La Festa della Repubblica l 2 e il 3 giugno del 1946 si tenne un referendum istituzionale con il quale gli italiani vennero chiamati alle urne per decidere quale forma di stato – monarchia o repubblica – dare al paese[3]. Il referendum fu indetto al termine della seconda guerra mondiale, qualche anno dopo la caduta del fascismo, il regime dittatoriale che era stato sostenuto dalla famiglia reale italiana per più di 20 anni[3]. I sostenitori della repubblica scelsero il simbolo dell'Italia turrita, personificazione nazionale dell'Italia, da utilizzare nella campagna elettorale e sulla scheda del referendum sulla forma istituzionale dello Stato, in contrapposizione allo stemma sabaudo che rappresentava invece la monarchia[4][5]. Ciò scatenò varie polemiche, visto che l'iconografia della personificazione allegorica dell'Italia aveva, e ha tuttora, un significato universale e unificante che avrebbe dovuto essere comune a tutti gli italiani e non solo a una parte di loro: questa fu l'ultima apparizione in ambito istituzionale dell'Italia turrita[6]. Repubblica Monarchia Scheda del referendum istituzionale del 2 e 3 giugno 1946. Nel cerchio di sinistra è presente la raffigurazione dell'Italia turrita (in riferimento alla repubblica), mentre in quello di destra quella dello stemma sabaudo (in riferimento alla monarchia) Questo referendum istituzionale fu la prima votazione a suffragio universale indetta in Italia[3]. Il risultato della consultazione popolare, 12 717 923 voti per la repubblica e 10 719 284 per la monarchia (con una percentuale, rispettivamente, di 54,3% e 45,7%), venne comunicato il 10 giugno 1946, quando la Corte di cassazione dichiarò, dopo 85 anni di regno, la nascita della Repubblica Italiana[3], venendo sanzionato definitivamente il 18 giugno. Il re d'Italia Umberto II di Savoia, per evitare che gli scontri tra monarchici e repubblicani, manifestatisi già con fatti di sangue in varie città italiane, si potessero estendere in tutto il paese, il 13 giugno, decise di lasciare l'Italia e andare in esilio in Portogallo[7]. Dal 1º gennaio 1948, con l'entrata in vigore della Costituzione della Repubblica, fu proibito ai discendenti maschi di Umberto II di Savoia l'ingresso in Italia; la disposizione fu abrogata nel 2002[8]. L'11 giugno 1946, primo giorno dell'Italia repubblicana, venne dichiarato giorno festivo[9]. Il 2 giugno si celebra la nascita della nazione moderna in maniera simile al 14 luglio francese (anniversario della presa della Bastiglia) e al 4 luglio statunitense (anniversario della dichiarazione d'indipendenza dalla Gran Bretagna). Il 17 marzo si festeggia invece l'unità d'Italia e la nascita dello stato italiano in onore al 17 marzo 1861, data della proclamazione del Regno d'Italia[10]. Prima della nascita della repubblica, la giornata celebrativa nazionale del Regno d'Italia era la festa dello Statuto Albertino, che si teneva nella prima domenica di giugno[11]. Il Vittoriano, conosciuto anche come "Altare della Patria" La prima celebrazione della Festa della Repubblica Italiana avvenne il 2 giugno 1947[12], mentre nel 1948 si ebbe la prima parata militare in via dei Fori Imperiali a Roma[13][14]; il 2 giugno fu definitivamente dichiarato festa nazionale nel 1949[15]. Nell'occasione il cerimoniale comprese la rivista militare delle forze armate in onore della repubblica da parte del Presidente della Repubblica Italiana; la manifestazione avvenne in piazza Venezia, di fronte al Vittoriano[13]. Dopo la deposizione della corona d'alloro al Milite Ignoto da parte del presidente della Repubblica Italiana Luigi Einaudi, gli stendardi delle forze armate abbandonarono la formazione, percorsero la scalinata del monumento e resero omaggio al presidente con un inchino[13]. L'allora presidente Giorgio Napolitano mentre passa in rassegna le formazioni schierate per la rivista militare sulla Lancia Flaminia presidenziale il 2 giugno 2008 Nel 1949, con l'ingresso dell'Italia nella NATO, si svolsero dieci celebrazioni in contemporanea in tutto il Paese: nell'occasione, per rimarcare il legame della neonata repubblica con il mazzinianesimo, corrente del Risorgimento che faceva capo a Giuseppe Mazzini, fervente repubblicano, fu inaugurato nell'attuale piazzale Ugo La Malfa a Roma, in memoria del patriota genovese, un monumento celebrativo davanti al quale si svolse la manifestazione principale della Festa della Repubblica[13]. Nel 1961 la celebrazione principale della Festa della Repubblica non ebbe luogo a Roma ma a Torino, prima capitale dell'Italia unita. Torino fu capitale d'Italia dal 1861 al 1865, seguita da Firenze (1865-1871) e infine da Roma, che ne è capitale dal 1871. Nel 1961, infatti, si celebrava anche il centenario dell'Unità d'Italia (1861-1961)[13]. Nel 1963 la manifestazione non venne effettuata nella giornata del 2 giugno per le condizioni di salute di papa Giovanni XXIII, ormai morente, e venne rinviata al 4 novembre, in contemporanea alla Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate[13]. Nel 1965 alla celebrazione principale di Roma parteciparono anche gli stendardi delle unità militari soppresse che presero parte alla prima guerra mondiale; in quell'anno infatti si commemorava anche il 50º anniversario dell'entrata dell'Italia nel primo conflitto mondiale. Nello specifico, l'Italia incominciò ufficialmente le operazioni militari nella prima guerra mondiale il 24 maggio 1915, con un primo colpo di cannone sparato dal Forte Verena, sull'altopiano di Asiago, verso le fortezze austriache situate sulla Piana di Vezzena: ai primi fanti del Regio Esercito che varcarono il confine è dedicata la prima strofa de La canzone del Piave[13]. A causa della grave crisi economica che attanagliava l'Italia negli anni settanta, per contenere i costi statali e sociali, la Festa della Repubblica, con legge n. 54 del 5 marzo 1977, fu spostata alla prima domenica di giugno, con la conseguente soppressione del 2 giugno come giorno festivo a essa collegato[16]. Nel 2001, su impulso dell'allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi che fu protagonista, all'inizio del XXI secolo, di una più generale azione di valorizzazione dei simboli patri italiani, la Festa della Repubblica Italiana ha abbandonato lo status di festa mobile, riassumendo la sua collocazione tradizionale del 2 giugno, che è ritornato così a essere giorno festivo a tutti gli effetti[3][17][18]. Nel 2018 alla celebrazione principale di Roma hanno partecipato anche le bandiere e gli stendardi delle unità militari attive e soppresse che presero parte alla prima guerra mondiale; in quell'anno infatti si commemorava anche il 100º anniversario della vittoria dell'Italia sull'Austria-Ungheria nel primo conflitto mondiale, avvenuta il 4 novembre 1918. L'allora presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, scortato dai Corazzieri, rende omaggio al Milite Ignoto all'Altare della Patria il 2 giugno 2012 Le Frecce Tricolori durante la parata militare del 2 giugno 2006 La Festa della Repubblica Italiana in piazza del Plebiscito, a Napoli, il 2 giugno 2009. Il cerimoniale ufficiale della celebrazione di Roma prevede l'alzabandiera solenne all'Altare della Patria e l'omaggio al Milite Ignoto con la deposizione di una corona d'alloro da parte del Presidente della Repubblica alla presenza della massime cariche dello Stato, ovvero del Presidente del Senato, del Presidente della Camera, del Presidente del Consiglio dei ministri, del Presidente della Corte costituzionale, del Ministro della difesa e del Capo di stato maggiore della difesa[13][14][19]. Dopo l'esecuzione dell'Inno di Mameli, le Frecce Tricolori attraversano i cieli di Roma[14]. In seguito il Presidente della Repubblica si reca in via di San Gregorio con la Lancia Flaminia presidenziale scortato da una pattuglia di Corazzieri in motocicletta dove, insieme con il Comandante militare della Capitale, passa in rassegna i reparti schierati[14][19]. Il Capo dello Stato si trasferisce quindi nella tribuna presidenziale che si trova in via dei Fori Imperiali, dove assiste alla sfilata insieme con le più alte cariche dello Stato[13]. I militari sfilanti rendono onore al Presidente della Repubblica, chinando le insegne mentre passano dinanzi alla tribuna presidenziale. È tradizione, per i membri del governo italiano e per i presidenti dei due rami del parlamento, avere appuntata sulla giacca, durante tutta la cerimonia, una coccarda italiana tricolore[20]. La cerimonia si conclude nel pomeriggio con l'apertura al pubblico dei giardini del palazzo del Quirinale, sede della Presidenza della Repubblica Italiana, e con esecuzioni musicali da parte dei complessi bandistici dell'Esercito Italiano, della Marina Militare Italiana, dell'Aeronautica Militare Italiana, dell'Arma dei Carabinieri, della Polizia di Stato, della Guardia di Finanza, del Corpo di Polizia Penitenziaria e del Corpo Forestale dello Stato. Nel giorno della festa, presso il Palazzo del Quirinale, viene effettuato in forma solenne il Cambio della Guardia con il Reggimento Corazzieri e la Fanfara del IV Reggimento Carabinieri a cavallo in alta uniforme[21]. Questo rito solenne viene svolto solamente in altre due occasioni, durante le celebrazioni della Festa del Tricolore (7 gennaio) e della Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate (4 novembre)[21]. Cerimonie ufficiali si tengono su tutto il territorio nazionale. Fra esse ci sono i tradizionali ricevimenti organizzati da ogni prefettura per le autorità locali, che sono preceduti da manifestazioni pubbliche solenni con parate militari in forma ridotta che sono passate in rassegna dal prefetto nella sua veste di più alta autorità governativa in provincia. Cerimonie analoghe sono organizzate anche dalle Regioni e dai Comuni. In tutto il mondo le ambasciate italiane organizzano cerimonie a cui sono invitati i Capi di Stato del Paese ospitante. Da tutto il mondo arrivano al Presidente della Repubblica Italiana gli auguri degli altri Capi di Stato. La parata militare Alla parata militare prendono parte tutte le forze armate italiane, tutte le forze di polizia della Repubblica, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, la Protezione Civile e la Croce Rossa Italiana. La parata militare fu inserita per la prima volta nel protocollo delle celebrazioni ufficiali nel 1950[13]. Nel 1976 la parata militare non venne organizzata in seguito al disastroso terremoto del Friuli. Il comunicato ufficiale del ministero della difesa spiegò così la decisione: " [...] La parata militare del 2 giugno, quest'anno, non si svolgerà. Lo ha comunicato il ministro della difesa Forlani, con una nota ufficiale. La decisione è stata presa a seguito della grave sciagura del Friuli e per far sì che i militari e i mezzi di stanza al nord siano utilizzati per aiutare i terremotati anziché per sfilare a via dei Fori Imperiali [...] "[22]. L'anno successivo, nel 1977, in piena austerity, venne deciso di non riprendere la tradizionale sfilata militare per non gravare ulteriori spese sul bilancio statale[13]. Questa decisione fu ribadita anche negli anni successivi. Al posto della parata militare era organizzata una manifestazione in piazza Venezia a cui prendevano parte rappresentanze delle forze armate italiane[13]. La parata militare venne reinserita nel cerimoniale ufficiale della celebrazione principale di Roma nel 1983[13]; in quell'anno la Festa della Repubblica fu organizzata la prima domenica di giugno, che fu il 5, tra l'Aventino e Porta San Paolo per commemorare la Resistenza all'occupazione tedesca della città di Roma durante la seconda guerra mondiale[13]. L'anno successivo, nel 1984, la parata tornò in via dei Fori Imperiali, mentre nel 1985 si svolse tra via dei Cerchi e le Terme di Caracalla[13]. Nel 1989 la parata militare fu eliminata nuovamente; in sua sostituzione fu organizzata una mostra storica a Piazza di Siena a Roma[13]. Fino al 1999 la celebrazione della Festa della Repubblica si limitò esclusivamente alla cerimonia all'Altare della Patria[13]. La parata tornò definitivamente nel cerimoniale nel 2000 su iniziativa dell'allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi[13]. Nel 2004 Carlo Azeglio Ciampi volle che sfilassero nella parata anche il Corpo di Polizia municipale di Roma, in rappresentanza di tutte le Polizie locali d'Italia, e il personale della Protezione Civile. Dalla sua istituzione sino alla sua prima temporanea abolizione, la parata militare poteva contare sulla sfilata di un numero maggiore di persone. Dopo la sua reintroduzione l'organico fu ridotto notevolmente e nel 2006 venne fortemente contenuta la presenza di mezzi terrestri e aerei per ragioni di bilancio. Nel 2011, in occasione del 150º anniversario dell'Unità d'Italia, sfilò anche il Tricolore di Oliosi. La storica bandiera, che sfilò su un affusto di cannone, risale alla terza guerra di indipendenza italiana (1866) e venne eroicamente salvata a Oliosi, oggi frazione del comune di Castelnuovo del Garda, dalla cattura delle truppe austriache durante la battaglia di Custoza[23]. Nel 2012 la parata del 2 giugno venne dedicata ai terremotati dell'Emilia. In quell'occasione, da più parti, ne fu chiesto l'annullamento. Per rispetto alle vittime la parata si svolse quindi secondo un programma ridotto, senza cavalli (tanto che i Corazzieri sfilarono appiedati) e veicoli e senza il tradizionale sorvolo delle Frecce tricolori.[24] Queste riduzioni furono confermate nel 2013, in piena grande recessione; inoltre, l'allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sospese il ricevimento cerimoniale per motivi di austerità e di solidarietà verso i poveri e i meno abbienti.[25] Le Frecce tricolori e i Corazzieri a cavallo tornarono a partire dall'edizione 2014, mentre il ricevimento fu ripristinato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a partire dal 2015[26]. Alla parata militare prendono parte anche alcune delegazioni militari dell'ONU, della NATO, dell'Unione europea e rappresentanze di reparti multinazionali che presentano una componente italiana.
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