04 luglio 2024
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La vicenda Mondadori: sentenza

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LA VICENDA MONDADORI

Diamo la possibilità al lettore di seguire meglio tutta la “faccenda Mondadori” mandando in onda l’ottimo video riassuntivo di Marco Travaglio e le reazioni del Premier su un articolo di Repubblica

 

La fine della Mondadori - Marco Travaglio

FONTE:StaffGrillo


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RETROSCENA. Ira per la sentenza Mondadori: vogliono che chiuda

Il presidente del Consiglio si sente assediato e studia le contromosse

"Si sono messi in testa di farmi fuori"

Il Cavaliere tentato dal ricorso alle urne

Fonte:repubblica.it

ROMA - Il rischio di una escalation c'è tutto. E il clima che si respira in queste ore a palazzo Chigi è quello di un fortino assediato, con gli assalitori che già scalano le mura: già tra 24 ore forse si saprà se la Consulta avrà bocciato il lodo Alfano e i pessimisti nel Pdl sono ormai la maggioranza. Da qui il via libera dato ieri dal Cavaliere a una mossa estrema come quella del ricorso alla piazza. "È la nostra carica di Balaklava", celia un berlusconiano per mascherare la preoccupazione.

Un'ipotesi, quella della piazza, che si era affacciata una decina di giorni fa durante una riunione ristretta a palazzo Grazioli, ma su cui il premier aveva inizialmente preso tempo per decidere. Ieri ha rotto gli indugi: "Si sono messi in testa in farmi fuori, dobbiamo rispondere".

A far infuriare il Cavaliere, più della manifestazione di piazza del Popolo, è stata la concomitante condanna al maxirisarcimento da 750 milioni di euro nei confronti della Cir per il Lodo Mondadori. Una sentenza che, nei ragionamenti che il premier ha fatto con i suoi, porta soltanto in una direzione: "Vogliono farmi chiudere". Raccontano che Berlusconi si sia infuriato per un verdetto che sente "profondamente ingiusto" e che assolutamente non si aspettava: "È stato un fulmine a ciel sereno". Oltretutto con una richiesta ritenuta talmente "sproporzionata" che costringerebbe il gruppo a mettersi di nuovo nelle mani delle banche. Né il premier ripone grandi speranze nell'appello sul lodo Mondadori visto che, come commenta sconsolato uno dei suoi, "da Milano cosa mai vuoi aspettChi gli ha parlato in queste ore lo descrive diviso tra la tentazione di mollare tutto e la rabbia che lo spingerebbe a una dura reazione (come appunto potrebbe essere un'adunata da un milione di persone), nella convinzione che "più mi attaccano e più mi rafforzano". Tra i consiglieri ormai c'è chi è certo che, se messo con le spalle al muro da una bocciatura del lodo Alfano, il premier davvero possa tentare la carta del ricorso al "giudizio del popolo", dimettendosi e chiedendo a Napolitano lo scioglimento delle Camere. Su quest'ultima ipotesi Berlusconi sarebbe anche sicuro di portarsi dietro Gianfranco Fini, a cui serve più tempo per tessere la sua tela.

Fantapolitica? Ormai nella cerchia stretta del Cavaliere sono questi i ragionamenti che si fanno. La convinzione che si sta facendo strada infatti è che la Consulta si avvii a bocciare il lodo, imponendo una legge costituzionale per stabilire l'immunità processuale delle alte cariche dello Stato (mentre il lodo Alfano è stato introdotto con legge ordinaria).

Uno scenario da incubo per Berlusconi, che si vede accerchiato da forze ostili. Un attacco "concentrico e lungo più direttrici - così lo descrive Fabrizio Cicchitto - che vanno dal gossip, all'evocazione degli attentati di mafia del '92, ad altro ancora che si prepara. E, adesso a questa sentenza civile dalle proporzioni inusitate".

Tra gli uomini di Berlusconi c'è anche la convinzione che, in fondo, la forza del premier nel Paese non solo sia intatta ma anche in crescita. "C'è uno scollamento drammatico tra la politica che viene rappresentata nei giornali - spiega Gaetano Quagliariello - e quello che pensano i cittadini, la gente per strada. Non a caso Berlusconi, quando va a all'Aquila o a Messina, viene applaudito, lo accolgono come un salvatore". I sondaggi del premier sarebbero incoraggianti, ragione in più per affidarsi a una carta estrema come le elezioni anticipate. Anche se una vecchia volpe come Pier Ferdinando Casini, a sentir parlare di elezioni, sente puzza di "bluff" e ritiene si tratti soltanto di "una pistola scarica".

C'è poi la partita della Rai, dove Berlusconi non si rassegna a finire ogni settimana nel mirino di Annozero e delle altre trasmissioni "di sinistra". "Quello di Annozero è stato un attacco ignobile", ha detto venerdì durante il Consiglio dei ministri a proposito della puntata che aveva come ospite la escort Patrizia D'Addario. Il Cavaliere ha apprezzato la puntata di Bruno Vespa, ma è ormai convinto che si tratti di passare al contrattacco, magari forzando il palinsento Rai con una nuova trasmissione. "Ma a noi manca un Santoro di destra", sospira un ministro che ne ha raccolto lo sfogo. (f. bei) arti?".

NOSTRO COMMENTO: Questa è la sentenza emessa dal giudice Raimondo Mesiano che ha stabilito che Fininvest risarcirà la Cir di Carlo De Benedetti con quasi 750Milioni di euro. Silvio Berlusconi è “corresponsabile della vicenda corruttiva” scrive il giudice Raimondo Mesiano nelle 140 pagine di motivazioni con cui condanna la holding della famiglia Berlusconi al pagamento di 750 milioni di euro a favore della Cir di Carlo De Benedetti. “E’ da ritenere - continua il giudice -, ‘incidenter tantum’ (cioè solo ai fini di questo procedimento, ndr) e ai soli fini civilistici del presente giudizio, che Silvio Berlusconi sia corresponsabile della vicenda corruttiva per cui si procede… la corresponsabilità comporta come logica conseguenza la responsabilità della stessa Fininvest.. per il principio della responsabilità civile delle società di capitali per il fatto illecito del loro legale rappresentante o amministratore, commesso nell’attività gestoria della società medesima”. Decisione che arriva da oltre due mesi dalla chiusura dell’istruttoria e a quasi tre anni dal verdetto con cui, in sede penale, la Corte di Cassazione aveva reso defnitive le condanne contro gli avvocati del Premier, Previti, Acampora e Pacifico, colpevoli di aver corrotto il giudice di Roma Vittorio Metta (400milioni di lire per scrivere delle motivazioni copiate da una minuta poi ritrovata dopo una perquisizione). Cioè un dei magistrati che una decisone storica, nel 1991 tolse la casa editrice dalle mani di De Benedetti per consegnarla nelle mani di Berlusconi. Già in sede penale Berlusconi era stato riconosciuto come mandante dell’operazione, ma venne salvato dalla prescrizione. “Mala tempora currunt et peiora sequentur…” Meno male che Silvio c’è!

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