Riceviamo e pubblichiamo da Antimafia2000.com 18 gennaio 2011
Stragi '93: ''Berlusconi dietro gli attentati, me lo disse Giuliano''
Al processo Tagliavia il pentito Ciaramitaro accusa il premier mentre Di Filippo conferma il “ricatto della mafia allo Stato”
Per il video Link a Youtube: Italiopoli
“Francesco Giuliano diceva che ci stavano dei politici in mezzo'' e ''in un'occasione mi fece il nome di Berlusconi'', tra coloro che ''avevano dato suggerimento'' di fare le stragi del '93 ''per far levare il 41 bis, per far abolire la legge sui pentiti, per scendere a patti con lo Stato''.
Sono queste le parole pronunciate questa mattina dal pentito Giovanni Ciaramitaro, sentito al processo in corso nell'aula bunker di Firenze, a carico del boss Francesco Tagliavia per le stragi di mafia del '93 a Roma, Firenze e Milano. ''Giuliano - ha riferito Ciaramitaro - mi disse, nel '93, che ci stava questo politico, che ancora non era un politico, che quando diventerà presidente del Consiglio abolirà man mano il 41 bis, la legge sui pentiti. Siamo stati quasi quattro mesi latitanti assieme e poi un giorno mi ha detto che il politico era Berlusconi''.
A un avvocato di parte civile che gli ha chiesto se ''c'erano dei politici che indicavano quali erano gli obiettivi da colpire con le bombe'', Ciaramitaro ha risposto: ''Sì'' precisando che il suggerimento era di metterle ''alle opere d'arte''. Poi il collaboratore di giustizia rispondendo agli avvocati ha ribadito: ''Si fece poi il nome di un politico: Berlusconi''.
Il pentito Di Filippo: Berlusconi doveva far levare il 41 bis, lo votavamo
A fare il nome del premier è stato poi anche un altro collaboratore di giustizia, Pasquale Di Filippo in passato presente in diversi gruppi di fuoco mafiosi. Questi davanti ai giudici ha detto: “Da quando avevo 20 anni mi hanno sempre detto cosa dovevo votare politicamente, io e tutti gli altri. Nel ’94, quando ci sono state le elezioni in Sicilia, abbiamo votato tutti per Berlusconi, perché Berlusconi ci doveva aiutare, doveva far levare il 41 bis”.
Però ''la cosa in quel periodo non è successa e io mi sono lamentato con Bagarella personalmente, dicendogli che nelle carceri in cui sono rinchiusi i mafiosi ci stanno ammazzando a tutti, perché ancora non ha fatto niente? Lui mi ha risposto in siciliano: in questo momento lascialo stare perché non può fare niente. Mi ha fatto capire che c'erano altri politici che gli giravano attorno, nel senso di vedere quello che lui faceva e quindi lui non si poteva esporre più di tanto. Comunque appena c'è la possibilità lui ci aiuterà. Questo è stato il dialogo che io ho avuto con Bagarella'', ha sottolineato Di Filippo, dicendo che Bagarella ''era dopo l'arresto di Riina il numero uno di Cosa Nostra''.
Sulle stragi del '93 ha poi aggiunto che queste erano “un ricatto della mafia allo Stato'' e in questa strategia ''sicuramente c'era un intermediario. Nessuno me ne ha mai parlato, ma ci arrivo a logica'' - ha detto ancora Di Filippo - “Il messaggio era o fate così come diciamo noi o mettiamo altre bombe. Furono scelte chiese e monumenti per colpire il turismo, così mi dissero Salvatore Grigoli e Vittorio Tutino''.
Secondo Di Filippo, i componenti del gruppo di fuoco erano anche preoccupati di essere rintracciati dagli investigatori per colpa della scarsa organizzazione degli spostamenti che c'era stata in occasione degli attentati.
Quindi il pentito ha ricordato anche alcuni fatti come l'attentato a Maurizio Costanzo. ''Mi dissero che fu per vendetta, per una trasmissione che aveva fatto''. Inoltre il pentito ha anche detto che negli anni Novanta Salvatore Grigoli e Nino Mangano gli chiesero di individuare l'abitazione di Claudio Martelli. “Mi dissero che lo volevano uccidere perchè aveva fatto qualcosa contro la mafia”.
Un processo, quello a Tagliavia, che potrebbe aprire nuovi scenari. “Confidiamo che il processo a Tagliavia Francesco possa essere la premessa a un processo ai mandanti esterni a Cosa Nostra per il massacro di via dei Georgofil”. Ha scritto Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili, commentando l'udienza di oggi. Un'udienza ritenuta “positiva” nell'attesa di ascoltare il prossimo 3 febbraio il pentito Gaspare Spatuzza. “Ascolteremo il collaborante Gaspare Spatuzza - ha concluso la nota della Chelli - auspicando che nel contempo gli sia riconosciuto lo status di collaboratore di giustizia a tutti gli effetti”.
NOSTRO COMMENTO: Mah! Sarà vero? Alla Magistratura il compito di accertare la verità!