Referendum contro la Casta
Fonte:IDV
Come annunciato nei giorni scorsi e, ancora giovedì, alla Camera dei deputati nel suo intervento contro il dl semplificazioni, il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro si è recato presso la Corte di Cassazione, insieme con una delegazione del partito, per depositare il quesito per il referendum che chiede di abolire i rimborsi elettorali ai partiti. In sostanza, quel finanziamento pubblico mascherato, con cui le forze politiche hanno aggirato l’esito del referendum del 1993, ingannando in questo modo i cittadini italiani che a grande maggioranza si erano espressi contro.
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"Siamo qui in Cassazione per depositare un quesito referendario, perché vogliamo che ancora una volta i cittadini possano esprimere la loro posizione in ordine al finanziamento pubblico ai partiti - ha dichiarato Di Pietro -. Già qualche decennio fa l'avevano eliminato con un referendum. Attraverso questa legge sui rimborsi elettorali, è stato fatto rientrare dalla finestra ciò che era uscito dalla porta. Noi dell'Italia dei Valori - ha continuato il leader IdV - vogliamo che i cittadini si esprimano ancora. per cambiare questa legge porcata".
Non solo legge elettorale. “Insieme a questo – ha continuato Di Pietro - oggi depositiamo in Parlamento, in nome del Comitato referendario, il disegno di legge di quel milione e 200mila cittadini che attraverso la proposta referendaria, l'anno scorso, avevano dato la loro indicazione su come doveva essere fatta la legge elettorale, che è l'esatto contrario di quello che la ‘Triplice dell'Apocalisse’ (Alfano-Bersani-Casini) vuole oggi proporre al Paese, laddove vorrebbero che i cittadini votassero, ma senza sapere il programma, la coalizione o la squadra di governo. Insomma, pretendono che i cittadini diano un voto che poi verrà venduto al migliore offerente”.
“Su questi due temi, legge elettorale e finanziamento pubblico ai partiti - ha sottolineato Di Pietro -, noi dell'IdV intendiamo passare dalle parole ai fatti, perché la realtà è molto diversa dal quello che l'informazione di regime, del governo Monti e della sua maggioranza anomala, vuol far credere. Mentre fanno credere che tutto va bene madama la marchesa, nel Paese reale ogni giorno migliaia di fabbriche chiudono e migliaia di lavoratori perdono il lavoro; non c'è futuro per i giovani, e addirittura imprenditori e operai si suicidano. Questa – ha concluso Di Pietro - è una responsabilità gravissima della politica che continua a lodarsi e imbrodarsi invece di preoccuparsi di risolvere i problemi del Paese”.
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L’occasione è utile per fare qualche breve riflessione sui cd “rimborsi elettorali” . Si sente dire da più parti che i rimborsi elettorali vadano disciplinati in modo più scrupoloso con una legge da hoc. Questa, a nostro avviso, è una grossa cavolata. I rimborsi elettorali vanno completamente “ELIMINATI” Il popolo si è già espresso con un Referendum abrogativo nel lontano 1993, al quale Referendum non è stato dato alcun seguito se non alzando l’ingegno dei soliti “furbetti di quartiere” che hanno introdotto i cd. “rimborsi elettorali” per eludere il Referendum. I rimborsi elettorali si sono rivelati una grossa fonte di guai nel mondo della politica e dell’imprenditoria sia in passato (vedi Tangentopoli 1992) che a tutt’oggi (vedi il caso Lusi e Lega) Non si riesce a capire in base a quale disposizione di legge ed a che titolo il popolo Italiano debba sostenere e pagare di tasca propria i Partiti politici . I Deputati ed i Senatori guadagnano bei soldini per farsi una campagna elettorale più che decente. Prendano esempio dal “Movimento a 5 stelle ” di Beppe Grillo che senza rimborsi elettorali è riuscito a far eleggere in molti comuni i propri iscritti. Su questa partita dei rimborsi elettorali possiamo anticipare in anteprima che ci sarà una lunga battaglia se dovesse tornare in Parlamento una legge che ne legittimi il rimborso.
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Quesito referendario 1
La proposta di legge di iniziativa popolare