». Così il segretario del Pd, Walter Veltroni, stigmatizza il gesto offensivo fatto da Bossi. «Mi aspetto una chiarissima, netta e non scherzosa presa di distanze da parte del presidente del Consiglio», dice il leader Pd. «Noi - scandisce Veltroni - siamo contro qualsiasi divisione dell'Italia e contrapposizione tra Nord e Sud e faremo tutto ciò che si può fare per evitarle».
Dal presidente del Senato, Renato Schifani arriva un appello «ad abbassare i toni e a lavorare per il bene del paese». Schifani ha anche riferito che «la presidenza del Senato si farà carico di inoltrare» al governo la richiesta avanzata dalla presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, di far riferire in aula al Senato sul 'caso' il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi. «La presidenza del senato - ha aggiunto Schifani - certa di interpretare il sentimento di tutta l'assemblea, ritiene di ribadire che i simboli della patria e dell'unità dello Stato sono sacri, in quanto essi riassumono la nostra storia e fanno perciò parte costitutiva della stessa nostra identità nazionale».
Ma per Veltroni, che aveva sollecitato la condanna delle Camere, manca ancora qualcuno. Apprezzamento per le parole del presidente della Camera, Gianfranco Fini, ma «all'appello manca ancora la posizione del presidente del Consiglio, e mi auguro che arrivi in tempi brevi».
Intanto il deputato Pd Furio Colombo, chiede che Umberto Bossi si dimetta da ministro della Repubblica. Ed esprime in aula «la solidarietà più viva al Capo dello Stato che rappresenta la nostra unità».
Ma Bossi, che nel frattempo aveva ribadito la sua antipatia per le strofe di Mameli e dichiarato «meglio la canzone del Piave», contesta l'intervento di Fini. Giudica le polemiche strumentalizzazioni e dice «Fini poteva non intervenire che era meglio» E poi avvisa: «Non mollo mica. Sarebbe bello andare al mare - ha ironizzato il ministro per le riforme - Sono tra due fuochi, ma io sono qui per non mollare». Il federalismo lo vogliono 10 milioni di italiani, dice. E la bagarre in Parlamento continua, mentre l'aula della Camera vota la fiducia al governo sulla manovra economica con 323 sì.
COMMENTO DI FERNANDO: Perché Emilio Fede così sollecito nel criticare la manifestazione di Piazza Navona non lo è stato anche per Bossi che ha offeso l’Italia (attraverso l’inno di Mameli) ed i professori del Sud che hanno bocciato per la seconda volta il figlio. Tale padre tale figlio, dice il proverbio. Ma sa leggere Bossi? Noi crediamo che gli manchino le basi più elementari della grammatica italiana. Prima di dire stupidaggini con il dito medio alzato affermando che “l’Italia è schiava di Roma”, dovrebbe leggere meglio, e fare l’analisi logica e grammaticale del periodo.L’Inno dice:
Fratelli d'Italia
L'Italia s'è desta,
Dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamoci a coorte
Siam pronti alla morte
Spiegazione fornita:
La Vittoria si offre alla nuova Italia e a Roma, di cui la dea fu schiava per volere divino. La Patria chiama alle armi: la coorte, infatti, era la decima parte della legione romana L'Italia chiamò. Facendo l’analisi grammaticale si evince chiaramente che “È la Vittoria a essere schiava di Roma” non certo l’Italia.
Ma Cavaliere come fa ancora ad essere alleato della Lega? Non è stato Lei tempo addietro ad affermare che mai più avrebbe fatto alleanze con Bossi? O se ne è dimenticato? Fini ha detto la stessa cosa ed ora se lo ritrova come alleato. Complimenti! Di bene in meglio! La lega Vi procurerà grosse “rogne” – Noi lo abbiamo sempre detto da queste righe – ne uscirete con le ossa rotte. Auguri Cavaliere! Si ricordi: chi ha tempo non aspetti tempo….
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