Processo Dell'Utri: frequentare i mafiosi non è reato
Fonte:IDVstaff
Riporto il servizio girato dell'ultima udienza del processo d'Appello a Marcello Dell'Utri di venerdi 28 maggio.
Testo dell'intervento
Battute finali al processo d'appello contro il senatore PdL Marcello Dell'Utri. Si è svolta a Palermo, davanti ai Giudici della seconda sezione penale, la terza udienza riservata agli avvocati difensori dell'imputato Dell'Utri, che oggi non si è presentato in aula.
La parola è toccata anche oggi all'avvocato Sammarco che ha attaccato le tesi accusatorie della sentenza di primo grado soffermandosi in particolare su tre argomenti.
Gli incontri, o presunti tali, avvenuti tra Dell'Utri e Vittorio Mangano nel 1993 per cominciare.
Sulle agende del senatore, in seguito ad una perquisizione, furono notati due diversi appunti che facevano riferimento a Mangano.
Vittorio Mangano, avrebbe incontrato a Milano il senatore per parlargli di problemi personali. E Dell'Utri confermò la circostanza ai magistrati che lo interrogarono.
Oggi però, l'avvocato Alessandro Sammarco, ribalta il tavolo e accusa i pm del primo grado di avere "tratto in inganno" Dell'Utri. Gli appunti sull'agenda non proverebbero alcun incontro.
Ma nulla smentisce la circostanza che Vittorio Mangano fin dopo le stragi di Capaci e Via D'Amelio fosse ancora in grado di avvicinare Dell'Utri senza aspettarsi un rifiuto, tanto appare stretto e datato il loro rapporto.
E' scritto nella sentenza di primo grado che: "Nonostante la crescita del suo prestigio personale anche in campo politico, aveva continuato ad intrattenere rapporti di frequentazione con un mafioso conclamato ed importante come era Mangano nonostante tutto quello che era successo in passato".
Si ritorna poi a parlare dell'incontro Edilnord a cui avrebbero preso parte i capi della mafia degli anni '70, tra i quali il "Principe di Villagrazia" titolo con cui si soprannominava Stefano Bontate. Un incontro a seguito del quale si decise l'ingresso di Vittorio Mangano a casa Berlusconi, a Villa Macherio, per assicurarsi protezione in un'epoca dove erano frequenti i sequestri di persona.
La testimonianza del boss Di Carlo non basterebbe. E poi la difesa punta l'indice contro la ricostruzione temporale operata dal Tribunale e dal Procuratore Generale.
Il capitolo del "pizzo" pagato da Fininvest per le antenne da installare in Sicilia viene liquidato con la circostanza che - all'epoca dei fatti - Dell'Utri si fosse lavorativamente allontanato da Berlusconi entrando nel gruppo Rapisarda.
Mentre per quanto riguarda gli attentati alla Standa di Catania, un modo col quale i Santapaola volevano - secondo l'accusa - agganciare Dell'Utri e sfruttarne le entrature sul gruppo imprenditoriale di Berlusconi l'avvocato Sammarco parla di "Omeopatia Mafiosa".
Perché usare i mafiosi di Palermo per difendersi da quelli di Catania. La risposta, si potrebbe dire viene da sé.
Altro focus sulla vicenda che riguardava la presenza di Dell'Utri a Londra al matrimonio del mafioso Jimmy Fauci. Una circostanza accertata e confermata dall'imputato che - secondo la versione della difesa - si trovava nel Regno Unito e lì venne accompagnato da Gaetano Cinà. Alla cerimonia prese parte anche Francesco Di Carlo, mafioso oggi collaboratore di giustiza.
Solo che all'epoca Di Carlo era latitante. Ma Dell'Utri non fece una piega.
Annotano i giudici nella sentenza di primo grado: "La notoria pluriennale amicizia del Cinà con Marcello Dell'Utri ed i rapporti tra i de, tranquillizzavano Di Carlo sul fatto che la sua latitanza non sarebbe mai stata segnalata da Marcello Dell'Utri che sapeva vicino ad esponenti prestigiosi e potenti di Cosa Nostra".
Secondo la difesa, invece, non sarebbe provata né la completa partecipazione né la circostanza che Dell'Utri conoscesse tutti gli invitati. Lo stesso Fauci dichiarò di non avere né invitato né conosciuto Dell'Utri. Ma la testimonianza del Di Carlo incastra il senatore.
Per la difesa non rimane che ripiegare. "Frequentare mafiosi è forse reato?"
Battute finali al processo d'appello contro il senatore PdL Marcello Dell'Utri. Si è svolta a Palermo, davanti ai Giudici della seconda sezione penale, la terza udienza riservata agli avvocati difensori dell'imputato Dell'Utri, che oggi non si è presentato in aula.
La parola è toccata anche oggi all'avvocato Sammarco che ha attaccato le tesi accusatorie della sentenza di primo grado soffermandosi in particolare su tre argomenti.
Gli incontri, o presunti tali, avvenuti tra Dell'Utri e Vittorio Mangano nel 1993 per cominciare.
Sulle agende del senatore, in seguito ad una perquisizione, furono notati due diversi appunti che facevano riferimento a Mangano.
Vittorio Mangano, avrebbe incontrato a Milano il senatore per parlargli di problemi personali. E Dell'Utri confermò la circostanza ai magistrati che lo interrogarono.
Oggi però, l'avvocato Alessandro Sammarco, ribalta il tavolo e accusa i pm del primo grado di avere "tratto in inganno" Dell'Utri. Gli appunti sull'agenda non proverebbero alcun incontro.
Ma nulla smentisce la circostanza che Vittorio Mangano fin dopo le stragi di Capaci e Via D'Amelio fosse ancora in grado di avvicinare Dell'Utri senza aspettarsi un rifiuto, tanto appare stretto e datato il loro rapporto.
E' scritto nella sentenza di primo grado che: "Nonostante la crescita del suo prestigio personale anche in campo politico, aveva continuato ad intrattenere rapporti di frequentazione con un mafioso conclamato ed importante come era Mangano nonostante tutto quello che era successo in passato".
Si ritorna poi a parlare dell'incontro Edilnord a cui avrebbero preso parte i capi della mafia degli anni '70, tra i quali il "Principe di Villagrazia" titolo con cui si soprannominava Stefano Bontate. Un incontro a seguito del quale si decise l'ingresso di Vittorio Mangano a casa Berlusconi, a Villa Macherio, per assicurarsi protezione in un'epoca dove erano frequenti i sequestri di persona.
La testimonianza del boss Di Carlo non basterebbe. E poi la difesa punta l'indice contro la ricostruzione temporale operata dal Tribunale e dal Procuratore Generale.
Il capitolo del "pizzo" pagato da Fininvest per le antenne da installare in Sicilia viene liquidato con la circostanza che - all'epoca dei fatti - Dell'Utri si fosse lavorativamente allontanato da Berlusconi entrando nel gruppo Rapisarda.
Mentre per quanto riguarda gli attentati alla Standa di Catania, un modo col quale i Santapaola volevano - secondo l'accusa - agganciare Dell'Utri e sfruttarne le entrature sul gruppo imprenditoriale di Berlusconi l'avvocato Sammarco parla di "Omeopatia Mafiosa".
Perché usare i mafiosi di Palermo per difendersi da quelli di Catania. La risposta, si potrebbe dire viene da sé.
Altro focus sulla vicenda che riguardava la presenza di Dell'Utri a Londra al matrimonio del mafioso Jimmy Fauci. Una circostanza accertata e confermata dall'imputato che - secondo la versione della difesa - si trovava nel Regno Unito e lì venne accompagnato da Gaetano Cinà. Alla cerimonia prese parte anche Francesco Di Carlo, mafioso oggi collaboratore di giustiza.
Solo che all'epoca Di Carlo era latitante. Ma Dell'Utri non fece una piega.
Annotano i giudici nella sentenza di primo grado: "La notoria pluriennale amicizia del Cinà con Marcello Dell'Utri ed i rapporti tra i de, tranquillizzavano Di Carlo sul fatto che la sua latitanza non sarebbe mai stata segnalata da Marcello Dell'Utri che sapeva vicino ad esponenti prestigiosi e potenti di Cosa Nostra".
Secondo la difesa, invece, non sarebbe provata né la completa partecipazione né la circostanza che Dell'Utri conoscesse tutti gli invitati. Lo stesso Fauci dichiarò di non avere né invitato né conosciuto Dell'Utri. Ma la testimonianza del Di Carlo incastra il senatore.
Per la difesa non rimane che ripiegare. "Frequentare mafiosi è forse reato?"
NOSTRO COMMENTO: Attendiamo la sentenza.
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