Arrestati i ''postini'' del boss Raccuglia
Fonte: Antimafia2000.it
Palermo. Sono sei le persone arrestate questa mattina, con l'accusa di associazione mafiosa, dagli agenti della Mobile e dello Sco. VIDEO ALL'INTERNO!
Su di loro si erano concentrate le ricerche dal 15 novembre scorso, data dell'arresto del boss di Altofonte, Mimmo Raccuglia, numero due di Cosa Nostra.
Un settimo provvedimento è stato notificato in carcere all'uomo che aveva ospitato Raccuglia nella propria casa. Per mesi, tra mille cautele, nomi in codice, falsi appuntamenti e ingegnosi tentativi di depistare gli inquirenti, hanno gestito la fitta corrispondenza dell'allora latitante, erede dell'ala stragista dei corleonesi, che si era spostato da Partinico per nascondersi a Calatafimi in provincia di Trapani. Una fitta rete di “pizzini” proveniente da Palermo, da Altofonte, da Partinico, aveva consentito al boss di mantenere il proprio potere, tenendo i rapporti con gli uomini della cosca anche lontano da casa. L'operazione, coordinata dai pm Francesco Del Bene e Roberta Buzzolani, nonché dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia, ricostruisce la rete delle comunicazioni di Raccuglia e svela anche i retroscena della cattura del capomafia resa possibile proprio seguendo i movimenti dei suoi uomini. La loro individuazione è frutto di un'intuizione della polizia e di un paziente lavoro investigativo fatto di intercettazioni, pedinamenti e appostamenti. Gli inquirenti hanno concentrato l'attenzione su un personaggio chiave: Mario Tafuri, 46 anni, titolare della "Tafuri Costruzioni", gestore dell'impianto di calcestruzzi "Co. edil. cem" di Altofonte e figlio di un capomafia storico della zona. Anche grazie alle indicazioni di alcuni pentiti gli investigatori hanno ritenuto che potesse avere contatti con Raccuglia. Seguendolo, intercettandolo e tenendolo costantemente sotto controllo gli agenti ne hanno individuato il ruolo e sono risaliti ai complici che lo aiutavano nella delicata attività di smistamento dei bigliettini indirizzati e provenienti dal “veterinario” (soprannome del boss ndr). Da Tafuri, con un complicato e cauto sistema organizzativo, i biglietti passavano a Giuseppe Campanella, dipendente del comune di Salaparuta, anche lui tra gli arrestati. I sacchi con la corrispondenza, che giungevano dopo un lunghissimo giro al capomafia, facevano su e giù lungo la strada Palermo-Sciacca e addirittura venivano lanciati da un cavalcavia. Un fatto quest'ultimo che si è appreso leggendo uno dei pizzini trovati nel covo di Raccuglia. “Questa indagine più di ogni altra dimostra l'importanza delle intercettazioni e anche delle riprese video – ha detto il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia - Ci auguriamo che il parlamento introduca emendamenti alla legislazione che pone restrizioni all'uso delle telecamere nelle attività investigative”. “Ci auguriamo anche - ha concluso Ingroia - che la legge che disciplina i rapporti tra il pubblico ministero e la polizia giudiziaria non intacchi gli equilibri attuali che hanno consentito di ottenere risultati importantissimi nella lotta alla mafia”.
VIDEO Palermo, arrestati i fiancheggiatori di Raccuglia
La squadra mobile del capoluogo siciliano ha arrestato 7 persone che secondo gli inquirenti, negli ultimi anni, avrebbero favorito la latitanza del boss Domenico Raccuglia catturato lo scorso novembre, trovando rifugi e veicolando i “pizzini”