Qualche riflessione sulla Camera delle autonomie
di Fernando Cannizzaro 09 gennaio 2014
Prendo lo spunto dalla lettura de “Jobs Act” di Matteo Renzi che tratta, tra l’altro, anche della “riforma del Senato”. Renzi vorrebbe presentare il 14 p.v. un disegno di legge costituzionale per cambiare il Senato, trasformandolo in Camera delle Autonomie. Sul punto vorrei fare qualche considerazione perché ritengo che l’istituzione di una “Camera delle autonomie” non risolverebbe il problema del bicameralismo. Anzi lo peggiorerebbe. E perché? Perché il male occorre estirparlo alla radice.
Altrimenti si gira attorno. Io sono convinto che l’abolizione totale delle Regioni che sono state e sono la rovina dell’Italia risolverebbe il problema alla base. La loro creazione, all’epoca, fu molto discussa. I fautori del regionalismo, affermavano che con la creazione delle Regioni si aveva un miglior decentramento amm.vo ed una più snella gestione della cosa pubblica rispetto all’accentramento statale. Il tempo ha poi dimostrato che non si ebbe né l’una né l’altra cosa. Anzi si ebbe l’effetto contrario. Sul piano concreto poi – che è quello che conta di più al di là delle belle parole – le Regioni si sono rivelate semplicemente disastrose sia da un punto di vista economico che operativo. Per fare qualche esempio banale: i Consiglieri regionali percepiscono fior di stipendi che non hanno nulla da invidiare a quelli dei parlamentari; gestiscono rimborsi elettorali che sono sotto gli occhi di tutti per la loro non trasparenza; la corruzione poi ha raggiunto vertici mai visti prima ed i favoritismi sono arrivati alle stelle. Lo schifo delle Regioni, caro Renzi, è sotto gli occhi di tutti. Questo Ti dovrebbe far riflettere. Non sono le Province la fonte dei guai (anche se non servono ad un amato cazzo!) sono le Regioni che devi far cassare immediatamente con una legge costituzionale ad hoc. Con i soldi risparmiati dall’abolizione delle Regioni che ammonterebbero a decine di miliardi di euro si potrebbe dare un forte impulso all’economia Italiana che è rimasta dietro alla Spagna ed alla Grecia e favorire l’occupazione. A questo bisognerebbe pensare prima di fare la Camera delle Autonomie. Mi rendo perfettamente conto che è impresa molto, ma molto, difficile da realizzare. In ogni caso anche se si considera utopica questa posizione, la Camera delle autonomie, che dovrebbe venir fuori al posto del Senato, non risolverebbe ugualmente il problema. Si creerebbe una sorta di zona neutra di raccolta di tutti i desiderata delle autonomie locali con un bordello indicibile a danno della operatività che verrebbe notevolmente frenata dai politici di turno perché di politici, pur sempre, si tratta. A mio avviso più che “Camera delle autonomie” il Senato andrebbe definitivamente abolito. Non si intravede la necessità di trasformare il Senato in una Camera delle autonomie perpetuando, anche se in forma attenuata, un larvato bicameralismo. Le Regioni potrebbero colloquiare direttamente con lo Stato attraverso altre forme di democrazia partecipata create ad hoc.