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NO al Nucleare.-

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Rubbia: L'errore nucleare. Il futuro e' nel sole

di Elena Dusi - 29 novembre 2009

Parla il Nobel per la Fisica: "Inutile insistere su una tecnologia che crea solo problemi e ha bisogno di troppo tempo per dare risultati". La strada da percorrere? "Quella del solare termodinamico. Spagna, Germania e Usa l'hanno capito. E noi..."

 

Roma. Come Scilla e Cariddi, sia il nucleare che i combustibili fossili rischiano di spedire sugli scogli la nave del nostro sviluppo. Per risolvere il problema dell'energia, secondo il premio Nobel Carlo Rubbia, bisogna rivoluzionare completamente la rotta. "In che modo? Tagliando il nodo gordiano e iniziando a guardare in una direzione diversa. Perché da un lato, con i combustibili fossili, abbiamo i problemi ambientali che minacciano di farci gran brutti scherzi. E dall'altro, se guardiamo al nucleare, ci accorgiamo che siamo di fronte alle stesse difficoltà irrisolte di un quarto di secolo fa. La strada promettente è piuttosto il solare, che sta crescendo al ritmo del 40% ogni anno nel mondo e dimostra di saper superare gli ostacoli tecnici che gli capitano davanti. Ovviamente non parlo dell'Italia. I paesi in cui si concentrano i progressi sono altri: Spagna, Cile, Messico, Cina, India Germania. Stati Uniti".

La vena di amarezza che ha nella voce Carlo Rubbia quando parla dell'Italia non è casuale. Gli studi di fisica al Cern di Ginevra e gli incarichi di consulenza in campo energetico in Spagna, Germania, presso Nazioni unite e Comunità europea lo hanno allontanato dal nostro paese. Ma in questi giorni il premio Nobel è a Roma, dove ha tenuto un'affollatissima conferenza su materia ed energia oscura nella mostra "Astri e Particelle", allestita al Palazzo delle Esposizioni da Infn, Inaf e Asi.

Un'esibizione scientifica che in un mese ha già raccolto 34mila visitatori. Accanto all'energia oscura che domina nell'universo, c'è l'energia che è sempre più carente sul nostro pianeta. Il governo italiano ha deciso di imboccare di nuovo la strada del nucleare.

Cosa ne pensa?

"Si sa dove costruire gli impianti? Come smaltire le scorie? Si è consapevoli del fatto che per realizzare una centrale occorrono almeno dieci anni? Ci si rende conto che quattro o otto centrali sono come una rondine in primavera e non risolvono il problema, perché la Francia per esempio va avanti con più di cinquanta impianti? E che gli stessi francesi stanno rivedendo i loro programmi sulla tecnologia delle centrali Epr, tanto che si preferisce ristrutturare i reattori vecchi piuttosto che costruirne di nuovi? Se non c'è risposta a queste domande, diventa difficile anche solo discutere del nucleare italiano".

Lei è il padre degli impianti a energia solare termodinamica. A Priolo, vicino Siracusa, c'è la prima centrale in via di realizzazione. Questa non è una buona notizia?

"Sì, ma non dimentichiamo che quella tecnologia, sviluppata quando ero alla guida dell'Enea, a Priolo sarà in grado di produrre 4 megawatt di energia, mentre la Spagna ha già in via di realizzazione impianti per 14mila megawatt e si è dimostrata capace di avviare una grossa centrale solare nell'arco di 18 mesi. Tutto questo mentre noi passiamo il tempo a ipotizzare reattori nucleari che avranno bisogno di un decennio di lavori. Dei passi avanti nel solare li sta muovendo anche l'amministrazione americana, insieme alle nazioni latino-americane, asiatiche, a Israele e molti paesi arabi. L'unico dubbio ormai non è se l'energia solare si svilupperà, ma se a vincere la gara saranno cinesi o statunitensi".

Anche per il solare non mancano i problemi. Basta che arrivi una nuvola...

"Non con il solare termodinamico, che è capace di accumulare l'energia raccolta durante le ore di sole. La soluzione di sali fusi utilizzata al posto della semplice acqua riesce infatti a raggiungere i 600 gradi e il calore viene rilasciato durante le ore di buio o di nuvole. In fondo, il successo dell'idroelettrico come unica vera fonte rinnovabile è dovuto al fatto che una diga ci permette di ammassare l'energia e regolarne il suo rilascio. Anche gli impianti solari termodinamici - a differenza di pale eoliche e pannelli fotovoltaici - sono in grado di risolvere il problema dell'accumulo".

La costruzione di grandi centrali solari nel deserto ha un futuro?

"Certo, i tedeschi hanno già iniziato a investire grandi capitali nel progetto Desertec. La difficoltà è che per muovere le turbine è necessaria molta acqua. Perfino le centrali nucleari in Europa durante l'estate hanno problemi. E nei paesi desertici reperire acqua a sufficienza è davvero un problema. Ecco perché in Spagna stiamo sviluppando nuovi impianti solari che funzionano come i motori a reazione degli aerei: riscaldando aria compressa. I jet sono ormai macchine affidabili e semplici da costruire. Così diventeranno anche le centrali solari del futuro, se ci sarà la volontà politica di farlo".

Tratto da: repubblica.it

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Rubbia: "Ne' petrolio ne' carbone soltanto il Sole puo' darci energia"

di GIOVANNI VALENTINI

GINEVRA - Sì al nucleare innovativo con piccole centrali senza uranio.

La fiaccola olimpica è stata accesa come da tradizione con i raggi solari utilizzando uno specchio concavo

Non esiste un nucleare sicuro O a bassa produzione di scorie. E poi l´uranio scarseggia

Petrolio alle stelle? Voglia di nucleare? Ritorno al carbone? Fonti rinnovabili? Andiamo a lezione di Energia da un docente d´eccezione come Carlo Rubbia, premio Nobel per la Fisica: a Ginevra, dove ha sede il Cern, l´Organizzazione europea per la ricerca nucleare. Qui, a cavallo della

frontiera franco-svizzera, nel più grande laboratorio del mondo, il professore s´è ritirato a studiare e lavorare, dopo l´indegna estromissione dalla presidenza dell´Enea, il nostro ente nazionale per l´energia avviluppato dalle pastoie della burocrazia e della politica romana.

Da qualche mese, Rubbia è stato nominato presidente di una task-force per la promozione e la diffusione delle nuove fonti rinnovabili, «con particolare riferimento - come si legge nel decreto del ministro dell´Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio - al solare termodinamico a concentrazione». Un progetto affascinante, a cui il premio Nobel si è dedicato intensamente in questi ultimi anni, che si richiama agli specchi ustori di Archimede per catturare l´energia infinita del sole, come lo specchio concavo usato tuttora per accendere la fiaccola olimpica. E proprio mentre parliamo, arriva da Roma la notizia che il governo uscente, su iniziativa dello stesso ministro dell´Ambiente e d´intesa con quello dello Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani, ha approvato in extremis un piano nazionale per avviare anche in Italia questa rivoluzione energetica.

Prima di rispondere alle domande dell´intervistatore, da buon maestro Rubbia inizia la sua lezione con un prologo introduttivo. E mette subito le carte in tavola, con tanto di dati, grafici e tabelle.

Il primo documento che il professore squaderna preoccupato sul tavolo è un rapporto dell´Energy Watch Group, istituito da un gruppo di parlamentari tedeschi con la partecipazione di scienziati ed economisti, come osservatori indipendenti. Contiene un confronto impietoso con le previsioni elaborate finora dagli esperti della IEA, l´Agenzia internazionale per l´energia. Un "outlook", come si dice in gergo, sull´andamento del prezzo del petrolio e sulla produzione di energia a livello mondiale. Balzano agli occhi i clamorosi scostamenti tra ciò che era stato previsto e la realtà.

Dalla fine degli anni Novanta a oggi, la forbice tra l´outlook della IEA e l´effettiva dinamica del prezzo del petrolio è andata sempre più allargandosi, nonostante tutte le correzioni apportate dall´Agenzia nel corso del tempo. In pratica, dal 2000 in poi, l´oro nero s´è impennato fino a sfondare la quota di cento dollari al barile, mentre sulla carta le previsioni al 2030 continuavano imperterrite a salire progressivamente di circa dieci dollari di anno in anno. «Il messaggio dell´Agenzia - si legge a pagina 71 del rapporto tedesco - lancia un falso segnale agli uomini politici, all´industria e ai consumatori, senza dimenticare i mass media».

Analogo discorso per la produzione mondiale di petrolio. Mentre la IEA prevede che questa possa continuare a crescere da qui al 2025, lo scenario dell´Energy Watch Group annuncia invece un calo in tutte le aree del pianeta: in totale, 40 milioni di barili contro i 120 pronosticati dall´Agenzia. E anche qui, «i risultati per lo scenario peggiore - scrivono i tedeschi - sono molto vicini ai risultati dell´EWG: al momento, guardando allo sviluppo attuale, sembra che questi siano i più realistici». C´è stata, insomma, una ingannevole sottovalutazione dell´andamento del prezzo e c´è una sopravvalutazione altrettanto insidiosa della capacità produttiva.

Passiamo all´uranio, il combustibile per l´energia nucleare. In un altro studio specifico elaborato dall´Energy Watch Group, si documenta che fino all´epoca della "guerra fredda" la domanda e la produzione sono salite in parallelo, per effetto delle riserve accumulate a scopi militari. Dal ‘90 in poi, invece, la domanda ha continuato a crescere mentre ora la produzione tende a calare per mancanza di materia prima. Anche in questo caso, come dimostra un grafico riassuntivo, le previsioni della IEA sulla produzione di energia nucleare si sono fortemente discostate dalla realtà.

Che cosa significa tutto questo, professor Rubbia? Qual è, dunque, la sua visione sul futuro dell´energia?

«Significa che non solo il petrolio e gli altri combustibili fossili sono in via di esaurimento, ma anche l´uranio è destinato a scarseggiare entro 35-40 anni, come del resto anche l´oro, il platino o il rame. Non possiamo continuare perciò a elaborare piani energetici sulla base di previsioni sbagliate che rischiano di portarci fuori strada. Dobbiamo sviluppare la più importante fonte energetica che la natura mette da sempre a nostra disposizione, senza limiti, a costo zero: e cioè il sole che ogni giorno illumina e riscalda la terra».

Eppure, dagli Stati Uniti all´Europa e ancora più nei Paesi emergenti, c´è una gran voglia di nucleare. Anzi, una corsa al nucleare. Secondo lei, sbagliano tutti?

«Sa quando è stato costruito l´ultimo reattore in America? Nel 1979, trent´anni fa! E sa quanto conta il nucleare nella produzione energetica francese? Circa il 20 per cento. Ma i costi altissimi dei loro 59 reattori sono stati sostenuti di fatto dal governo, dallo Stato, per mantenere l´arsenale atomico. Ricordiamoci che per costruire una centrale nucleare occorrono 8-10 anni di lavoro che la tecnologia proposta si basa su un combustibile, l´uranio appunto, di durata limitata. Poi resta, in tutto il mondo, il problema delle scorie».

Ma non si parla ormai di "nucleare sicuro"? Quale è la sua opinione in proposito?

«Non esiste un nucleare sicuro. O a bassa produzione di scorie. Esiste un calcolo delle probabilità, per cui ogni cento anni un incidente nucleare è possibile: e questo evidentemente aumenta con il numero delle centrali. Si può parlare, semmai, di un nucleare innovativo».

In che cosa consiste?

«Nella possibilità di usare il torio, un elemento largamente disponibile in natura, per alimentare un amplificatore nucleare. Si tratta di un acceleratore, un reattore non critico, che non provoca cioè reazioni a catena. Non produce plutonio. E dal torio, le assicuro, non si tira fuori una bomba. In questo modo, si taglia definitivamente il cordone fra il nucleare militare e quello civile».

Lei sarebbe in grado di progettare un impianto di questo tipo?

«E´ già stato fatto e la tecnologia sperimentata con successo su piccola scala. Un prototipo da 500 milioni di euro servirebbe per bruciare le scorie nucleari ad alta attività del nostro Paese, producendo allo stesso tempo una discreta quantità di energia».

Ora c´è anche il cosiddetto "carbone pulito". La Gran Bretagna di Gordon Brown ha riaperto le sue miniere e negli Usa anche Hillary Clinton s´è detta favorevole…

«Questo mi ricorda la storia della botte piena e della moglie ubriaca. Il carbone è la fonte energetica più inquinante, più pericolosa per la salute dell´umanità. Ma non si risolve il problema nascondendo l´anidride carbonica sotto terra. In realtà nessuno dice quanto tempo debba restare, eppure la CO2 dura in media fino a 30 mila anni, contro i 22 mila del plutonio. No, il ritorno al carbone sarebbe drammatico, disastroso».

E allora, professor Rubbia, escluso il petrolio, escluso l´uranio ed escluso il carbone, quale può essere a suo avviso l´alternativa?

«Guardi questa foto: è un impianto per la produzione di energia solare, costruito nel deserto del Nevada su progetto spagnolo. Costa 200 milioni di dollari, produce 64 megawatt e per realizzarlo occorrono solo 18 mesi. Con 20 impianti di questo genere, si produce un terzo dell´elettricità di una centrale nucleare da un gigawatt. E i costi, oggi ancora elevati, si potranno ridurre considerevolmente quando verranno costruiti in gran quantità».

Ma noi, in Italia e in Europa, non abbiamo i deserti…

«E che vuol dire? Noi possiamo sviluppare la tecnologia e costruire impianti di questo genere nelle nostre regioni meridionali o magari in Africa, per trasportare poi l´energia nel nostro Paese. Anche gli antichi romani dicevano che l´uva arrivava da Cartagine. Basti pensare che un ipotetico quadrato di specchi, lungo 200 chilometri per ogni lato, potrebbe produrre tutta l´energia necessaria all´intero pianeta. E un´area di queste dimensioni equivale appena allo 0,1 per cento delle zone desertiche del cosiddetto sun-belt. Per rifornire di elettricità un terzo dell´Italia, un´area equivalente a 15 centrali nucleari da un gigawatt, basterebbe un anello solare grande come il raccordo di Roma».

Il sole, però, non c´è sempre e invece l´energia occorre di giorno e di notte, d´estate e d´inverno.

«D´accordo. E infatti, i nuovi impianti solari termodinamici a concentrazione catturano l´energia e la trattengono in speciali contenitori fino a quando serve. Poi, attraverso uno scambiatore di calore, si produce il vapore che muove le turbine. Né più né meno come una diga che, negli impianti idroelettrici, ferma l´acqua e al momento opportuno la rilascia per alimentare la corrente».

Se è così semplice, perché allora non si fa?

«Il sole non è soggetto ai monopoli. E non paga la bolletta. Mi creda questa è una grande opportunità per il nostro Paese: se non lo faremo noi, molto presto lo faranno gli americani, com´è accaduto del resto per il computer vent´anni fa».

LA REPUBBLICA 30 MARZO 2008

Energia: Rubbia, adottare solare e nucleare senza uranio

22 ottobre 2008

Santiago del Cile. Il Premio Nobel per la Fisica italiano Carlo Rubbia ha sostenuto a Santiago del Cile, dove ha fra l'altro ricevuto una laurea honoris causa dalla locale Università cattolica, che per affrontare la crisi energetica "non bastano le politiche di risparmio", ma si devono esplorare altre vie, come il solare e il nucleare senza uranio.

In una conferenza sul tema 'Energia e ambiente nella cooperazione internazionale' pronunciata nella sede della Commissione economica per l'America latina (Cepal) dell'Onu, Rubbia ha sostenuto che si deve avanzare verso "una energia nucleare, non quella già conosciuta, ma una nuova", visto che l'uranio mostra già segni di esaurimento mentre il torio è un metallo ampiamente disponibile. Comunque, ha avvertito, questo nuovo stadio "sarà raggiungibile solo se si realizzerà una ricerca vasta e innovatrice". Per quanto riguarda l'energia solare, il Nobel italiano ha sottolineato che la sua utilizzazione "é facile come una bicicletta" e ha aggiunto che la ricerca in questo campo deve dirigersi verso "nuove possibilità di immagazzinamento", problema chiave per questo settore. ANSA

NOSTRO COMMENTO: Condividiamo in toto quanto espresso dal Prof. Rubbia. Non condividiamo invece gli accordi Berlusconi/Sarkozy per il nucleare.

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