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04 luglio 2024
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La Pay-TV: una tassa sulle famiglie

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La Pay-TV protesta con una nota dell'ad italiano: raddoppiata la tassa sugli abbonati Così l'esecutivo colpisce oltre quattro milioni e mezzo di famiglie" (29-XI-2008) Crisi, sull'Iva Sky contro il governo "E' un'altra tassa sulle famiglie" Insorge anche il Pd: "Così il premier di Mediaset colpisce la concorrenza"

DAL SITO Repubblica.it, SI RIPORTA:

ROMA - Nel pacchetto anticrisi varato ieri dal governo c'è anche la sorpresa pay-tv. Vale a dire il raddoppio dell'Iva sugli abbonati. Decisione che da infuriare la tv di Murdoch, leader in Italia nel settore. Con tanto di nota ufficiale dell'amministratore delegato di Sky Italia Tom Mockridge.

I toni sono durissimi. "In una fase di crisi economica i governi lavorano per trovare una soluzione che aumenti la capacità di spesa dei cittadini e sostenga la crescita delle imprese con l'obiettivo di generare sviluppo e nuovi posti di lavoro. Ad esempio, questa settimana, il primo ministro inglese Gordon Brown ha annunciato una riduzione dell'Iva dal 17,5% al 15%. Ieri invece il governo italiano ha annunciato invece una misura che va nella direzione opposta: il raddoppio dell'Iva sugli abbonamenti alla pay-tv dal 10 al 20%".

Tom Mockridge dunque non usa mezzi termini nel criticare la norma approvata ieri dal Consiglio dei ministri. E ricorda che "dal 2003 Sky ha costantemente investito in Italia trainando la crescita dell'intero settore televisivo, grazie a questi investimenti e senza sussidi da parte del governo".

Inoltre, prosegue, "Sky oggi dà lavoro direttamente ad oltre 5000 persone e ad altre 4000 nell'indotto, più del triplo del totale dei dipendenti sommati di stream e tele+ nel 2003. Con la decisione annunciata ieri le tasse generate grazie agli abbonati di Sky cresceranno a 580 milioni di euro, una crescita evidentemente in contrasto con l'affermazione del governo che questo pacchetto 'sostiene lo sviluppo delle imprese'".

Dunque, puntualizza, "deve essere chiaro che questo provvedimento è un aumento delle tasse per le oltre 4.6 Milioni di famiglie italiane che hanno liberamente scelto i programmi di Sky. Informeremo immediatamente i nostri oltre 4,6 milioni di abbonati di questa decisione del governo di aumentare le loro tasse, affinchè in questi tempi difficili abbiano chiaro che cosa sta accadendo alla loro capacità di spesa".

Ma il provvedimento non è piaciuto neppure al Partito democratico, che denuncia il palese conflitto d'interessi. "Il raddoppio dell'Iva per la tv a pagamento inserito a sorpresa nel decreto anti crisi del governo ha tutta l'aria di un blitz contro Sky, il principale concorrente privato di Mediaset", denuncia Paolo Gentiloni, responsabile comunicazione del Pd.

"L'azienda di proprietà della famiglia Berlusconi - aggiunge - non è infatti coinvolta dall'aumento visto che la norma del 1995 abrogata ieri riguarda solo la tv via satellite e via cavo. L'eventuale coinvolgimento di Mediaset, lamentato dall'azienda di Cologno ieri a tarda sera, sarebbe comunque insignificante perché relativo non alle carte prepagate del calcio ma soltanto agli abbonamenti mensili per alcuni canali digitali. In pratica, anche se fosse vero questo coinvolgimento, sarebbe infinitesimale".

"In ogni caso - conclude Gentiloni - sarebbe molto grave che ad essere colpiti dal blitz governativo fossero alla fine i quasi 5 milioni di abbonati a Sky. Nei prossimi giorni ci rivolgeremo alle Autorità di garanzia per verificare se la norma anti Sky non è un caso classico di quel 'sostegno privilegiato' all'azienda di proprietà di Berlusconi che è vietato anche dalla nostra blanda normativa sul conflitto di interessi".

E all'attacco va anche il ministro ombra dell'Economia Pierluigi Bersani. "L'onorevole Berlusconi - si chiede ironicamente - era presente al Consiglio dei ministri che ha approvato il decreto anti crisi? In quel decreto c'è una tassa sulla pay-tv che pagheranno milioni di famiglie e che pesa uno per le aziende del presidente del Consiglio e cento per un suo concorrente". "Benché ci si siamo ormai abituati a tutto - aggiunge Bersani - voglio credere che una simile stortura del mercato non passi inosservata. Sarà una buona occasione per sapere quanti liberali ci sono in Parlamento".

NOSTRO COMMENTO: Non è che mi sia mai strappato i capelli più di tanto per SKY (leggi altri articoli su questo stesso Blog) il cui comportamento nei confronti degli abbonati non è stato sempre corretto. (Vedi articolo sotto) Però il dispetto del Cavaliere di aumentare l’IVA dal 10% a 20% frega, non tanto SKY, che gestisce miliardi, quanto le famiglie italiane utenti di SKY. Quelli che come me non fanno disdetta dell’abbonamento, pagheranno l’IVA maggiorata del 10% . Ma, personalmente, preferisco pagare il 10% in più anzicchè vedere le Reti Mediaset ed Emilio Fede! Voi che ne dite? Certo che quella miseria dei 200 Euro l’anno per coloro che percepiscono un reddito di 15.000 euro fa solo ridere ,anzi, piangere. Con una mano fanno l’elemosina alle classi meno abbienti e con l’altra incamerano il raddoppio dell’IVA: perché SKY ce l’hanno quasi tutti. Una vera Vergogna! E il Cavaliere colpisce la concorrenza come dice il PD. In bocca al lupo Italia! Di bene in meglio!

Sky perde la battaglia sulle spese per recedere dall'abbonamento, l'Adiconsum contro le promozioni natalizie pubblicato: martedì 25 novembre 2008 da Notuno in: Notizie Pay Tv Sky

DA TV BLOG:IT SI RIPORTA:

Si conclude, probabilmente in maniera definitiva, la battaglia delle Associazioni dei Consumatori contro le penali previste da Sky in caso di recesso dall’abbonamento. Come noto l’azienda si rifiutava di applicare in pieno la normativa stabilita dal Decreto Bersani e applicava delle salate penali agli abbonati che chiedevano la disdetta dal contratto prima della scadenza naturale. L’Authority per le Comunicazioni aveva imposto a Sky di applicare le condizioni previste dal decreto prelevando all’abbonato una cifra molto limitata, 10 euro e 48 cent.

Sky Italia aveva annunciato che solo in via temporanea avrebbe applicato la Delibera dell’Authority, ma nel contempo vi si era opposta con un ricorso urgente al Tar. Il Tribunale amministrativo ha bocciato il ricorso, in questo modo Sky è ora obbligata a non richiedere nulla a quanti disdicano l’abbonamento al termine dei 12 mesi previsti, se la comunicazione giunge 30 giorni prima di tale data, e a pretendere il pagamento dei 10.48 Euro per tutti gli abbonati che richiedano la disdetta in un qualsiasi altro momento.

Adiconsum ha però fatto sapere di non essere ancora soddisfatta, Sky infatti continua, a loro dire, nel disapplicare l’art. 57 del Codice del Consumo che specifica come non sia possibile ritenere una forma di “assenso” la mancata risposta dall’abbonato. La formula del “silenzio assenso” è applicata da Sky per il rinnovo automatico, di anno in anno, degli abbonamenti e, cosa ancora più grave secondo l’Associazione dei Consumatori, anche nel caso di promozioni limitate nel tempo come quella lanciata in coincidenza con le festività natalizie.

L’offerta, abbondantemente promossa in questi giorni su tutti i giornali e le reti tv, permettono una prova gratuita di 3 mesi di tutti i pacchetti di Sky, ma può essere applicata solo per quanti richiedano l’attivazione annuale degli stessi pacchetti e che devono tassativamente comunicare via raccomandata la loro intenzione eventuale di non mantenere l’abbonamento prima della scadenza della prova gratuita.

Adiconsum raccomanda tutti gli abbonati a provvedere sempre a comunicare con l’azienda tramite raccomandata e a non “fidarsi” delle comunicazioni verbali al call center del servizio abbonati.

NOSTRO COMMENTO: FATE SEMPRE RACCOMANDATE R.R. QUANDO INTERLOQUITE CON SKY DICEVANO I LATINI: “VERBA VOLANT, SCRIPTA MANENT”

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