Un meritato riconoscimento alla D.ssa Teresa Marafioti
Un genietto in casa
Powered by:
Fernando Cannizzaro (25 agosto 2016)
Non è per esaltare i suoi meriti perchè non ne ha bisogno ma solo per prendere atto dei suoi successi che coronano un lungo periodo di studi, di sacrifici e di ricerche.
Nata a Reggio Calabria dopo aver conseguito la maturità scientifica si è laureata brillantemente in Medicina e chirurgia presso l'Università di Messina e specializzata in anatomia patologica presso la stessa Università . A 22 anni ha ottenuto una borsa di studio dalla fondazione "Bonino & Pulejo" e si è recata in Germania dove ha lavorato per quasi otto anni presso l'Istituto di Patologia della Free University di Berlino sotto la supervisione del Prof. Harald Stein – uno dei redattori della WHO classificazione per le neoplasie ematologiche essendo supportata come ricercatrice da uno stipendio della Deutsche Forschungsgemeinschaft. Successivamente si è stabilita definitivamente ad Oxford e dal 2010 lavora come Primario di Ematopatologia presso il Dipartimento di Anatomia Patologica dell' University College Hospital London.
Recentemente il suo lavoro e' stato parte di un articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista "Science".
A Berlino, la Dr Marafioti ha sperimentato la tecnica di microdissezione che permetteva di isolare singole cellule da sezioni di tessuto. Utilizzando questa tecnica e' stato possible analizzare il riarrangiamento genico delle immunoglobuline in cellule neoplastiche di linfomi di Hodgkin e non-Hodgkin. Uno di questi studi le ha consentito di pubblicare come primo autore un articolo sul New England Journal of Medicine (1997).
Successivamente, la dr Marafioti ha sviluppato un interesse per lo studio di diversi fattori di trascrizione che regolano l'espressione di molecole specifiche per linfociti B e T dimostrando alerazioni di tali fattori di trascrizione nel linfoma di Hodgkin (Blood 2001).
Nel febbraio 2000 la D.ssa Marafioti si è trasferita a Oxford dove ha iniziato a lavorare come membro dell'Unità di Immunodiagnostica diretta dal Prof. David Y Mason al Nuffield Department of Clinal Laboratories Science presso il John Radcliffe Hospital dell' Università di Oxford guidato dal.
Dal 2001 al 2009 la dr Marafioti e' stata responsabile di un progetto di ricerca supportato dalla Leukaemia Research Fund (LRF) il cui scopo principale è stato quello di caratterizzare nuove molecole intracellulari come nuovi potenziali marcatori diagnostici e prognostici per neoplasie ematologiche.
Il lavoro condotto a Oxford insieme a David Mason e al suo team ha con successo portato a rilevanti publicazioni quali quello sulla identificazione di un nuovo tipo di linfociti B che potrebbero rappresentare la controparte normale di alcuni sottotipi di linfoma (Blood 2003).
L'analisi immunoistochimica di una vasta gamma di marcatori intracellulari effettuata su sezioni di tessuto in paraffina consentiva di dimostrarne l'anormalita' di espressione di tali molecole nel linfoma di Hodgkin (Blood 2003), confermando cosi precedenti studi molecolari.
Inoltre, alcune nuove molecole quali: a) PD-1, SAP e ICOS hanno rivelato di avere importantza diagnostica per migliorare la diagnosi del linfoma angioimmunoblastico a cellule T (Haematologica 2007), e b) l'adapter protein CD2AP si e' rivelata utile per la diagnosi di un linfoma molto aggressivo che deriva dalle cellule dendritiche plasmacitoidi (Blood 2008).
Nel gennaio 2010 la D.ssa Teresa Marafioti si trasferisce alla University College di Londra (UCL) dove tuttora lavora come primario di ematopatologia e dirige il servizio di ematopatologia presso il Dipartimento di Anatomia Patologica.
UCL le riconosce il titolo di Reader in Haematopathology conferitole dall'Universita' di Oxford.
L'attività di ricerca della dr Marafioti e del suo gruppo, unico a UCL e' composto da un team di quattro assistenti di ricerca, riunisce diversi tipi di tecniche che includono immunoistochimica a biologia molecolare.
Il suo gruppo ha continuato a identificare nuovi biomarkers applicabili migliorare la diagnosi e prognosi di sottotipi di linfoma contribuendo cosi allo sviluppo di algoritmi utili per stabilire trattamenti terapeutici personalizzati per la cura di alcune neoplasie.
Esempi del suo recente lavoro sono l'identificazione di:
a) ICOS per la diagnosi del linfoma angioimmunoblastico a cellule T (Haematologica 2010);
b) Stathmin – usato per identificare sottogruppi del linfoma follicolare (Histopathology 2013);
c) BRAF (V600E) – possible target diagnostico e terapeutico per un gruppo di linfomi diffuso a grandi cellule B che deriva dalla leucemia linfocitica cronica e conosciuto come sindrome di Richter (Br J Haematol 2014);
d) FOXP.1, proteina utile nella distinzione tra iperplasia benigna follicolare e linfoma follicolare tipo pediatrico (in corso di pubblicazione);
e) Granulisyn, è stato un marker di rilevanza diagnostica per il linfoma delle cellule NK-T e per un sottogruppo di linfomi a cellule T nella fattispecie riconosciuto come Entheropathy-associated Intestinal T cell lymphoma (EATL).
Il lavoro della D.ssa Marafioti ha portato allo sviluppo di tecniche uniche come multiplex immunostaining (MMI).
Lo sviluppo di questa tecnica fa parte di studi collaborativi con diversi gruppi di ricerca, come quelli guidati dai dottori S. Quezada, C Swanton, M Linch, T Enver, M Pule, H Walczack, T Meyer e K Peggs a University College London.
Uno di questi studi ha portato a confermare ulteriormente che l'eterogeneità intra-tumorale, studiata in alcune neoplasie polmonari, influenzi la presenza di determinati sottotipi di linfociti T il che potenzialmente puo essere utilizzato per nuovi approcci terapeutici quali l'immunoterapia (Science 2016).
La dr Marafioti ha continuato a mantenere attive collaborazioni accademiche nel campo dell'ematopatologia con i gruppi di a) Prof. Stefano Pileri (Dipartimento Ematologia e 'L. e A. Seràgnoli' Scienze Oncologiche, Università di Bologna, Italia); b) Prof Harald Stein (PathoDiagnostik Institut, Berlino, Germania); b) Prof P Gaulard, (Dipartimento di Patologia, Università di Creteil, Francia; c) Prof. Mariusz Wasik (Dipartimento di Patologia, University of Pennsylvania, Philadelphia, USA) d) Prof. Brunangelo Falini (Dipartimento di Ematologia, Università di Perugia, Italia) ed e) Prof Yasodha Natkunam (Dipartimento di Patologia, Università di Stanford Hospital & Clinics, Stanford, Stati Uniti).
Come parte della sua attività di ricerca, il gruppo della D.ssa Marafioti lavora anche con organizzazioni commerciali al fine di validare la rilevanza clinica di nuove tecniche per lo studio di tumori solidi e neoplasie ematologiche. In dettaglio le collaborazioni commerciali includono: a) Ventana Medical Systems/Roche Diagnostics (Tucson, Arizona, Stati Uniti d'America); b) Spring Bioscience (Pleasanton, California, Stati Uniti d'America); d) ADC Therapeutics (Losanna, Svizzera); e) Shionogi Inc (Osaka, Giappone) ed f) ROCHE Global Business Development Medical (Basilea, Svizzera).
Obiettivi futuri:
In atto, uno dei topics di interesse del team e' l'ottimizzazione di tecniche di multiplex immunofluorescenza che consente di analizzare su singoli campioni di tessuti piu di 10 biomarkers con lo scopo di studiare ulteriormente funzioni e strutture cellulari.
I risultati saranno analizzati utilizzando la piattaforma di analisi per immagini di Definiens con i quali il gruppo del Dott Marafioti ha in corso la collaborazione.
Ulteriori proggetti in crso prevedono l'applicazione di techniche per l'analisi su sezioni di tessuto di microRNAs mediante l'uso di RNAscope (ADC, Hayward, CA, USA).
A lungo termine, il team prevede di continuare studi per l'identificazione e caratterizzazione di biomarker per la diagnosi e la prognosi di neoplasie ematologiche e non.
Proprio di recente nel mese di Luglio 2016 la dr Marafioti ha ricevuto il titolo onorifico di "San Procopiese illustre" per avere fatto conoscere al mondo scientifico la forza della cultura Calabrese.
La fuga dei cervelli
A questo punto qualche breve considerazione si impone sulla fuga dei cervelli dall'Italia. Perchè i migliori cervelli scappano dall'Italia?
Perchè in Italia le condizioni di lavoro sono meno favorevoli degli altri Paesi da tutti i punti di vista: basse remunerazioni , possibilità di carriera stroncate e poca soddisfazione. Fuori dai confini, i nostri ricercatori riescono a produrre più dei loro colleghi stranieri dando lustro e orgoglio a quei Paesi che formano meno ricercatori di quanti ne hanno bisogno.
Secondo quanto si apprende dai giornali (Repubblica) ogni anno, circa 3mila ricercatori italiani – dottori di ricerca che hanno conseguito il titolo accademico – prendono la via dell'estero.
L'Italia, tra i Paesi europei più industrializzati, esporta più ricercatori di quanti non ne importi dagli altri paesi.
Per il nostro Paese il saldo è paurosamente negativo: meno 13,2 per cento. In altre parole, perdiamo il 16,2 per cento di ricercatori fatti in casa che si vanno a confrontare con i colleghi stranieri e riusciamo ad attrarre il 3 per cento di scienziati di altri paesi.
Il confronto con le nazioni europee di riferimento è impietoso. "Per molte altre nazioni europee – scrive la ricercatrice Brandi – le percentuali sono invece in pareggio, come per la Germania, o positive come nel caso della Svizzera e della Svezia (oltre il +20 per cento), del Regno Unito (+7,8 per cento) e Francia (+4,1 per cento). Perfino la Spagna, la cui economia non brilla certamente, ci tiene a debita distanza con una perdita.
Come impedire questo fenomeno di fuga dei cervelli? Una soluzione potrebbe essere quella di riassorbire i numeri in esubero e retribuirli adeguatamente altrimenti l'esodo condannerà l'Italia ad un inevitabile crollo produttivo e sociale.
Con questo credo di aver dato il mio modesto contributo alla mia amatissima cuginetta, Teresa Marafioti, facendola scorrere attraverso i miei siti sul web.
Un abbraccio da tuo cugino Fernando