I numeri del signor Franco conducono in America
Fonte:Antimafia2000.it
di Silvia Cordella - 19 maggio 2010
Palermo. Sono tre i numeri di telefono contenuti in un vecchio Samsung su cui si stanno concentrando le attenzioni dei magistrati della Procura di Palermo.
Tre numeri estratti dalla rubrica del vecchio portatile Bang&Olufsen di Massimo Ciancimino che proverebbero l’esistenza del famigerato uomo dei Servizi, registrato in rubrica con la dicitura “Franco Papà”. Con questo nominativo il figlio dell’ex sindaco di Palermo, quando aveva bisogno di aiuto, contattava l’eminenza grigia che fin dagli anni ’70 aveva affiancato suo padre durante gli anni ruggenti della sua ascesa politica democristiana. I tre numeri corrispondono a un numero di cellulare, ora disattivato, e due utenze fisse utilizzate per contattare la stessa persona. Una corrisponderebbe a centralini di uffici romani, l’altra a una sede dell’ambasciata degli Stati Uniti. I magistrati oltre a sequestrare il telefonino, ieri, durante l’interrogatorio di Massimo Ciancimino, hanno anche preso in consegna una scheda sim ancora immacolata che sarebbe stata consegnata nel 2005 a Ciancimino jr dal famoso “Capitano”. Il collaboratore del Signor Franco che era andato a trovarlo nell’abitazione di Palermo durante la sua carcerazione domiciliare, in seguito all’ordinanza relativa all’inchiesta sul gas legata al tesoro occulto del padre. All’epoca il figlio di don Vito si era mostrato reticente con i magistrati. Ci sarebbero state troppe cose da chiarire: il comitato d’affari collegato alla società, il suo rapporto con i vertici del Ros a Palermo e il ruolo, suo e del padre, nella trattativa e nell’arresto di Riina. E quelli erano tutti capitoli di un libro che il Signor Franco proprio non voleva che si conoscessero. La scelta dell’imputato fu quindi quella iniziale di accettare il processo negando ogni addebito. Per questo il luogotenente di Franco aveva messo a disposizione di Massimo una scheda con prefisso straniero protetta da interferenze indiscrete, quindi non intercettabile, per parlare liberamente. Scheda che ora è sul tavolo dei magistrati palermitani che sono anche in attesa di ricevere da lui un vecchio rotocalco che alcuni anni fa pubblicò la fotografia a una festa del Signor Franco insieme a un politico noto. “Quando vidi quella foto – ha raccontato Ciancimino agli inquirenti – era ancora vivo mio padre e insieme commentavamo come Franco, sempre molto riservato, s’era fatto immortalare”. La foto sarebbe custodita all’estero e sarà consegnata ai magistrati la prossima settimana. Nel frattempo il testimone di casa Ciancimino sarà sentito dai pm di Caltanissetta in merito all’inchiesta sulla strage di via d’Amelio. All’ordine del giorno la sua conoscenza con Gaetano Scotto, il mafioso condannato all’ergastolo per la strage di via d’Amelio ritenuto, da alcuni pentiti, l’anello di collegamento con ambienti dei servizi e dell’Arma. “L’ho visto l’altro giorno”, ha rivelato ieri a Palermo, “guardando una foto pubblicata su un giornale online mi sono accorto di conoscerlo. Lo chiamavamo Ricciolo ed aveva relazioni con Provenzano, che lo utilizzava per scambiare la corrispondenza con mio padre e altre necessità”. Il nome di Scotto, in effetti, è riemerso in questi giorni nell’ambito dell’indagine sul fallito attentato al giudice Falcone all’Addaura, nel 1989. Il collaboratore di giustizia Vito Lo Forte, oltre a rivelare il ruolo dei due agenti Piazza ed Agostino nella sventata esplosione, ha accusato lo stesso Scotto di aver ucciso l’agente Agostino assieme al capo di Resuttana, Salvatore Madonia. Sul doppio ruolo svolto da Gaetano Scotto all’interno dei Servizi potrebbe quindi essere Massimo Ciancimino a chiudere il cerchio, rivelando che questi "era l’uomo che vidi in compagnia del ‘Capitano’ ”, il braccio destro del signor Franco.
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