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Decadenza Berlusconi? Per Pdl legge non retroattiva

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Decadenza Berlusconi? Per Pdl legge non retroattiva Affiorano dubbi anche tra costituzionalisti

Fonte e Link: http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/politica/2013/08/04/Decadenza-Berlusconi-Pdl-legge-retroattiva-_9116408.html

di Corrado Sessa 04 agosto 2013

La incandidabilità prevista dalla Legge Severino potrebbe non scattare per Silvio Berlusconi. Questa la tesi del Pdl e anche di un costituzionalista come Francesco Guzzetta. Per la legge del 2012 sono incandidabili coloro che hanno riportato condanne definitive a pene superiori a due anni di reclusione per delitti non colposi per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni. Inoltre, quando una causa di incandidabilità sopravvenga nel corso del mandato si verifica la decadenza che deve essere dichiarata dall'assemblea. Questa norma, entrata a far parte del codice penale sotto il governo Monti, e, a suo tempo, considerata da alcuni ''troppo blanda'' per evitare di avere corrotti in Parlamento, sembrava quindi doversi applicare a Silvio Berlusconi. Il condizionale è però d'obbligo, e a dirimere la questione dovrà essere in primo luogo la Giunta delle Immunità del Senato.

Nel Pdl c'è infatti chi afferma che la legge Severino non è applicabile a Berlusconi: ''La norma sulla decadenza dal Parlamento non è applicabile a Silvio Berlusconi, perche' i reati per i quali e' stato condannato sono stati commessi prima dell'entrata in vigore della legge'', dice il senatore Carlo Giovanardi (Pdl), che è membro della Giunta per le autorizzazioni di Palazzo Madama. ''Un senatore può essere sottoposto ad un voto dell'Assemblea che ne riconosca la 'ineleggibilità sopravvenuta' soltanto se condannato per reati commessi successivamente al dicembre 2012 ''ribadisce Giovanardi che accusa la sinistra di voler ''cancellare'' per il leader del centrodestra le norme della Costituzione.

''A meno che non si voglia sostenere 'ad personam' soltanto per lui la retroattività della Legge penale e colpirlo con sanzioni non previste a quell'epoca'', conclude Giovanardi. Sulla stessa posizione il senatore del Pdl Luigi Compagna che se la prende, in particolare, con il segretario del Pd Epifani accusato di ''pretendere dal Senato la decadenza di Berlusconi dal mandato parlamentare in base ad una sentenza della Cassazione su una vicenda anteriore alla legge cui il volenteroso Epifani si richiama''. ''La sua opinione - sostiene Compagna - abbatte principi costituzionali irrinunciabili sui quali il presidente della Repubblica non consentirà forzature e intimidazioni squadriste''. Peraltro Compagna invita il presidente del Senato Pietro Grasso ad esprimersi prima che si riunisca la Giunta di Palazzo Madama. A sostegno delle tesi del Pdl arrivano le riflessioni di Guzzetta: ''L'incandidabilità e l'ineleggibilità sopravvenuta come conseguenza della condanna, prevista dalla legge Severino avrebbe - sottolinea il costituzionalista - un'applicazione retroattiva il che suscita notevoli dubbi sul piano della costituzionalità e di una possibile violazione della convenzione europea dei diritti dell'uomo''. Non la pensa così il Presidente emerito della Corte Costituzionale Valerio Onida che sottolinea come ''la ratio della legge Severino è di impedire l'ingresso o la permanenza in Parlamento di chi sia stato condannato per determinati tipi di reati e a una certa quantità di pena'', caso in cui rientra la sentenza definitiva su Berlusconi. ''Quando l'assemblea è investita dell'esame della causa di decadenza - avverte Onida - non ha un potere di scelta politica, se far decadere o meno il soggetto. Deve solo applicare la legge''. A fronte di queste prime dispute, il segretario del Psi Riccardo Nencini, eletto nelle liste del Pd al Senato commenta: ''Quando l'interpretazione della norma che ne prevede la decadenza sarà chiara, noi in Senato non ci tireremo indietro dal farla applicare con rigore''.

Berlusconi: legge Severino applicabile? Costituzionalisti divisi, politici anche

Fonte e Link: http://www.tuttonotizie.joomlafree.it/component/joomrss/?height=500&;width=100%25&task=viewid&id=33355

ROMA – La legge Severino, che potrebbe portare alla sua decadenza da senatore, è applicabile o no a Berlusconi? Su questa domanda da un milione di scannano, metaforicamente con animi egualmente esacerbati, destra e sinistra. Il tema, ovviamente, non è solo giuridico ma anche politico e in politica il diritto vale fino a un certo punto. Ma vedere dove passi il confine fra diritto e logica politica può aiutare se non altro a capire.

Secondo Liana Milella, di Repubblica, Niccolò Ghedini ha convinto Berlusconi che

“la legge Severino non può essere sicuramente applicata a lui perché approvata a dicembre 2012 e quindi non ha valenza retroattiva sia che venga interpretata come una sanzione penale, sia amministrativa. Se è penale incappa nel principio del favor rei, se è amministrativa nella legge 689 dell’81 che, all’articolo 1, esclude comunque la retroattività”.

Berlusconi, sostiene Ghedini,

“non deve presentare una memoria difensiva che avvalorerebbe la legittimità della discussione in giunta”.

Invece, anticipa Liana Milella, cercherà di

“dimostrare con pareri giuridici che il Senato sta seguendo una via palesemente e manifestamente illegale. Dopo tante critiche alle leggi ad personam fatte da Silvio, stavolta lui attacca il Pd perché volutamente “utilizza la Severino contra personam””.

L’idea dei consiglieri di Berlusconi, riferisce ancora Liana Milella, è che il Pd dovrebbe bloccare il voto sulla decadenza, aspettare comunque sia le motivazioni della sentenza che soprattutto la decisione sull’interdizione, lasciare che la Severino sia applicata semmai quando ci saranno le prossime elezioni. Allora toccherebbe all’ufficio elettorale bloccare la candidatura di Berlusconi” e questo sarebbe un altro film.

Nel frattempo però si è entrati nel territorio della politica.

Si  torna nel campo del diritto con le interviste che il Corriere della Sera ha fatto ad alcuni giuristi, che si dividono:

Giovanni Guzzetta sostiene che la norma è incostituzionale, ci procurerà una condanna dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, ma non preclude a Berlusconi il rientro nella competizione elettorale. In caso di nuove elezioni, spiega, «potrà comunque mettere il suo nome sul simbolo elettorale».

«Ci sono in circolazione tutte le tesi possibili sulla natura dell’incandidabilità, se è penale, quindi irretroattiva, o amministrativa. Ma la Corte Europea guarda alla sostanza. Quella di non accedere ai pubblici uffici è decisamente una sanzione afflittiva e la norma è certamente retroattiva perché riguarda fatti precedenti alla sua entrata in vigore. Quindi viola la Convenzione europea della quale lo Stato deve tenere conto. E, secondo me, ci potrà essere un ricorso alla Corte Costituzionale».

Potrebbe sollevarlo

“la Giunta per le elezioni, che è un organo giurisdizionale. In caso Berlusconi decadesse, comunque potrà essere votato. Sul simbolo i partiti possono richiamarsi al nome che vogliono. E sulla scheda potrebbe comparire il nome Silvio Berlusconi. In più, se la legge elettorale resta quella in vigore, lui potrebbe restare il capo della coalizione”.

Per Cesare Mirabelli invece non c’è un problema relativo al fatto che la frode fiscale di Berlusconi sia stata compiuta prima della legge Severino, norma attuativa della legge sulla corruzione Monti – Cancellieri -Patroni Griffi -Severino:

«La Severino non prevede una sanzione penale accessoria alla sentenza ma viaggia per conto suo, prevedendo alcuni requisiti per chi voglia candidarsi al Parlamento e che si applicano anche a chi già vi siede. Non l’applica un giudice in sede di condanna ma la legge disciplina autonomamente l’ineleggibilità a determinate cariche. In ogni caso, non si tratta di una sanzione penale retroattiva ma è una norma che determina l’incapacità momentanea a ricoprire determinate cariche e funzioni. Dunque, l’unico modo per non applicarla al caso Berlusconi è quello di modificarla».

Valerio Onida :

«Non stiamo parlando di una sanzione aggiuntiva, ma dei criteri su cui si fonda l’eleggibilità di un cittadino».

Paolo Armaroli:

«Si discute se la norma sia di carattere penale o amministrativo. Il fatto che sia una sorta di appendice alla legge sulla corruzione ci fa dire che va assimilata al campo penale. E qui è inammissibile la retroattività della legge, salvo fattispecie del passato come i passaggi dal fascismo e il nazismo alla democrazia».

Stefano Passigli:

“La legge Severino è stata approvata prima della condanna definitiva di Berlusconi. E quindi va applicata. Le esigenze politiche non possono prevalere su logica giuridica».

E si torna anche con i giuristi alla politica.

Felice Casson, Pd:

«Voteremo come è scritto nella legge, pacifica e lineare. Cioè a favore della decadenza di Silvio Berlusconi da senatore».

Maurizio Gasparri, Pdl:

«Sulla non applicabilità della retroattività sono dette parole definitive. Guai a barare». (20 agosto 2013)

IL NOSTRO COMMENTO: Per cercare di tirare dai capelli (si fa per dire!)  Berlusconi se ne inventano di tutti i colori. Si afferma finanche che la legge Severino non sia applicabile a Berlusconi perche' i reati per i quali e' stato condannato sono stati commessi prima dell'entrata in vigore della legge''. Ma che cazzo c’entra, nel caso di specie, il principio della “retroattività” o meno della legge penale.

Come giustamente sostiene il Prof. Mirabelli, illustre costituzionalista “ …La legge Severino non prevede una sanzione penale accessoria alla sentenza ma viaggia per conto suo, prevedendo alcuni requisiti per chi voglia candidarsi al Parlamento e che si applicano anche a chi già vi siede. Non l’applica un giudice in sede di condanna ma la legge disciplina autonomamente l’ineleggibilità a determinate cariche. In ogni caso, non si tratta di una sanzione penale retroattiva ma è una norma che determina l’incapacità momentanea a ricoprire determinate cariche e funzioni. Dunque, l’unico modo per non applicarla al caso Berlusconi è quello di modificarla».

Ancora:

avverte Presidente emerito della Corte Costituzionale Valerio Onida ''la ratio della legge Severino è di impedire l'ingresso o la permanenza in Parlamento di chi sia stato condannato per determinati tipi di reati e a una certa quantità di pena'', caso in cui rientra la sentenza definitiva su Berlusconi. ''Quando l'assemblea è investita dell'esame della causa di decadenza - avverte Onida - non ha un potere di scelta politica, se far decadere o meno il soggetto. Deve solo applicare la legge''.

A nostro avviso e, nonostante l’autorevolezza delle tesi sostenute ex adverso (vedi  Prof. Giovanni Guzzetta) non appare applicabile nel caso di specie il principio della irretroattività della legge penale atteso che nella circostanza trattasi di norma non a carattere sanzionatorio con buona pace di Nitto Palma, amico del Cavaliere che sostiene la tesi contraria. Occorre solo prendere atto di una sentenza di condanna per frode fiscale resa della Cassazione e far decadere il soggetto. Ad abundantiam riportiamo sul punto la sentenza resa dal Consiglio di Stato per fattispecie analoga.  Il Consiglio di Stato Sez.V che con sentenza 6 febbraio 2013 in tema di eleggibilità e di permanenza in assemblea elettiva ha stabilito che la disposizione preclusiva in parola " ha caratterizzazione non sanzionatoria penale" per cui è infondata, fuori luogo e fuorviante la invocata irretroattività della norma come se si trattasse di una "sanzione accessoria" alla condanna penale irrevocabile che, invece, "è presa in considerazione come mero presupposto oggettivo cui è ricollegato un giudizio di indegnità morale a ricoprire determinate cariche elettive". "La condanna stessa viene, quindi, configurata alla stregua di "requisito negativo" o "qualifica negativa" ai fini della capacità di partecipare alla competizione elettorale e di mantenere la carica".  Aggiunge, il Consiglio di Stato, citando la sentenza della Corte Costituzionale  n. 118/1994, che "non appare invero irragionevole la prevista incandidabilità di chi abbia riportato una condanna precedente all'entrata in vigore dello jus superveniens": l'incandidabilità e la decadenza scattano, pertanto, nei  casi di reati commessi antecedentemente alla legge e con condanna in data sia successiva e sia precedente alla sua approvazione. E con questo ritengo che il discorso della irretroattività del norma – portata avanti dal Cavaliere che si ritiene come un “unto dal Signore” ed al di sopra della legge – sia definitivamente chiarito.


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