Da Antimafia2000.com si riporta,
Confiscati 200 milioni di euro al costruttore Civello, ex socio di Zummo
Ingroia: “entrambi già noti per le indagini di Giovanni Falcone”.
di Silvia Cordella - 14 ottobre 2010
È di 200 milioni di euro il valore del sequestro che la Dda di Palermo stamattina ha disposto nei confronti
Tra i beni sequestrati ci sono 13 veicoli, 145 terreni, appartamenti, ville e varie disponibilità bancarie e finanziarie.
Sia Zummo che Civello in passato erano già stati rinviati a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo l’accusa avevano favorito il riciclaggio dei capitali occulti dell’ex sindaco di Palermo il quale, negli anni Ottanta, aveva cercato di sottrarli alla confisca. Nel 2006, in primo grado, Zummo era stato condannato a cinque anni mentre Civello era stato assolto. Tre anni dopo, nel giudizio di secondo grado, la prima sezione della Corte d’Appello, aveva dichiarato il non doversi procedere nei confronti di entrambi gli imputati per i fatti contestati fino al 1984, poiché già oggetto di altri giudizi, e li ha assolti perché i fatti non sussistono dalle altre accuse.
Del ruolo di Zummo è tornato di recente a parlare anche il figlio dell’ex sindaco democristiano Massimo Ciancimino il quale, ha confermato ai magistrati che l’investimento immobiliare di suo padre in Canada negli anni Settanta era stato portato avanti proprio dall’imprenditore palermitano e da suo fratello Giovanni. Quest’ultimo, primogenito di casa Ciancimino, a soli vent’anni aveva preso un volo intercontinentale per incontrare Micheal Pozza, un canadese oriundo siciliano, molto legato al boss Giuseppe Bono, che agiva da consulente finanziario nell’ambiente mafioso di Montreal, assassinato poi in Quebec nel 1982. La prova di quell’affare era stato trovato poi dagli inquirenti proprio nelle tasche dei pantaloni del mal capitato. Un tabulato di un’operazione bancaria dalla quale risultava che i figli di Ciancimino (Giovanni e Sergio) nel ’76 avevano esportato due milioni e trecentomila dollari canadesi.
Un’indagine che era partita negli anni del pool di Palermo quando a dirigere l’ufficio istruzione vi era il giudice Caponnetto, e che arriva ai giorni nostri attraverso vari rivoli finanziari che don Vito potrebbe aver affidato ai suoi prestanome. Da qui il motivo del sequestro che, secondo il procuratore aggiunto della Procura di Palermo, Antonio Ingroia, intervenuto alla conferenza stampa al Tribunale di Palermo, “conferma la grande attività di indagine volta ad aggredire le punte emergenti del riciclaggio di provenienza illecita"."Francesco Civello e Francesco Zummo - ha continuato Ingroia - sono due personaggi già noti alle attività di indagini. Già negli anni '80 furono oggetto d'attenzione da parte di Giovanni Falcone”. Secondo l’Aggiunto: “Mai fino ad oggi un provvedimento di sequestro aveva riguardato però il patrimonio di Francesco Civello". E questo, ha concluso il magistrato, “testimonia ancora una volta lo sforzo massimo della polizia giudiziaria e della Dia, ma risultati migliori potrebbero essere indubbiamente raggiunti se si potenziassero gli strumenti dell'attività giudiziaria e investigativa".