CONFLITTO DI ATTRIBUZIONE COL QUIRINALE
I pm di Palermo sul conflitto col Quirinale «L'immunità assoluta è solo del sovrano»
Depositata la memoria dei pm nell'ambito del conflitto di attribuzione che li vede contrapposti al Capo dello Stato
Fonte e link: http://www.corriere.it/cronache/12_ottobre_12/conflitto-pm-quirinale-memoria_1e3b6576-1496-11e2-ba17-f3d153226b97.shtml
Una «immunità assoluta» può essere ipotizzata per il Capo dello Stato «solo se, contraddicendo i principi dello Stato democratico-costituzionale, gli si riconoscesse una totale
irreponsabilità giuridica anche per i reati extrafunzionali». E una tale «irresponsabilità finirebbe per coincidere con la qualifica di "inviolabile" che caratterizza il Sovrano nelle monarchie ancorché limitate». È questo il passaggio chiave dell'atto di costituzione in giudizio depositato alla Consulta dai pm di Palermo, nel conflitto di attribuzioni che li vede opposti al Quirinale per le intercettazioni che coinvolgono il presidente Napolitano nell'ambito dell'inchiesta su presunta trattativa Stato-mafia.
TRENTA PAGINE - Il documento - una trentina di pagine redatte dal collegio difensivo dei pm palermitani e costituito dai professori Alessandro Pace, Giovanni Serges e Mario Serio - è stato depositato in mattinata alla Consulta, che terrà udienza il prossimo 4 dicembre. Il Quirinale ha sollevato il conflitto ritenendo le intercettazioni delle telefonate del senatore Nicola Mancino - indagato nell'inchiesta - a Napolitano lesive dei poteri che la Costituzione attribuisce al presidente. Con specifico riferimento «alla posizione del presidente della Repubblica -sostengono i pm di Palermo - non può ritenersi che l'essere egli rappresentante dell'unità nazionale possa costituire la fonte di ulteriori poteri, quale, nella specie il potere di esigere la distruzione della documentazione delle intercettazioni di tutte le telefonate a lui rivolte ancorché inviate da soggetti sottoposti ad indagine penale». «Quindi -argomentano ancora- la posizione del presidente della Repubblica si affianca a livello paritario agli altri poteri dello Stato. Non si può, dunque richiedere ai pm di distruggere la documentazione delle registrazioni delle intercettazioni, quando il pm non ha siffatto potere, poiché l'ordine di distruzione spetta solo al giudice».
QUATTRO INTERCETTAZIONI - Secondo la memoria quindi «l'intercettazione della conversazione del Presidente della Repubblica che sia occasionale, del tutto involontaria, non evitabile e non prevenibile, non può per la ragione di tali caratteristiche, integrare in se alcuna lesione di prerogative previdenziali quale che sia il contenuto della conversazione stessa». Delle conversazioni telefoniche dell'ex ministro Mancino «solo quattro hanno riguardato sue interlocuzioni» col Presidente della Repubblica. Mancino, accusato di falsa testimonianza, è stato intercettato durante un arco di tempo che va dal 7 novembre 2011 al 9 maggio 2012. L'ex ministro dell'Interno, si ricava dal documento, ha parlato con il capo dello Stato il 24 e il 31 dicembre 2011, il 13 gennaio e il 6 febbraio 2012.
NOSTRO COMMENTO: ha fatto bene la Procura di Palermo a costituirsi in giudizio nel conflitto di attribuzioni che li vede opposti al Quirinale per le intercettazioni che coinvolgono il Presidente Napolitano nell'ambito dell'inchiesta su presunta trattativa Stato-mafia. Noi riteniamo che in questa vicenda il Capo dello Stato abbia preso un grosso abbaglio. E’ che ormai quando parla Napolitano tutti sono abituati a dar ragione anche quando c’è dubbio che possa averla. Napolitano non è un Dio. Non gode di una immunità totale tipica dei Sovrani nelle Monarchie assolute. E’ solo un Capo di Stato eletto dal Parlamento con i poteri che la Costituzione gli attribuisce e tra i quali non rientra l'immunità totale ed il cui mandato è prossimo alla scadenza.