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Il San Raffaele di Milano

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LA SANITA' DELL'OPUS DEI E IL SAN RAFFAELE

di Emanuela Provera - 6 Agosto 2011

L'Opera ha smentito il coinvolgimento nella nuova gestione della Fondazione di Don Verzé. Ma chi conosce l'Istituzione da dentro, sa che non lascia alla libera iniziativa dei singoli la crescita di immagine, potere e ricchezza. Ne è un esempio il Campus Bio Medico di Roma

 

 

Le recentissime vicende dell'istituto sanitario San Raffaele di Milano, che con un miliardo di debiti sta rischiando il fallimento e il cui vice presidente, Mario Cal, si è persino suicidato, oltre a gettare un'ombra sinistra sugli interessi estranei al core business (partecipazioni in Nuova Zelanda, Brasile, Liechtenstein, Polonia, Israele) hanno generato ipotesi di contesa tra poteri "vaticani" per la creazione di un polo sanitario europeo. Il progetto di ripianare il bilancio della Fondazione del Monte Tabor, da effettuarsi attraverso un aumento di capitale, impegna il nuovo consiglio di amministrazione, targato "Tarcisio Bertone" e costituito da suoi uomini di fiducia: Giuseppe Profiti, Giovanni Maria Flick, Vittorio Malacalza e il presidente della banca vaticana Ettore Gotti Tedeschi, noto per la sua assidua frequentazione negli ambienti dell' Opus Dei.
 
Le speculazioni della stampa su ipotetiche tensioni tra Comunione e Liberazione e Opus Dei sono state immediatamente smentite da Bruno Mastroianni, direttore dell'ufficio informazioni della prelatura, con la seguente argomentazione:
 
"Non esiste mai un gruppo Opus Dei che fa qualcosa, non esistono indicazioni o ordini di scuderia. Al contrario l'Opera è fatta di persone con nome e cognome che agiscono in prima persona secondo la loro professionalità, le loro idee, inclinazioni ecc" .
 
Con queste parole, come già accaduto in passato, l'Opus Dei dichiara la propria estraneità agli affari, suscitando sorpresa in chi l'Opera la conosce dal di dentro. Infatti la vita all'interno dell'Istituzione segue una prassi contraria a quanto comunicato nelle dichiarazioni ufficiali. La prelatura è governata da un Consiglio generale, che funge da consiglio di amministrazione cui fanno capo le infinite iniziative che - ufficialmente - sono ricondotte alla responsabilità dei singoli individui. Le attività "apostoliche", cui la prelatura presta "solo" l'assistenza spirituale, sono in realtà ideate, promosse e molte volte finanziate - attraverso operazioni ancora poco conosciute - dai vertici di governo dell'Opus Dei. Per fare un esempio, in tema di sanità, cito il Campus Bio Medico di Roma, presieduto dal Professor Paolo Arullani. Nel sito Unicampus.it si legge che nel 1988 "Mons. Àlvaro Del Portillo, allora Prelato dell'Opus Dei, suggerisce ad alcuni professionisti e docenti, membri della Prelatura, la promozione di un'iniziativa universitaria a Roma, che offra soluzioni alla realtà del dolore e della malattia, attingendo allo spirito cristiano di servizio. Prende il via un primo gruppo di lavoro". Il Consiglio generale dell'Opus Dei aveva cioè pianificato la creazione di un centro di ricerca universitaria e di assistenza sanitaria che avrebbe affidato alla gestione di persone appartenenti all'Istituzione; infatti nel consiglio di amministrazione del Campus compaiono membri dell'Opera, numerari e soprannumerari: Calogero Crocchiolo, Giuseppe Garofano, Vincenzo Lorenzelli, Gianluca Oricchio, Marta Risari, Giorgia Zecchel, queste ultime rispettivamente membri della Delegazione di Roma e dell'Assessorato regionale, organi di governo della prelatura.
 
È la prelatura che stabilisce le modalità di sviluppo delle iniziative. I direttori dell'Opus Dei ricevono adeguata formazione per creare patronati che, attraverso attività di fund raising, reperiscono i finanziamenti necessari. Gli stessi "documenti interni" (regolamenti ad uso esclusivo dei direttori) precisano che gli aiuti finanziari servono "a coprire il deficit che si crea nei primi anni di attività", oppure suggeriscono l'inquadramento giuridico più idoneo - patronato, associazione, fondazione - a promuovere le diverse iniziative (università, scuole, ospedali eccetera).  
 
Credete pure all'Opus Dei che, con la nota di Mastroianni, tenta di fugare ogni dubbio circa l'esistenza di rapporti competitivi con Comunione e Liberazione sul San Raffaele, ma state certi che i vertici dell'Istituzione non lasciano "alla libera iniziativa" dei singoli individui la crescita di immagine, potere e ricchezza.
 
Per tornare all'università Campus Bio Medico, non è un caso che il presidente, professor Paolo Arullani, sia stato nominato il 25 gennaio 2011, dal Ministro della Salute, membro della nuova Commissione Nazionale della Ricerca Sanitaria. Se non ci sono lotte con Comunione e Liberazione non si può nemmeno escludere un progetto di insediamento dell'Opus Dei nella Fondazione del Monte Tabor; soluzione ben vista dalle gerarchie vaticane che non disprezzano le abilità amministrative e gestionali della prelatura.
 
Ma è opportuna una precisazione finale che mette in luce la sovrapposizione tra potere spirituale e potere temporale: il Consiglio generale dell'Opus Dei, che presiede l'Istituzione a livello mondiale, interagisce, a livello locale, con la Commissione regionale (competente per tutto il territorio italiano) che ha sede a Milano ed è composta dai sacerdoti don Matteo Fabbri, Vicario Regionale, don Armando Catapano, don Andrea Mardegan, don Carlo De Marchi e dai laici (tutti membri numerari) Francesco Grassi, Dino Collevati, Giacomo Franchi, Cristian Ciardelli, Bruno Amadio, Giorgio Zennaro, Felice Barela. Quest'ultimo, direttore del Policlinico Campus Bio Medico fino a poco tempo fa, risulta essere ancora presidente dell'associazione Campus Bio-Medico che ha come consiglieri il professor Paolo Arullani e il dottor Calogero Crocchiolo. Gli organi di governo spirituale e pastorale (Consiglio e Commissione) distribuiscono i propri uomini nelle istituzioni civili. Tutto in famiglia è ben organizzato.

NOSTRO COMMENTO: Noi, ovviamente, crediamo a quanto esposto da Emanuela Provera che ha avuto la sfortuna di far parte, un tempo, dell’Opus Dei. Per fortuna è uscita in tempo! Che intervenga direttamente Benedetto XVI, tramite la Banca Vaticana (IOR)  a pagare il debito di un miliardo di Euro. Anche per questo servono i soldi della Banca Vaticana. Non per altro…….Ma non ci sperate! Ciao Emanuela. Fatti sentire ogni tanto. Un caro saluto da Fernando

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