04 luglio 2024
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“IMPERARE SIBI MAXIMUM IMPERIUM EST” (Seneca) Che ne dite?

BREVI CENNI SUL MIO CONTO

Parlare di se stessi è una cosa molto difficile perché dovremmo essere nello stesso tempo, arbitri e giudici di Noi stessi. Quasi mai lo siamo.
Pecchiamo spesso di poca obiettività. In ogni caso ci proverò.
Mi chiamo
Fernando. Faccio l’Avvocato. Mi diletto di fotografia e Video editing. Mi piace giocare a Tennis e pratico il ballo (liscio) a livello agonistico facendo gare Regionali e Nazionali. In questo settore vanto un curriculum di tutto rispetto:


1) Vice Campione Regionale anno 2005 Ballo da Sala “Classe: “B”;
2) Campione Regionale anno 2006 Liscio Unificato “Classe: “B1”
3) 1° classificato “Liscio Unificato” Gara naz. Bronzi “Classe: "B1” ;
4) Campione Regionale anno 2007 Liscio Unificato “Classe : “A”;
5) Campione Regionale anno 2007 Ballo Standard “Classe: “ B2”;

6) V. Campione Regionale anno 2011 Ballo Standard "Classe:  "B1";

7) Da settembre 2012 passaggio Ballo Standard Classe: "A"

Le gare di ballo ed i saggi di danza li troverete nella sezione Video di questo sito. Che altro dire! Quanto al mio carattere, ritengo di avere molti lati negativi. Ne elenco alcuni.

LATI NEGATIVI:

- Soffro di simpatie ed antipatie;
- Odio il gioco del calcio;
- Non sopporto la mala educazione a nessun livello;
- Non sopporto quelli che si vantano;
- Non sopporto chi grida quando parla perché è volgare;
- Non capisco chi veste male pur avendone i mezzi;
- Non stimo chi parla male del prossimo e chi parla molto;
Infine,il peggiore dei difetti: credo poco nel prossimo. Molto in me stesso.

LATI POSITIVI:

NESSUNO!!. Sono un soggetto a rischio!!

Gotta

Gotta: cosa mangiare (e cosa no)

Possiamo definire la gotta come una forma di artrite, ovvero una condizione di infiammazione cronica che colpisce le articolazioni. Ancora oggi, questa patologia affligge milioni di persone nel mondo.

Le persone affette da gotta sperimentano improvvisi attacchi di dolore, gonfiore e infiammazione delle articolazioni. Fortunatamente, ad oggi, la gotta può essere curata e mantenuta sotto controllo grazie agli opportuni farmaci, ad un’alimentazione favorevole e ad alcuni semplici cambiamenti nello stile di vita.

Concentriamoci per un attimo sull’alimentazione, per capire cosa mangiare per la gotta.

Gotta e uricemia alta: facciamo il punto

La gotta è una malattia reumatica che colpisce le articolazioni e i tessuti, con attacchi ricorrenti di artrite, gonfiore, arrossamento e una costante sensazione di calore da infiammazione.

Questa patologia, che interessa soprattutto la popolazione di età sopra i 65 anni, è causata dall’iperuricemia, ovvero dall’eccesso di acido urico nel sangue.

L’uricemia alta può essere dovuta a fattori di predisposizione genetica, a difetti nella funzionalità renale, all’assunzione prolungata di certi farmaci, come gli antipertensivi ma anche a scorrette abitudini alimentari.

Alcuni cibi, infatti, hanno un elevato contenuto in purine, le basi azotate che, quando insorge la gotta, l’organismo sintetizza in quantità eccessive, senza poi riuscire a smaltirli con la stessa velocità o efficienza, lasciando che l’acido urico, un diretto metabolita delle purine, si depositi nelle articolazioni e nei tessuti sotto forma di molecole cristallizzate, causando infiammazione.

Ecco perché le persone affette da tale patologia devono assolutamente intervenire per modificare anche il loro stile alimentare e capire cosa mangiare per prevenire ulteriori aggravamenti e complicazioni della condizione. La dieta per la gotta, infatti, può sicuramente essere un valido alleato per alleviare i sintomi e, perché no, stare davvero meglio.

Cosa non mangiare per la gotta

Per le persone soggette ad attacchi di gotta, sono da evitare tutti quei cibi con elevato contenuto in acidi nucleici e, in particolare, in purine. Inoltre, bisognerebbe evitare anche gli alimenti con elevato contenuto di fruttosio, poiché possono innescare un attacco di gotta.

Dunque, cosa non mangiare con la gotta?

  • Carni d’organo – Includono il fegato, i reni, le animelle e il cervello
  • Carni da selvaggina – Come ad esempio il piccione, il cinghiale e la carne di cervo
  • Pesce – Come le aringhe, le trote, lo sgombro, il tonno, le sardine e le acciughe
  • Frutti di mare – Granchio, gamberetti e calamari
  • Bevande zuccherate – Specialmente i succhi di frutta e le sode zuccherate
  • Zuccheri aggiunti – Come il miele, il nettare di agave e lo sciroppo di mais con fruttosio
  • Lieviti – Il lievito da cucina, il lievito di birra e altri prodotti a base di lievito

Inoltre, i carboidrati raffinati, come il pane bianco, le torte e i biscotti, andrebbero esclusi dalla dieta per la gotta. Nonostante non abbiano un contenuto elevato in purine o in fruttosio, infatti, questi cibi presentano un basso valore nutritivo e potrebbero far innalzare i livelli di acido urico.

Gotta: cosa mangiare

Cosa mangiare con la gotta? Niente paura. Vi sono molti alimenti a basso contenuto di purine che si possono consumare con assoluta serenità.

Gli alimenti vengono considerati a basso contenuto di purine quando i livelli di queste molecole non superano i 100 mg per 100 g di alimento.

Riportiamo alcuni fra i principali cibi a basso contenuto di purine, che sono considerati universalmente sicuri per le persone affette da gotta:

  • Frutta – Tutti i frutti sono, generalmente, sicuri per la gotta: le ciliegie possono addirittura aiutare a prevenirne attacchi, abbassando i livelli di acido urico e riducendo, quindi, l’infiammazione
  • Verdura – Tutte le verdure vanno bene, incluse le patate, i piselli, i funghi, le melanzane e le verdure a foglie verdi
  • Legumi – Ancora, tutti i legumi sono sicuri, incluse le lenticchie, i fagioli, i semi di soia e il tofu
  • Frutta secca – Senza discriminazione, la frutta secca e i vari semi sono sicuri per la gotta
  • Cereali – Questi includono l’avena, il riso integrale e l’orzo
  • Latticini – Tutti i prodotti caseari sono sicuri, ma i latticini con pochi grassi sembrano essere particolarmente benefici
  • Uova
  • Bevande – Caffè, tè e tè verde
  • Aromi e spezie – Tutti gli aromi e le spezie possono essere utilizzati in sicurezza
  • Oli vegetali – Inclusi gli oli di canola, di cocco, di oliva e di lino

Cosa mangiare (con estrema moderazione) se si soffre di uricemia alta

A parte le carni d’organo, la selvaggina e certe tipologie di pesce, la maggior parte delle carni può essere consumata, anche se in quantità limitata. È consigliabile, però, limitarsi a circa 115 – 170 g di questi cibi, da assumere una o due volte alla settimana.

Questi, infatti, contengono un modesto contenuto di purine, stimato in circa 100 – 120 mg per 100 g di alimento. Mangiarne in quantità superiore a quelle indicate può, quindi, innescare un attacco di gotta. In particolare, via libera, con moderazione, a:

  • Carne: ad esempio il pollo, il manzo, il maiale e l’agnello
  • Altri tipi di pesce: il salmone fresco o affumicato solitamente contiene un più basso livello di purine di qualsiasi altro pesce

Last Updated ( Sabato 30 Maggio 2020 17:07 )

 

Mafia1

Ndrangheta, “senza di noi è inutile che ti metti”. Da Reggio al Parlamento, così il gruppo segreto gestiva la politica

Le carte dell'inchiesta che ha portato alla richiesta d'arresto per il senatore Caridi e per altri quattro personaggi che, secondo l'accusa, costituivano l'interfaccia segreta dei clan con le istituzioni. Il loro ruolo nell'elezione di Scopelliti - perquisiti oggi il suo ufficio e l'abitazione - a sindaco di Reggio e le ambizioni nazionali ed europee. Grazie all'"enorme bacino di voti" gestito dalla criminalità. Pm: "Mutazione genetica" della mafia calabrese

di Lucio Musolino | 15 luglio 2016

 “Senza di noi è inutile che ti metti”. È racchiusa tutta in queste poche parole il rapporto tra ‘ndrangheta e politica. Un rapporto diverso da quello emerso fino a oggi dalle varie indagini. Con l’operazione “Mamma Santissima”, il sostituto procuratore della Dda Giuseppe Lombardo ha fatto luce sulla struttura segreta di vertice della ‘ndrangheta, quel direttorio che crea i politici, li cresce per farli diventare strumento per le sue finalità economiche e politiche. L’operazione “Mamma santissima”, che ha portato alla richiesta di arresto per il senatore Antonio Caridi (Gal) sul quale si pronuncerà la Giunta per le autorizzazioni, rischia di riscrivere la storia delle cosche calabresi.

L’inchiesta è la naturale prosecuzione dell’operazione “Meta” che nel 2010 ha portato all’arresto dell’ala militare e imprenditoriale della ‘ndrangheta. Incrociando quelle carte con i verbali di alcuni pentiti, lasciati per troppi anni negli archivi della Procura, e i brogliacci di numerose intercettazioni, il pm Lombardo e il maggiore Leandro Piccoli sono riusciti a dimostrare l’esistenza di una struttura direttiva occulta di cui neanche gli affiliati alla ‘ndrangheta erano a conoscenza se non i vertici delle varie famiglie.

I destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip Domenico Santoro, infatti, sono i cosiddetti “invisibili”: l’avvocato Paolo Romeo (già in carcere da alcune settimane perché arresto nell’operazione “Fata Morgana”), l’avvocato Giorgio De Stefano (già detenuto perché coinvolto nell’operazione “Sistema Reggio”), l’ex dipendente della Regione Francesco Chirico (cognato del boss Orazio De Stefano), l’ex sottosegretario regionale Alberto Sarra e il senatore Antonio Caridi. Rappresentavano, secondo l’accusa, la struttura occulta che si serve di soggetti “segreti” o “riservati” e che opera in sinergia con l’organo collegiale di vertice denominato “Provincia”.

“Una sorta di mutazione della ‘ndrangheta – il gip riprende nell’ordinanza le considerazione del pm Lombardo – che, certo, resta realtà criminale, ma, proprio per rafforzarsi, per crescere, per aumentare la sua potenza, si evolve, tentando di creare prima e di sfruttare poi circuiti relazionali sempre più estesi e, correlativamente, sempre più riservati”.

I due burattinai erano sempre loro: Paolo Romeo e Giorgio De Stefano che già nel 2012 il colonnello Valerio Giardina aveva definito le vere “menti della ‘ndrangheta” a Reggio Calabria. Stando alle risultanze investigative del Ros, infatti, a partire dal 2002 Paolo Romeo e Giorgio De Stefano hanno avuto un ruolo determinante per la elezione di Giuseppe Scopelliti e Pietro Fuda rispettivamente a sindaco di Reggio e presidente della Provincia.

I due avvocati erano riusciti a interferire nella formazione degli organi di governo locale seguendo un progetto di più ampio respiro che puntava alla creazione di politici che poi sarebbero serviti per infiltrare la Regione Calabria ma anche il Parlamento nazionale ed europeo. Tra i momenti chiave di questo connubio tra politica e ‘ndrangheta ci sono le comunali del 2002 con l’elezione di Giuseppe Scopelliti (ex An ed ex Ncd) a sindaco di Reggio che, dimettendosi dall’incarico di assessore regionale, consentì ad Alberto Sarra (primo dei non eletti alle regionali del 2000) di approdare a Palazzo Campanella. L’abitazione e l’ufficio di Scopelliti sono stati perquisiti oggi dal Ros e del Reparto operativo di Reggio, ma gli investigatori non hanno voluto chiarire se il politico, ex presidente della Regione, sia indagato o meno.

L’affermazione elettorale di Scopelliti, sull’altro candidato Demetrio Naccari Carlizzi, secondo gli inquirenti “va ricondotta, oltre che alla maggiore controllabilità del primo (da parte degli “invisibili”, ndr), agli specifici interessi della criminalità mafiosa anche nei settori dei lavori pubblici in generale, nella gestione dei fondi del Decreto Reggio e nella creazione delle società miste, progetto questo avviato a partire dal 2001”. Ma se Giorgio De Stefano e Paolo Romeo hanno svolto un ruolo di “direzione e coordinamento” della struttura segreta della ‘ndrangheta, il senatore Caridi e l’ex sottosegretario regionale Alberto Sarra non sono da meno.

Per i pm, infatti, sono stati “strumenti, – al pari di altri – che avrebbero permesso ai due (De Stefano e Romeo) di divenire il motore immobile del sistema criminale oggetto di contestazione per riuscire a dirigere le istituzioni locali anche di rilievo costituzionale”. In particolare Alberto Sarra si è avvalso, per sé ed in favore di altri candidati, del sostegno elettorale delle principali cosche di Reggio e della Provincia, argomentano gli inquirenti. Ha, inoltre, agevolato e rafforzato il sistema criminale mafioso gestendo un enorme bacino di voti della ‘ndrangheta da orientare al fine di perfezionare, in proiezione, il programma di Paolo Romeo e Giorgio De Stefano.

Anche il senatore Caridi, stando alla carte dell’inchiesta, è stato appoggiato dalle famiglie mafiose tra cui i Pelle di San Luca con i quali si è incontrato in occasione delle elezioni Regionali del 2010. «Questo lo dovete avvicinare – è un’intercettazione registrata a casa del boss Giuseppe Pelle, oggi latitante – perché questo è un … un assessorato importante per le banche e per tutto! … omissis … l’attività produttiva viene qua a Reggio. A coso … Caridi … Questo qua dovete avvicinare …».

Durante le varie campagne elettorali, Caridi si faceva accompagnare da Francesco Chirico (il cognato del boss Paolo De Stefano) ed era “perfettamente consapevole del fatto che rivolgersi a lui per conseguire aiuto elettorale voleva dire rivolgersi alla ‘ndrangheta di Archi“.

“Il legame di Caridi con la cosca De Stefano, – scrivono i magistrati – aveva fatto sì che il politico venisse appoggiato elettoralmente dalla citata articolazione territoriale della ‘ndrangheta sin dalla prima volta in cui si era candidato”.

Last Updated ( Venerdì 29 Maggio 2020 14:23 )

Ndrangheta

Ndrangheta, “senza di noi è inutile che ti metti”. Da Reggio al Parlamento, così il gruppo segreto gestiva la politica

Le carte dell'inchiesta che ha portato alla richiesta d'arresto per il senatore Caridi e per altri quattro personaggi che, secondo l'accusa, costituivano l'interfaccia segreta dei clan con le istituzioni. Il loro ruolo nell'elezione di Scopelliti - perquisiti oggi il suo ufficio e l'abitazione - a sindaco di Reggio e le ambizioni nazionali ed europee. Grazie all'"enorme bacino di voti" gestito dalla criminalità. Pm: "Mutazione genetica" della mafia calabrese

di Lucio Musolino | 15 luglio 2016

 “Senza di noi è inutile che ti metti”. È racchiusa tutta in queste poche parole il rapporto tra ‘ndrangheta e politica. Un rapporto diverso da quello emerso fino a oggi dalle varie indagini. Con l’operazione “Mamma Santissima”, il sostituto procuratore della Dda Giuseppe Lombardo ha fatto luce sulla struttura segreta di vertice della ‘ndrangheta, quel direttorio che crea i politici, li cresce per farli diventare strumento per le sue finalità economiche e politiche. L’operazione “Mamma santissima”, che ha portato alla richiesta di arresto per il senatore Antonio Caridi (Gal) sul quale si pronuncerà la Giunta per le autorizzazioni, rischia di riscrivere la storia delle cosche calabresi.

L’inchiesta è la naturale prosecuzione dell’operazione “Meta” che nel 2010 ha portato all’arresto dell’ala militare e imprenditoriale della ‘ndrangheta. Incrociando quelle carte con i verbali di alcuni pentiti, lasciati per troppi anni negli archivi della Procura, e i brogliacci di numerose intercettazioni, il pm Lombardo e il maggiore Leandro Piccoli sono riusciti a dimostrare l’esistenza di una struttura direttiva occulta di cui neanche gli affiliati alla ‘ndrangheta erano a conoscenza se non i vertici delle varie famiglie.

I destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip Domenico Santoro, infatti, sono i cosiddetti “invisibili”: l’avvocato Paolo Romeo (già in carcere da alcune settimane perché arresto nell’operazione “Fata Morgana”), l’avvocato Giorgio De Stefano (già detenuto perché coinvolto nell’operazione “Sistema Reggio”), l’ex dipendente della Regione Francesco Chirico (cognato del boss Orazio De Stefano), l’ex sottosegretario regionale Alberto Sarra e il senatore Antonio Caridi. Rappresentavano, secondo l’accusa, la struttura occulta che si serve di soggetti “segreti” o “riservati” e che opera in sinergia con l’organo collegiale di vertice denominato “Provincia”.

“Una sorta di mutazione della ‘ndrangheta – il gip riprende nell’ordinanza le considerazione del pm Lombardo – che, certo, resta realtà criminale, ma, proprio per rafforzarsi, per crescere, per aumentare la sua potenza, si evolve, tentando di creare prima e di sfruttare poi circuiti relazionali sempre più estesi e, correlativamente, sempre più riservati”.

I due burattinai erano sempre loro: Paolo Romeo e Giorgio De Stefano che già nel 2012 il colonnello Valerio Giardina aveva definito le vere “menti della ‘ndrangheta” a Reggio Calabria. Stando alle risultanze investigative del Ros, infatti, a partire dal 2002 Paolo Romeo e Giorgio De Stefano hanno avuto un ruolo determinante per la elezione di Giuseppe Scopelliti e Pietro Fuda rispettivamente a sindaco di Reggio e presidente della Provincia.

I due avvocati erano riusciti a interferire nella formazione degli organi di governo locale seguendo un progetto di più ampio respiro che puntava alla creazione di politici che poi sarebbero serviti per infiltrare la Regione Calabria ma anche il Parlamento nazionale ed europeo. Tra i momenti chiave di questo connubio tra politica e ‘ndrangheta ci sono le comunali del 2002 con l’elezione di Giuseppe Scopelliti (ex An ed ex Ncd) a sindaco di Reggio che, dimettendosi dall’incarico di assessore regionale, consentì ad Alberto Sarra (primo dei non eletti alle regionali del 2000) di approdare a Palazzo Campanella. L’abitazione e l’ufficio di Scopelliti sono stati perquisiti oggi dal Ros e del Reparto operativo di Reggio, ma gli investigatori non hanno voluto chiarire se il politico, ex presidente della Regione, sia indagato o meno.

L’affermazione elettorale di Scopelliti, sull’altro candidato Demetrio Naccari Carlizzi, secondo gli inquirenti “va ricondotta, oltre che alla maggiore controllabilità del primo (da parte degli “invisibili”, ndr), agli specifici interessi della criminalità mafiosa anche nei settori dei lavori pubblici in generale, nella gestione dei fondi del Decreto Reggio e nella creazione delle società miste, progetto questo avviato a partire dal 2001”. Ma se Giorgio De Stefano e Paolo Romeo hanno svolto un ruolo di “direzione e coordinamento” della struttura segreta della ‘ndrangheta, il senatore Caridi e l’ex sottosegretario regionale Alberto Sarra non sono da meno.

Per i pm, infatti, sono stati “strumenti, – al pari di altri – che avrebbero permesso ai due (De Stefano e Romeo) di divenire il motore immobile del sistema criminale oggetto di contestazione per riuscire a dirigere le istituzioni locali anche di rilievo costituzionale”. In particolare Alberto Sarra si è avvalso, per sé ed in favore di altri candidati, del sostegno elettorale delle principali cosche di Reggio e della Provincia, argomentano gli inquirenti. Ha, inoltre, agevolato e rafforzato il sistema criminale mafioso gestendo un enorme bacino di voti della ‘ndrangheta da orientare al fine di perfezionare, in proiezione, il programma di Paolo Romeo e Giorgio De Stefano.

Anche il senatore Caridi, stando alla carte dell’inchiesta, è stato appoggiato dalle famiglie mafiose tra cui i Pelle di San Luca con i quali si è incontrato in occasione delle elezioni Regionali del 2010. «Questo lo dovete avvicinare – è un’intercettazione registrata a casa del boss Giuseppe Pelle, oggi latitante – perché questo è un … un assessorato importante per le banche e per tutto! … omissis … l’attività produttiva viene qua a Reggio. A coso … Caridi … Questo qua dovete avvicinare …».

Durante le varie campagne elettorali, Caridi si faceva accompagnare da Francesco Chirico (il cognato del boss Paolo De Stefano) ed era “perfettamente consapevole del fatto che rivolgersi a lui per conseguire aiuto elettorale voleva dire rivolgersi alla ‘ndrangheta di Archi“.

“Il legame di Caridi con la cosca De Stefano, – scrivono i magistrati – aveva fatto sì che il politico venisse appoggiato elettoralmente dalla citata articolazione territoriale della ‘ndrangheta sin dalla prima volta in cui si era candidato”.

Last Updated ( Venerdì 29 Maggio 2020 14:38 )

Tè verde

Tè verde: proprietà e benefici per tutto l’organismo


di Alessia Sironi

E' un ottimo tonico per la pelle, un energizzante naturale e aiuta a dare una sferzata al metabolismo. Ecco i motivi per cui amare il tè verde e introdurlo nella propria dieta

Il tè verde ha grandi effetti sul nostro metabolismo: oltre a renderlo più efficiente garantisce un ottimo apporto di antiossidanti ed è quindi in grado di svolgere una potente azione anti-invecchiamento sui tessuti e sugli organi del nostro corpo. E poi, a volte, dover bere sempre e solo acqua può annoiare quindi il tè verde diventa un ottimo aiuto: fa aumentare i battiti del cuore e di conseguenza aiuta il corpo a bruciare calorie. 

Ma quali sono nel dettaglio le proprietà e i benefici di questa 'magica' bevanda?

1. É un concentrato di antiossidanti

Il tè verde è un concentrato puro e naturale di antiossidanti che oltre ad aiutare il  tra i quali si trovano soprattutto polifenoli e bioflavonoidi. Gli antiossidanti infatti sono assolutamente necessari al nostro organismo per rallentare l'invecchiamento cellulare, favorire la rigenerazione dei tessuti e contrastare i radicali liberi. Tutto questo è anche merito dell’alta concentrazione di catechine nel tè verde, che oltre a rallentare il naturale processo di invecchiamento delle cellule, inibisce il proliferare di malattie ed eventuali cellule impazzite che provocano il cancro.

2. É un antibatterico naturale 

Il tè verde è anche un ottimo antibatterico naturale: la sua azione è simile a quella degli antibiotici. Anzi, alcune ricerche svolte proprio in Italia, dimostrerebbero che le sostanze contenute nel tè verde triplicherebbero l’efficacia dell’azione degli antibiotici, nel momento in cui un batterio ha sviluppato una resistenza al farmaco in questione.  L’azione antibatterica del tè verde riguarda soprattutto la bocca e i denti. Le sostanze che contiene infatti sono in grado di contrastare l'azione di uno dei batteri presenti nel cavo orale, lo Streptococcus mutans e numerosi studi scientifici hanno confermato l'azione benefica del tè verde contro i batteri che possono causare problemi dentali.

3. Aiuta a stimolare il metabolismo

Perché alcune persone possono mangiare porzioni abbondanti di cibo senza ingrassare e noi invece appena ingeriamo un pasticcino ce lo ritroviamo su pancia, fianchi e cosce? La motivazione è rintracciabile nel meccanismo di accumulo dei grassi, che in alcune persone funziona fin troppo bene e in altre, diciamo, un tantino meno. Un aiuto inaspettato potrebbe però venire dal tè verde. Da un’inchiesta pubblicata sulla rivista Nutrion Research, i ricercatori della Poznan University, in Polonia, hanno scoperto che questa bevanda è in grado di influenzare il meccanismo di accumulo dei grassi. Ecco perché bere quotidianamente una tazza di tè verde aiuta a mantenere la linea.  Perché? É grazie alle metilxantine (caffeina, teobromina, teofillina) contenute in questa preziosa pianta che stimolano la lipolisi ovvero la capacità di bruciare i grassi (più velocemente): aiutano così il corpo a liberarsi del grasso in eccesso e quindi a perdere peso.  Queste sostanze hanno anche un effetto diuretico che dà una mano al corpo nella lotta contro la ritenzione idrica.

4. Protegge la pelle

Il tè verde, grazie al contenuto di vitamine B, C, E e betacarotene, è un toccasana anche per i problemi della pelle come, per esempio, l’acne. Il contenuto di antiossidanti rende il tè verde un alleato nella lotta all’invecchiamento cutaneo e le già citate catechine proteggono la pelle dai raggi UV, prevenendo le macchie cutanee e mantenendo la pelle elastica e morbida.  Non solo: grazie alle sue proprietà diuretiche, il tè verde aiuta le donne nella guerra contro uno degli inestetismi più diffusi (e odiati): la cellulite! Per ottenere una pelle più tesa, tonica e compatta.

5. Aiuta nel trattamento del diabete

Consumare regolarmente tè verde fornisce al corpo una ricarica costante di catechine, che aiutano a mantenere sotto controllo il livello degli zuccheri nel sangue e assicurano un buon funzionamento del pancreas.

La dieta del tè verde 

Questa 'dieta del tè' vi farà dimagrire fino a 3 chili in un mese introducendo nel nostro corpo non più di 1200 calorie al giorno. In generale, bere 3 tazze di tè verde al giorno per un mese può permettere di non far ingrassare senza fare alcuna dieta restrittiva, se invece si vuole dimagrire, grazie anche al buon effetto drenante, si deve arrivare a berne 5 tazze per stimolare il metabolismo e favorire il senso di sazietà: una la mattina appena alzati, poi a metà mattina e metà pomeriggio e infine dopo i due pasti principali. Se soffrite di insonnia potete optare per la variante deteinata anche se, logicamente, i risultati sono minori.

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