L’Italia dei Bocconiani 27 luglio 2012
Di Fernando Cannizzaro
Da più parti mi si chiede di fare il punto sulla attuale situazione politica ed economica ed eventuali rimedi da adottare. I nostri lettori vanno sempre accontentati anche se devo fare i conti con la mia naturale pigrizia a scrivere e ad esprimere previsioni su una situazione politica imprevedibile quanto mai incerta ed in itinere. Provo lo stesso.
Scenario politico
Siamo nel mese di Novembre 2011. Dopo il disastroso Governo Berlusconi che ha lasciato il sorriso in bocca a mezza Europa, il Cavaliere ha deciso di dimettersi non certo per bontà d’animo verso gli Italiani ma a precise condizioni da concordare con Napolitano ed il subentrante Monti. Vi ricordate che c’è stato un colloquio in Camera caritatis con Napolitano di circa un’ora e più. (Cfr Repubblica.it dell’epoca) Hanno parlato tutti i giornali. Cosa si siano detti con esattezza solo Loro e Gesù Cristo lo sanno. Qualche previsione però si può ventilare. Facciamo lavorare un po’ l’immaginazione. Probabilmente al Cavaliere sarebbe stato garantito (il condizionale e d’obbligo): a) che le sue Aziende non sarebbero state toccate; b) una sorta di scudo processuale; 3) una certa condivisione della politica portata avanti fino ad oggi dal PDL. A queste condizioni – a nostro avviso – il Cavaliere ha ceduto lo scettro. Del resto cos’altro avrebbe potuto fare? La Lega lo aveva salutato da un bel po’. I consensi era vorticosamente calati. Gli Italiani erano incazzatissimi perché attribuivano anche alla Sua politica uno Spread alto. Tremonti lo aveva praticamente abbandonato da un pezzo. In simili condizioni l’unico modo per non uscire completamente bastonato e dolente era quello di dimettersi e passare la mano. Cosa che ha fatto, però alle condizioni sopra citate in data 13 Novembre 2011, ore 21.00, mentre la folla gridava: “Buffone” e lanciava le monetine al PDL. Sì a Monti (Cfr Repubblica.it) “. Tutto sommato non ha sbagliato anche se ne è uscito sputtanato. Va bene così….. L’Italia ha tirato un sospiro di sollievo perché finalmente era riuscita a liberarsi di Berlusconi e delle notti di Arcore. Plauso al subentrante Monti. Come si dice metaforicamente: “Morto il Re Viva il Re” Intanto il nome di Mario Monti circolava da settimane come Premier di un Governo tecnico che salvasse l’economia. Il Quirinale ha aperto la porta al Prof. Monti nominandolo senatore a vita, ai sensi dell’art. 59, secondo comma, della Costituzione per aver illustrato la patria per altissimi meriti nel campo scientifico e sociale. Una eventuale nomina di Monti a Premier riscuote il si di tutti i partiti tranne la Lega e l’IDV .
Ecco il profilo di Monti:
Un economista di profilo europeo. Mario Monti è nato il 19 marzo del 1943 a Varese, dal 1995 al 1999 è stato membro della Commissione Europea, responsabile di mercato interno, servizi finanziari e integrazione finanziaria, dogane e questioni fiscali.
Nel 1965 si laurea in economia presso l'università Bocconi di Milano, dove per quattro anni fa l'assistente, fino ad ottenere la cattedra di professore ordinario presso l'università di Trento. Nel 1970 si trasferisce all'università di Torino, che lascia per diventare, nel 1985, professore di economia politica e direttore dell'istituto di economia politica presso la Bocconi. Sempre della Bocconi assume la presidenza, nel 1994, dopo la morte di Giovanni Spadolini.
Nel 1995 diventa membro della Commissione Europea di Santer, assumendo l'incarico di responsabile di mercato interno, servizi finanziari e integrazione finanziaria, dogane e questioni fiscali. Dal '99 e' commissario europeo per la concorrenza. Editorialista del Corriere della sera, Monti è autore di numerose pubblicazioni, specie su temi di economia monetaria e finanziaria. Anche sul piano internazionale ha partecipato e partecipa ad attività di consulenza ad autorità di politica economica, tra cui il "Macroeconomic policy group", istituito dalla commissione della Cee presso il Ceps (Centre for european policy studies), l'Aspen institute e la Suerf (Societe universitaire europeenne de rechercheursfinanciers. (Tratto da Repubblica.it)
Il Colle, in pratica, aveva già spianato la strada al neo Premier Monti. Così è stato.
Il Governo Monti è il sessantunesimo governo della Repubblica Italiana, il secondo della XVI Legislatura. Il governo è stato nominato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il 16 novembre 2011 in seguito alle dimissioni di Silvio Berlusconi del 12 novembre.
Tuttavia il Governo Monti viene giudicato un governo tecnico d'emergenza dalla stampa internazionale. Il nuovo Presidente del Consiglio, durante il primo discorso al Senato, ha definito il suo un "governo di impegno nazionale". Il Governo ha ottenuto la fiducia al Senato 17 novembre 2011 con 281 sì, 25 no e nessun astenuto e alla Camera il 18 novembre 2011 con 556 sì, 61 no e nessun astenuto. La composizione del Consiglio dei ministri è stata comunicata da Mario Monti il 16 novembre 2011, contemporaneamente allo scioglimento della riserva dell'incarico affidatogli dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il 13 novembre 2011.
Esso consta di 13 ministeri. I ministri sono diciassette, di cui sei senza portafoglio, dal momento che Monti ha assunto anche l'incarico di ministro dell'Economia e delle Finanze e che altri ministri detengono più ministeri. In particolare, quattordici sono uomini e tre sono donne (queste ultime alla guida di dicasteri chiave: Interno, Giustizia e Lavoro). Nove ministri provengono dal Nord Italia (sei dalla Lombardia, uno dalla Liguria, uno dal Piemonte e uno dall'Emilia-Romagna), cinque dal Centro (di cui quattro da Roma) e tre dal Sud Italia. L'età media dei membri del governo è di poco superiore ai 63 anni.
Nella compagine governativa sono presenti sette professori universitari, cinque dottori generici, un avvocato, un magistrato, un professore-avvocato, un banchiere (Corrado Passera), due giuristi, un prefetto (Anna Maria Cancellieri), un ambasciatore e un ammiraglio (Giampaolo Di Paola), ma nessun politico di professione. (Tratto da Wikipedia)
Il Nostro giudizio.
A Noi non piace l’Italia dei professori perché non piacciano le lobbies finanziarie Italiane. A Noi non piacciano le banche e la loro politica perché non piace la politica che Monti sta adottando per salvare l’Italia dalla crisi. Monti sta facendo un politica economica tutta tesa e protesa a favorire le grandi concentrazioni finanziarie Italiane ed europee ammantandosi di essere Europeista e di salvare l’Euro che ci ha rovinato. Monti sta bastonando sonoramente la classe media senza rendersi conto che l’economia senza la classe media precipita in un baratro e non esce più. Quelli che pagano lo scotto di questa politica economica impositiva sono i percettori di reddito fisso, i quali, vengono tassati direttamente alla fonte senza possibilità di errore. I percettori di reddito variabile, le lobbies, la politica, le banche che ricevono al tasso dell’ 1% di interesse e ridistribuiscono al 6% / 8% alle famiglie che ne hanno bisogno non sono state toccate se non in minima parte dalla politica Montiana. Questo non è né giusto né equo (per dirla con Monti). Monti parla di equità ma non sa neanche dove sta di casa o, meglio, lo sa e finge di non saperlo. Monti in pratica, persegue un politica che va bene al Cavaliere anche se ora fa finta di dolersi dei provvedimenti di Monti ma sotto sotto lo appoggia. Quello che stupisce e la politica del PD, cioè quella che sta facendo in atto Bersani. Perché appoggia Monti? Per fortuna una fetta del PD (IDV-SEL ecc) non appoggiano Monti anzi lo contrastano e, secondo Noi, fanno bene. Perchè Bersani invece di stare nel PD che è un partito che dovrebbe avere a cuore la tutela dei lavoratori non confluisce nell’UDC di Casini, noto come il “pendolo” della politica, come lo definisce la Santanchè. Misteri della politica…… Senza l’appoggio del PD Monti correrebbe il rischio di andare subito a casa e rimanervi. Bersani si svegli! Monti è un liberale che andrebbe collocato in un’area di destra. Perché lo appoggia???? Questo è un Governo che è contro i lavoratori. Ha ragione la Camusso, la quale, dovrebbe fare scioperi ad oltranza invece di proclamarli solamente. Lo sa anche un deficiente che se non si acquista perché non si hanno soldi i consumi si bloccano le imprese chiudono e non producono. Questo è il dilemma . Non ci voleva un Governo di Professori della Bocconi per queste regole elementari di economia che non VOGLIONO APPLICARE. Qualche breve considerazione,infine, va fatta sul cd. “Fiscal Compact” che è una specie di accordo di usura per la durata di 20 anni. Erano solo 498 i presenti alla Camera per il voto sul fiscal compact. Tra gli assenti spiccavano i tre leader di maggioranza Alfano, Bersani e Casini che non hanno trovato il tempo per votare questo documento che vincola per vent’anni le politiche del nostro paese. Il provvedimento, già licenziato dal Senato lo scorso 12 luglio, è stato quindi approvato con 368 voti favorevoli, 65 contrari e 65 astenuti. Contrari i deputati della Lega Nord e dell’Italia dei valori e alcuni deputati del Pdl.
L’approvazione da parte di un Parlamento distratto della ratifica del Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance europea, ed il cosiddetto “fiscal compact” (art 3-8 del Trattato) comporta l’impegno delle parti contraenti ad applicare e ad introdurre, entro un anno dall’entrata in vigore del trattato, con norme costituzionali o di rango equivalente, la “regola aurea” per cui il bilancio dello Stato deve essere in pareggio o in attivo”. E’ stata quindi presa la decisione di modificare su un punto fondamentale la Costituzione italiana introducendo un vincolo alla sovranità democratica dei futuri parlamenti e governi. Inoltre, come se non bastasse, il trattato prevede che : “qualora il rapporto debito pubblico/Pil superi la misura del 60%, le parti contraenti si impegnano a ridurlo mediamente di 1/20 all’anno per la parte eccedente tale misura”. Per l’Italia significa un impegno da 45 miliardi di euro all’anno da pagare con nuove tasse, tagli ai servizi e privatizzazioni. Se non lo faranno i nostri governi ci penserà questa Europa dei mercanti a commissariarci. Infatti le norme prevedono che “qualsiasi parte contraente che consideri un’altra parte contraente inadempiente rispetto agli obblighi stabiliti dal patto di bilancio può adire la Corte di giustizia dell’Ue, anche in assenza di un rapporto di valutazione della Commissione europea”. Cioè se uno qualsiasi degli stati che sottoscriveranno il trattato ritenesse l’Italia inadempiente potrebbe agire per imporci di pagare. Il Trattato entrerà in vigore il primo gennaio del 2013 ma dovrà essere ratificato da dodici Paesi. Attualmente il Fiscal Compact è stato ratificato da 9 Paesi (Cipro, Danimarca, Grecia, Irlanda, Lituania, Lettonia, Portogallo, Romania e Slovenia).
In parole povere Noi ci impegniamo a ridurre in 20 (venti) anni il debito pubblico da 2.000 a 1.000 Mld, cioè, 50 Mld all’anno che si aggiungono agli altri. Un vero terremoto che distrugge l’economia e la democrazia perché nessun Governo avrà più l’autonomia di decidere niente. Dovrà solo trovare i soldi per pagare. Un provvedimento, insomma, calatoci dall’”Alto dei Cieli” e votato dai Ns politici senza prima aver sentito la base, cioè, i cittadini ed un regolare dibattito Parlamentare. Ditemi se questa è democrazia! Tutto questo avveniva nel buio più totale per ottenere risultati davanti alla Finanza internazionale nel silenzio e nel disinteresse generale. Questo indubbiamente è il segno della caduta della Ns democrazia. Questa è la politica che favorisce Monti: il disinteresse e la passivizzazione generale, abituati come sono gli Italiani ad occuparsi di Noemi, di Ruby ecc...Qui sta la forza di Monti. E allora? Allora urge svegliarsi mandare immediatamente a casa Monti e la Sua squadra di Bocconiani prima che ci seppelliscano e per non finire come la Grecia o peggio.