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Giustizia e verità per Paolo Borsellino.-

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Giustizia e Verita' per Paolo Borsellino

di Lorenzo Baldo - 21 febbraio 2010 (fonte:Antimafia2000.it)

Sant'Elpidio a Mare. Fuori dal Teatro Cicconi la gente comincia ad arrivare con parecchio anticipo sull'orario di inizio della conferenza. “Giustizia e Verità” recita il titolo del libro che viene presentato.

 

IL VIDEO E FOTOGALLERY DELL'EVENTO ALL'INTERNO!

Si tratta degli scritti inediti di Paolo Borsellino che, grazie alla disponibilità del figlio del giudice, Manfredi, sono stati raccolti da Giorgio Bongiovanni insieme alla redazione di ANTIMAFIADuemila e successivamente pubblicati in un volume. La prima edizione reca la data 2003, quello stesso anno la prima presentazione si tiene a Palermo alla presenza di numerosi magistrati della procura del capoluogo siciliano. Da quel momento si susseguono svariate presentazioni in tutta Italia. Nel 2008 il Consiglio Regionale delle Marche viene a conoscenza della preziosità di una simile documentazione e decide di adoperarsi per la seconda edizione. Quello stesso anno il libro viene presentato alla prestigiosa Fiera internazionale del libro di Torino. Inizia così un nuovo percorso. A distanza di 7 anni dalla prima edizione la profondità e la grande attualità delle parole di Paolo Borsellino tornano ad affacciarsi in un momento storico tra i più critici che il nostro Paese abbia mai attraversato. Il teatro è ormai pieno. Centinaia di persone assiepate in platea e in galleria. Molti sono in piedi. In diretta streaming vi sono 500 utenti collegati da tutto il mondo. La moderatrice dell'incontro, Anna Petrozzi, caporedattore di ANTIMAFIADuemila, si accorda con il sindaco di Sant'Elpidio a Mare, Alessandro Mezzanotte, per il saluto iniziale. Salvatore Borsellino deve ancora giungere da Ancona dove ha tenuto un altro incontro con gli studenti della facoltà di Ingegneria. Il tempo passa mentre la gente continua ad arrivare. Poi finalmente Salvatore varca l'ingresso. Un lungo applauso accoglie il fratello di Paolo Borsellino. E' stremato dal viaggio e dal precedente incontro. Si siede sul divanetto accanto a Bongiovanni e gli appoggia una mano sulla spalla. Gli occhi azzurri chiarissimi di Salvatore sono cerchiati da un affaticamento che non conosce tregua. Quattro conferenze in due giorni. Negli ultimi mesi gli incontri si sono moltiplicati a dismisura dal nord al sud d'Italia. Il suo popolo, quello delle agende rosse, cresce giorno dopo giorno, senza distinzioni di età o di ceto sociale. Ma le forze che lo sorreggono sono messe sempre di più a durissima prova. Ed è in quei momenti che si assiste ad un intervento che nulla ha di umano. E' lui stesso ad ammetterlo con un sorriso disarmante quando gli viene chiesto come faccia a reggere quei ritmi. “E' mio fratello che mi dà la forza... è Paolo...”. Ma è anche la rabbia che lo tiene in piedi quando una qualsiasi altra persona nelle sue stesse condizioni cadrebbe a terra dalla prostrazione. In sala non vola una mosca. Anna Petrozzi introduce l'incontro illustrando la nascita e la realizzazione del progetto editoriale “Giustizia e Verità”. Di seguito è il sindaco di Sant'Elpidio a Mare a fare gli onori di casa. Al di là della retorica dei discorsi ufficiali il dott. Mezzanotte ringrazia sentitamente Salvatore Borsellino ricordando l'esempio di Falcone e Borsellino e dei magistrati che insieme alle forze dell'ordine rendono onore “a quelle toghe appese al muro macchiate di rosso sangue...” attraverso il rispetto delle regole, espletando unicamente il proprio dovere. Il direttore di ANTIMAFIADuemila afferma successivamente che la strage di via d'Amelio “è la chiave che apre alla seconda Repubblica” in quanto “dopo l'assassinio di Giovanni Falcone è stata decisa dal più alto vertice del potere occulto (e non) in Italia, l'eliminazione indispensabile del giudice Borsellino che era diventato l'ostacolo che poteva fermare l'instaurazione nel nostro Paese di un regime. Un regime che in questo momento è quello che governa, possiamo chiamarlo fascista, piduista, massonico... mafioso”. In uno degli ultimi capitoli del libro vi è l'elemento cristologico della figura di Paolo Borsellino che valorizza gli insegnamenti di Cristo: il senso della sua giustizia, del sacrificio, e dell'umiltà. “Noi vogliamo conoscere la verità sulla strage di via d'Amelio” scandisce con forza Bongiovanni nel riprendere il discorso. Quella verità che si vuole occultare stravolgendo la realtà dove un assassino mafioso come Vittorio Mangano, lo “stalliere” di Arcore, viene definito eroe dal primo ministro e dal suo braccio destro Marcello dell'Utri. E proprio sulla figura di Vittorio Mangano il direttore di ANTIMAFIADuemila chiude la prima parte del suo intervento ricordando ai presenti l'ultima intervista a Paolo Borsellino (pubblicata recentemente su Dvd da “Il Fatto Quotidiano”) nella quale il giudice definiva Mangano una “testa di ponte” della mafia tra la Sicilia e il nord Italia e anche una “testa di ponte” dell'accumulazione di ricchezze e degli investimenti di Cosa Nostra nel nord. Un lungo applauso accompagna le parole di Bongiovanni mentre Anna Petrozzi introduce Salvatore Borsellino. La stanchezza si fa sentire attraverso il tono della sua voce. L'incedere è più lento del solito, ma la forza delle sue parole va oltre ogni condizione umana. Le persone sono letteralmente rapite dalla sete di giustizia di quest'uomo che non si dà pace fino a quando non la otterrà. Ma Salvatore non si dà pace neanche per i 7 anni nei quali è stato fermo, bloccato dal dolore e dalla disillusione di poter mai avere giustizia. Ed è questa sua rabbia, questo sentirsi costantemente in debito che gli brucia dentro e che alimenta l'adrenalina che gli fa macinare centinaia di km al giorno. Salvatore racconta con un filo di voce dei ragazzi che attraverso facebook, attraverso la rete, si sono uniti attorno a lui in una richiesta pressante di verità. Quegli stessi giovani che tenendo alta un'agenda rossa hanno impedito per la prima volta lo scorso anno che in via d'Amelio si assistesse alla solita deposizione delle corone di fiori delle autorità. “Solo se verrà fatta giustizia io potrò seppellire mio fratello – scandisce lentamente Salvatore – solo così potrò piangere mio fratello...”. La gente è commossa, ma Salvatore spiega che il suo intento non è quello di far commuovere, ma quello di far indignare così che ognuno a sua volta diventi strumento di quella ricerca di verità. Subito dopo racconta del viaggio a Sestu (CA) sulla tomba di Emanuela Loi. Un viaggio che Salvatore attendeva da anni e che si è potuto concretizzare con quella parte del popolo delle agende rosse presente in Sardegna che ha organizzato una marcia e una conferenza lo scorso 12 febbraio. Di seguito il suo viaggio nella memoria continua. “Quel 19 luglio arrivai a Palermo dopo la mezzanotte e quando arrivai in via d'Amelio ormai non c'era più quell'inferno... quell'inferno che io da poco ho avuto la possibilità di vedere... ho avuto da poco un video girato dai pompieri subito dopo la strage... mi dicevano di non guardarlo perchè ci sono delle scene terribili... e io invece l'ho guardato perchè quelle cose sono successe, è inutile chiudere gli occhi e non guardare... a cosa serve?.. Posso anche vedere mio fratello senza un braccio e senza gambe perchè tanto mio fratello è morto nel corpo, ma mio fratello in ogni caso è vivo, è vivo non è morto!!...”. Il pubblico lo abbraccia in un applauso che sale immediato. “Quella strada era piena di pezzi di carne – prosegue senza fermarsi Salvatore – piena di sangue che scorreva e che andava a bagnare quella terra dove oggi cresce quell'ulivo che ha fatto piantare mia mamma... Ma quelle cose sono successe! Quello che è terribile è che giustizia non sia stata fatta per quello che è successo... e che la verità non sia venuta fuori... è per questo che io devo combattere e devo gridare resistenza, resistenza, resistenza!!...”. La voce di Salvatore è sul punto di crollare, ma la gente esplode in un nuovo applauso che ha la capacità lenitiva di tamponare la sua ferita. “Noi non dovremmo accettare di vivere in un Paese come questo... Tutti parlano di Berlusconi... ma la colpa di quello che succede è nostra... la colpa è nostra perchè non ci ribelliamo!”. Successivamente un sentimento di disprezzo viene rivolto da Salvatore nei confronti di coloro che la notte del terremoto in Abruzzo ebbero il coraggio di ridere pensando ai lucrosi affari in arrivo con la ricostruzione.

La mancanza di una vera opposizione politica è uno dei tasti dolenti che Salvatore tocca senza remore. La sua amarezza verso la scelta dell'Idv di sostenere in Campania un candidato condannato in I° grado e attualmente sotto processo come Vincenzo De Luca è palpabile e viene vissuta come un vero e proprio tradimento. Così come per la scelta dell'apparentamento Pd-Idv con l'Udc nelle Marche, e non solo, alle prossime regionali. Questioni gravissime sulle quale Salvatore non transige. Nelle prime file vi sono alcuni esponenti politici della sinistra che non battono ciglio.

“Con queste agende rosse noi dobbiamo fare la scorta ai giudici di oggi, giudici coraggiosi che stanno indagando sulle stragi del '92 e del '93”. Ormai la voce di Salvatore si è ulteriormente alzata di livello. Grida. Mentre gli applausi si intervallano. Racconta la sua ricerca intima di Dio all'indomani della strage: “Io in quei momenti grazie a mio fratello ho capito cos'era Dio... io Dio lo sentivo, lo vedevo, identificavo Dio nell'amore... ma l'amore che è dentro ciascuno di noi, l'amore che è un organismo unico che ha una propria vita e di cui un pezzo vive in ciascuno di noi... Tanto grande doveva essere stata la fede di mio fratello da riuscire a comunicarmi queste cose attraverso la bara. Io sono come quel cieco che ha visto le stelle, ha visto il sole una volta nella sua vita e poi deve raccontare che cos'è il sole e cosa sono le stelle... e non lo può raccontare.. perchè come si fa a raccontare cosa sono le stelle, cos'è il sole?... Oggi mi sento cieco... quelle cose io le ho viste, le ho vissute... e me le ha fatte vivere mio fratello e oggi io sono di nuovo cieco... oggi ho perso quella fede, non riesco più a trovarla... sono come un cieco che ricorda il sole, ricorda la luce e che spera di poterla ancora vedere...”. La gente esplode in un lunghissimo applauso. Tutti si alzano in piedi rapiti da quel momento, perdendo completamente la cognizione del tempo così come ricorda Anna Petrozzi nel riprendere la parola. “Ricordatevi i nomi di questi magistrati – scandisce lentamente Giorgio Bongiovanni – magistrati a cui Salvatore ha chiesto di fare giustizia, che hanno accolto la sua richiesta e che stanno lavorando... ricordatevi questi nomi: Antonio Ingroia, Nino Di Matteo, Sergio Lari, Roberto Scarpinato e anche altri... Fate in modo che non succeda di nuovo quello che è successo a Falcone e Borsellino perchè questi nomi possono un giorno diventare tristemente famosi e noi dobbiamo impedirlo!”. Salvatore prende il microfono e aggiunge sommessamente: “In questi giorni sto rivivendo quello che vivevo nel '92 prima che fosse ammazzato mio fratello, è come se dovesse succedere qualcosa... Attenzione, attenzione... perchè quelle stragi che da anni non succedono più potrebbero ricominciare da un momento all'altro. Per quelle persone che hanno fatto uccidere Paolo e Falcone potrebbe essere necessario tornare a quei metodi.. è per questo che noi dobbiamo stare vicini a questi giudici come hanno fatto quei ragazzi di Caltanissetta che erano in 4.000! Non era mai successo a Caltanissetta... Quei ragazzi erano lì per fare la scorta civica a quei giudici... Quei ragazzi che non vengono a chiedere <<che cosa possiamo fare>>, lo hanno fatto e basta! Ed è necessario che lo facciamo anche noi, non dobbiamo di nuovo dover piangere altri magistrati! Dobbiamo proteggerli adesso! Dobbiamo fare si che questo nostro disgraziato Paese non abbia più bisogno di eroi!”. Salvatore Borsellino e Giorgio Bongiovanni spiegano ai presenti il significato fondamentale delle parole “prescrizione” e “archiviazione” che nulla hanno a che vedere con l'assoluzione con formula piena. Dopo aver ricordato le archiviazioni per Berlusconi e dell'Utri nelle prime indagini sui mandanti esterni alle stragi del '92 e del '93 cariche di pesanti elementi a carico di entrambi che però non hanno potuto generare un loro rinvio a giudizio, Bongiovanni cita il caso del senatore Giulio Andreotti. I disinformatori come Bruno Vespa strillano in Tv l'assoluzione piena per uno degli uomini più potenti d'Italia. Ma la verità è un'altra. Su Andreotti pesa la prescrizione del reato di associazione a delinquere, che comunque è stato commesso fino alla primavera del 1980. Il sen. Andreotti per i suoi rapporti con Cosa nostra è stato riconosciuto responsabile, fino al 1980, del reato di associazione a delinquere (l'associazione mafiosa, con l'articolo 416 bis, è stata introdotta solo dopo i fatti contestati). Ma per le accuse successive alla primavera del 1980 la Corte d'appello lo ha assolto per insufficienza di prove. E quindi per un'informazione falsa e tendenziosa Giulio Andreotti è totalmente innocente. Rispondendo a una domanda dal pubblico Salvatore spiega un concetto fondamentale: “Noi in Sicilia sappiamo bene cos'è la mafia perchè abbiamo visto il sangue... qui no, perchè qui c'è la mafia pulita, la mafia che ricicla capitali. Ci si illude se si crede che qui non ci sia la mafia. Vi assicuro che qui c'è molta più mafia di quanto ci si possa immaginare ed è più pericolosa perchè non si vede e quindi non si hanno gli anticorpi per difendersi! Oggi la mafia è dappertutto ed è molto più forte al nord, o al centro, che al sud!”. Bongiovanni interviene subito dopo ricordando che “il fatturato annuo delle mafie è di 135 miliardi di € (escluso il traffico di droga), 4 o 5 volte il fatturato della Fiat!”. “La mafia ha nelle mani l'economia italiana – prosegue il direttore di ANTIMAFIADuemila – svelare determinati accordi che Cosa Nostra ha fatto con pezzi dello Stato significherebbe svelare anche come si è evoluta la nostra economia, svelare come l'Italia è riuscita ad entrare in Europa e perchè le sinistre che sono andate al potere promettendo di tutto e di più nella lotta alla mafia non l'abbiano fatto. A Giancarlo Caselli dal '96 non vengono più dati mezzi per continuare questa battaglia e questo non avviene da Berlusconi, ma bensì dal governo Prodi. Ma questo perchè? La sinistra aveva promesso di abbattere la mafia...”. “La mafia non è solo stragi – spiega Bongiovanni – la mafia è un grande movimento finanziario di centinaia di miliardi di euro capace di muovere l'economia. In questa crisi mondiale chi è che ha dato una mano a determinati istituti finanziari?! In Colombia, o forse anche a Palermo, o a Reggio Calabria, c'è chi ha aperto dei container dentro i quali c'erano 50 miliardi di euro in contanti. <<Loro>> li hanno questi soldi... li hanno prelevati e li hanno fatti circolare. E questa loro capacità è stata sottovalutata. Secondo fonti giudiziarie è ipotizzabile che Totò Riina possegga 2000/3000 miliardi di vecchie lire e questo solo lui! Questo è il potere! Con questo sistema la mafia è riuscita a discutere con i capi di governo, con i ministri”. “Molti si scandalizzano al sentir parlare di trattativa tra mafia e Stato – chiarisce senza mezzi terminiil direttore di ANTIMAFIADuemila – negando la possibilità che Riina abbia potuto trattare con Mancino... ma uno che possiede 2000/3000 miliardi ha o no titolo per parlare con un capo di Stato? Il boss mafioso dice: <<Io ti muovo l'economia o te la distruggo, vuoi parlare con me?>> e il suo interlocutore ci deve parlare per forza. Ecco perchè è difficile per uno Stato ammettere determinati delitti dove forse grandi personaggi di Stato hanno fatto degli accordi con questi assassini”. “Secondo voi Paolo Borsellino, una volta venuto a conoscenza della trattativa tra il capo della mafia, Totò Riina e lo Stato, è stato d'accordo? No! Si sarà messo di traverso dichiarando il proprio dissenso chiunque fosse l'interlocutore dello Stato. E di conseguenza i due soggetti che si erano accordati vedono in Borsellino un ostacolo che va rimosso”. La gente ascolta attentamente, Salvatore Borsellino rammenta con amarezza come d'improvviso si siano materializzati tanti personaggi che a distanza di 17 anni hanno cominciato a ricordare dettagli inediti del periodo prima e dopo la strage di via d'Amelio: da Luciano Violante a Claudio Martelli, fino a Liliana Ferraro. “Due anni fa – spiega senza quasi più voce – anche a me davano del pazzo perchè parlavo di trattativa, ora invece ne parlano tutti... A me interessava proprio questo: che se ne parlasse, perchè la trattativa c'è stata da Portella della Ginestra in poi! La trattativa non è finita, continua ad andare avanti...”. Salvatore ricorda quell'attimo di silenzio del boss mafioso Filippo Graviano durante il processo Dell'Utri alla domanda se avesse conosciuto Marcello dell'Utri. La risposta di Graviano era stata <<No>>. “Ma chi ha ascoltato quel silenzio deve avere tremato – spiega Salvatore – è un silenzio che pesa... pesa tanto e fa parte di quella trattativa che ancora va avanti di cui qualcuno oggi sta pagando le cambiali una dopo l'altra... E alcuni provvedimenti legislativi messi in atto non sono altro che cambiali che qualcuno sta pagando... nel nome di quella trattativa che ha avuto come prezzo la morte di Paolo Borsellino!”. Le persone si alzano in piedi, un applauso scrosciante riempie l'aria, è solo un piccolo tributo a quest'uomo che con la sua sete di giustizia è riuscito a dare una svolta agli eventi. Lo sprone al cambiamento, all'indignazione e all'azione resta l'unica via per unirci alla sua richiesta di giustizia e di verità.

Salvatore alza in alto la sua agenda rossa nella pagina dove è ritratto suo fratello Paolo. In una frazione di secondo è come se due esseri si unissero in uno solo.

NOSTRO COMMENTO: Fate girare questo video. Al seguente indirizzo troverai tutti i tredici video relativi alla presentazione del libro (http://www.youtube.com/user/AntimafiaDuemila#g/u)

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