UN DECLINO LENTO O VELOCE?
di Paolo Gila - 13 Ottobre 2012
L'Italia crolla. Va ridisegnata l'intera politica economica del Paese. E bisogna farlo subito
Fonte e Link: http://www.cadoinpiedi.it/2012/10/13/un_declino_lento_o_veloce.html#anchor
Secondo gli ultimi dati pubblicati dall'Istat, nel secondo trimestre dell'anno 2012 il nostro Prodotto Interno Lordo è calato del 2,6%. Dal confronto di una serie di dati raccolti a livello dei 27 Paesi dell'Unione Europea (Eurostat e altre fonti) emerge che dal 1995 al 2012, rispetto ai valori medi continentali (parametrati a 100 al 1995), l'Italia ha perso circa il 19% del Prodotto Interno Lordo, con un calo di oltre il 30% nella Produzione Industriale.
L'andamento dell'economia del nostro Paese manifesta una lunga curva discendente, tanto che si può ragionevolmente parlare di declino industriale. Nel periodo precedente al 1995 (lungo almeno tre decenni) l'economia italiana ha affrontato crisi anche profonde, con perdita di base produttiva e occupazionale, ma non ha mai messo in mostra un calo perdurante e profondo come quello che stiamo vivendo.
Le ragioni di questa tendenza sono da ricercarsi nei fattori critici che da più parti vengono messi in evidenza.
Dal punto di vista pratico basterà osservare che sono in atto alcune robuste tendenze, tra cui:
1) delocalizzazione industriale,
2) riduzione investimenti esteri in produzioni industriali in Italia,
3) contrazione base produttiva,
4) ridimensionamento della filiera industriale nel suo complesso.
La cilindrata del motore economico italiano si è ridotta e non è detto che possa tornare a crescere in breve tempo. Per questa ragione è fondamentale che si adottino cambiamenti dei paradigmi culturali, manageriali e sindacali, al fine di affrontare non un problema, ma una vera e propria emergenza.
Lo testimonia anche il risultato di una recente indagine della Confapi, secondo cui "entro la fine del 2012 una PMI su quattro sarà costretta ad effettuare tagli di personale perché le previsioni relative a ordini, fatturato e produzione sono caratterizzate da segno meno". In questo clima è ragionevole che la politica degli investimenti da parte degli imprenditori proceda a piccoli passi.
La difficoltà di ottenere prestiti e finanziamenti per avviare progetti innovativi viene a complicare il quadro. A questo punto è ovvio supporre che debba essere ridisegnata l'intera politica economica nazionale, nel senso che occorrerebbe individuare una "traiettoria di crescita", prima di parlare di "crescita". E' cioè importante avere una "visione" di ampio respiro e di lungo periodo.
Che assetto produttivo vogliamo dare all'Italia? Su quali settori si deve puntare strategicamente per rilanciare la base produttiva e occupazionale? Dobbiamo avere più PMI o dobbiamo far aumentare le dimensioni delle PMI per renderle più competitive sui mercati internazionali? Come Paese ci dobbiamo occupare più di energia, di trasporti o di manifattura tradizionale? La siderurgia: vogliamo tenerla o no? Il dibattito politico, su questi temi, langue.
Alcune nuove forze politiche cercano di porre in evidenza il problema, come il movimento fondato da Oscar Giannino che si prefigge appunto di "Fermare il Declino". E' auspicabile che su questi temi cresca non tanto e non solo il dibattito pre-elettorale, ma anche e soprattutto una visione di programma strategico, di grande respiro e dallo sviluppo lungo, che punti sull'innovazione come pilastro strategico. Non abbiamo bisogno di una Terza Repubblica, dopo una Prima mai morta e una Seconda mai compiuta. Abbiamo bisogno di lasciare questa palude melmosa.
Bisogna salire di livello e guardare il passato dall'alto. Per puntare ad un'Italia 2.0, che è un'altra cosa, un'altra storia. Un'altra vita. E' necessario divorziare dalle n-Repubbliche della giostra che continua a girare su se stessa con le stesse automobiline e gli stessi cavallini di cartapesta. E cercare un'altra strada con altre carrozze e altri guidatori che sappiano dove andare. Pena la corsa, lenta o veloce, verso il disastro.
NOSTRO COMMENTO: un gran bel articolo questo di Paolo Gila che vorrei condividere ma non posso. Mi chiedo: ma gli uomini che dovrebbero essere i protagonisti di questo cambiamento, dove sono? Dov’ è la politica? La politica ormai è morta e sepolta. Ci vorranno decenni e salti di generazione prima di ritrovare uomini e politica e, soprattutto, un po’ di moralità nella cosa pubblica. Queste da Noi sono utopie e tali resteranno. La realtà è che ci teniamo questa Italietta chissà per quanto tempo e con un grosso punto interrogativo su un immediato futuro migliore di questa “fogna” dove siamo caduti. In Italia le cose fanno un piccolo passo avanti ogni venti anni. Questo il tempo che dovrà passare prima che si intraveda un piccolo spiraglio di luce e, sempre che, nel frattempo, non ci prendiamo dalla gola. Non dimenticate che dopo “mani pulite” (son passati ormai tanti anni!) sembrava che le cose dovessero cambiare in meglio – forti degli errori del passato – invece siamo quì a fare una legge sulla corruzione. Io mi auguro di sbagliare queste mie previsioni, ne sarei felice, ma l’Italia di oggi, a mio avviso, è quasi irrecuperabile. Poi ci si è messa di mezzo anche l’Europa, lo spread e le banche e, allora, siamo senza speranza. Ad maiora Italia!