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27 novembre 2024
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ANNA POLITKOVSKAJA

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LA CECENIA STORIA – ANNA POLITKOVSKAJA

(Fonte Wikipedia)

Riteniamo di fare cosa gradita mandare in onda i video tratti da YOUTUBE di ANNA POLITKOVSKAJA. Documentiamoci prima sugli avvenimenti Ceceni per dare la possibilità al lettore di rendersi conto (Fernando)

 

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La Repubblica Cecena (in russo Чеченская Республика, in ceceno Нохчийн Республика/Noxçiyn Respublika), nota anche come Cecenia (in russo Чечня, in ceceno Нохчичьо/Noxçiyçö), è una repubblica autonoma della Federazione Russa. Confina a nordovest con il Kraj di Stavropol', ad est e nordest con la repubblica del Daghestan, a sud con la Georgia e ad ovest con le repubbliche dell'Inguscezia e dell'Ossezia del Nord. Si trova sulle montagne del Caucaso settentrionale nel distretto federale meridionale della Federazione Russa.

La prima traccia della presenza di soldati russi in territorio ceceno si ha nel 1577 quando i cosacchi si stabilirono nella regione del Terek. Parte dell'impero russo dal 1783, anche se con periodiche ribellioni (Imamato del Caucaso), Cecenia ed Inguscezia furono inglobate nella Repubblica Autonoma Socialista Sovietica Ceceno-Inguscia alla nascita dell'Unione Sovietica. Durante la Seconda guerra mondiale, i ceceni insorsero contro i russi e si allearono con i tedeschi, ma una volta che l'Armata Rossa ebbe ricacciato le truppe nemiche, Stalin ordinò una durissima punizione. Il 23 febbraio 1944 con l'Operazione Lentil in una sola notte un milione di cittadini ceceni vennero deportati dal governo centrale sovietico nella repubblica sovietica del Kazakhstan. Fu loro concesso di ritornare alla loro regione d'origine solo nel 1957.

La prima guerra cecena (1991-1996)

Dopo il collasso dell'Unione Sovietica in Cecenia nacque un movimento indipendentista che entrò in conflitto con la Russia, non disposta a riconoscere la secessione della Cecenia. Tra i motivi dell'opposizione russa vi sono anche la produzione petrolifera locale e soprattutto il passaggio sul territorio ceceno di petrodotti e gasdotti. Džokhar Dudaev, il presidente nazionalista della repubblica cecena, dichiarò l'indipendenza della nazione dalla Russia nel 1991. Nella sua campagna elettorale presidenziale del 1990 Boris Eltsin aveva promesso di riconoscere le richieste di autonomia amministrativa e fiscale dei governi federati, spesso disegnati su base etnica in epoca sovietica e il 31 marzo 1992 la Duma (presieduta da Ruslan Khasbulatov, un ceceno) approvò una legge in tal senso, in base alla quale Eltsin e Khasbulatov firmarono il Trattato della Federazione (Russa), che definiva la divisione dei poteri fra i due livelli di governo, con 86 degli 88 territori interessati. Il Tatarstan firmò nella primavera del 1994, mentre nel caso della Cecenia, che rifiutava di ritirare la dichiarazione di indipendenza, nessuna delle due parti tentò seriamente di trattare. Nel 1994 il presidente russo Boris Eltsin inviò 40.000 soldati nella repubblica per impedirne la secessione e dando avvio alla prima guerra cecena. La Russia si è trovata presto in una situazione difficile, paragonabile a quella già sperimentata in Afghanistan. Le sue truppe mal equipaggiate e poco motivate subirono sconfitte anche notevoli ad opera dei ribelli ceceni. Le truppe russe riuscirono a prendere il controllo di Groznyj, la capitale, solo nel febbraio del 1995, e a uccidere Dudaev il 21 aprile 1996 tirando intenzionalmente un missile sul luogo in cui si trovava.

A fine agosto 1996 Eltsin si accordò con i leader ceceni per un cessate il fuoco (firmato a Khasavyurt, in Daghestan) che portò nel 1997 alla firma di un trattato di pace. Alla fine della prima guerra russo-cecena (1991-96) viene eletto come primo Presidente della Cecenia Aslan Maskhadov, il comandante delle forze ribelli che firmò con il generale Aleksandr Lebed la tregua con le forze armate russe. Aslan Maskhadov è stato eletto con un mandato quadriennale in un'elezione tenuta sotto monitoraggio internazionale nel gennaio 1997, quando i separatisti rappresentavano una forza maggioritaria. Tuttavia una grave crisi economica, le continue azioni terroristiche di Shamil Basayev e la perdurante presenza di "signori della guerra" che sostituivano anche completamente l'autorità governativa ridimensionarono fortemente la figura del comandante Maskhadov.

La seconda guerra cecena (1999-2006)

Il conflitto tornò a divampare nel 1999, annullando de facto il trattato esistente, dando inizio alla seconda guerra cecena. Nell'agosto 1999, Shamil Basayev decideva di allargare lo spettro del conflitto al vicino Daghestan. A nulla sono serviti i tentativi di Aslan Maskhadov di ridurlo a più miti consigli. Più tardi Basayev fu autore del sequestro del Teatro Dubrovka nel 2002 e della Strage di Beslan nel 2004. Le truppe russe invasero la Cecenia nell'ottobre 1999, radendo al suolo la capitale Grozny. Nel 2001, Maskhadov promulgava un decreto che ne prorogava la carica per un altro anno. Non gli fu tuttavia possibile partecipare alle elezioni presidenziali del 2003, dato che i partiti separatisti furono posti fuori legge e che su di lui pendeva l'accusa di far parte di forze separatiste: Maskhadov fu costretto a ritirarsi sulle montagne. Dopo l'uccisione di Aslan Maskhadov ad opera dei servizi russi (avvenuta il 9 marzo 2005), il nuovo capo dei separatisti divenne Abdul Halim Sadulayev, esponente di quella "nuova guardia" stanca dei silenzi dell'Occidente e che non esitò nel settembre del 2005 a destituire i vecchi ministri del defunto Maskhadov, sostituendoli con personaggi più estremisti come Shamil Basayev. Il 17 giugno 2006 le truppe speciali russe hanno ucciso Sadulayev e il 9 luglio 2006 Shamil Basayev, l'uomo più ricercato in Russia, leader della guerriglia cecena, nel corso di un'operazione delle forze speciali russe, è stato ucciso insieme ad altri guerriglieri che si trovavano con lui in Inguscezia. La maggior parte della Cecenia è attualmente sotto il controllo dei militari federali russi. Dopo il massacro di Beslan nei media italiani non si è più sentito parlare della causa indipendentista Cecena, a partire dal 2007, anno al quale risale l'ultimo atto rivendicato dal movimento indipendentista.

Politica

La Cecenia è ufficialmente una Repubblica federata alla Federazione Russa, la cui Costituzione regionale è entrata in vigore il 2 aprile 2003, dopo un referendum tenutosi il 23 marzo 2003. Il referendum è stato però bollato come "farsa" da molte ONG, come anche larga parte delle tornate elettorali tenutesi in Cecenia dal 1999 in poi.

Sin dal 1990 la repubblica cecena è stata al centro di conflitti legali, militari e civili riguardanti la sua indipendenza. L'attuale governo recepisce la maggior parte delle leggi della precedente Repubblica socialista sovietica, della successiva Repubblica cecena e della Federazione Russa. Questo compromesso viene visto da alcuni come troppo pro-federale. A dispetto dell'opinione corrente, la maggior parte dei cittadini ceceni vede la propria Repubblica come parte della Federazione Russa (oltre il 70% anche secondo sondaggi di fonte indipendente e anti-russa)[senza fonte].

Il 5 ottobre 2003 Akhmad Kadyrov, uno dei primi leader della guerra separatista - visto oggi dai separatisti come un traditore - è stato eletto Presidente della Repubblica con l'83% dei consensi. L'OSCE ha tuttavia segnalato brogli elettorali e atti di intimidazione da parte dei soldati russi, nonché l'esclusione delle liste separatiste dalla contesa elettorale. A capo del Consiglio di Sicurezza ceceno è salito Rudnik Dudaev, mentre Anatolij Popov è diventato Primo Ministro.

Il 9 maggio 2004, Kadyrov è stato ucciso in uno stadio di Groznyj con una mina posta nella tribuna d'onore fatta esplodere durante una parata a commemorazione della vittoria sovietica della seconda guerra mondiale. Sergei Abramov ne ha assunto le funzioni ad interim dopo l'attentato.

Il 29 agosto 2004 si è tenuta una nuova elezione presidenziale. Stando alla commissione elettorale cecena, Alu Alkhanov, ex ministro dell'interno, ha ricevuto il 74% dei consensi. L'affluenza alle urne è stata dell'85,2%. Alcuni osservatori, quali il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e la Federazione Internazionale dei Diritti Umani di Helsinki, nonché i partiti di opposizione hanno contestato l'elezione citando, tra le altre cause, anche la mancata accettazione della candidatura del principale oppositore Malik Sadulayev dovuta a vizi di forma.

Anche la conduzione dell'elezione è stata contestata, senza tuttavia l'apertura di contestazioni formali. Le elezioni sono state sorvegliate nel loro svolgimento dalla Comunità di Stati Indipendenti e dalla Lega Araba. Gli osservatori occidentali, benché invitati, non hanno partecipato all'osservazione.

Il 4 marzo 2006 il primo ministro Sergei Abramov muore in un incidente stradale a Mosca. Viene sostituito dal vice-primo ministro Ramzan Kadyrov.

Durante gli anni della guerra l'economia cecena è collassata. Il prodotto interno lordo, se fosse attendibilmente misurabile, risulterebbe essere una frazione di ciò che era prima delle guerre. I problemi dell'economia cecena hanno anche impatto sull'economia federale russa - molti crimini finanziari negli anni '90 sono stati commessi da (o con la copertura di) organizzazioni finanziarie cecene. La Cecenia è all'interno della Federazione Russa la regione in cui si registrano i maggiori movimenti di capitali da dollari a rubli. Consistente è il giro di dollari USA falsi. I separatisti hanno previsto l'introduzione di una valuta locale, il Nahar, ma l'esercito federale russo finora l'ha impedita.

Tra gli effetti della guerra rientra la distruzione di circa l'80% del potenziale economico della Cecenia. L'unico settore industriale che è stato finora ricostruito è l'industria petrolifera. Nel 2003 la produzione locale è stata stimata in circa 1,5 milioni di tonnellate (circa 30.000 barili al giorno) contro la produzione massima degli anni '80 di circa 4 milioni di tonnellate. La produzione del 2004 rappresenta circa lo 0,6% della produzione totale russa.

Il tasso di disoccupazione è al 76%. Nonostante qualche miglioramento, baratto ed espedienti sono praticati da gran parte della popolazione.

Secondo il governo federale russo, sono stati spesi dal 2000 ad oggi oltre 2 miliardi di dollari per la ricostruzione dell'economia cecena. Tuttavia, secondo l'equivalente russo della Corte dei Conti (Sčotnaja Palata) non più di 350 milioni di dollari sono stati spesi come pianificato.

Popolazione

La maggior parte dei ceceni è di religione musulmana sunnita; la regione vi fu convertita tra il XVI secolo ed il XVIII secolo.

Alla fine dell'era sovietica i russi rappresentavano il 23% circa della popolazione (269.000 nel 1989), tuttavia la guerra ed i conflitti sociali hanno spinto molti russi a lasciare il paese. Alla fine degli anni '90 ne rimanevano nel paese circa 60.000.

Le lingue usate nella repubblica sono la lingua cecena e la lingua russa. La lingua cecena appartiene alla famiglia linguistica Vaynakh, o del Caucaso centro-settentrionale, che include anche le lingue inguscia e batsb. Alcuni ricercatori collocano questa famiglia linguistica in una super-famiglia ibero-caucasica.

La Cecenia ha una tra le popolazioni più giovani della Federazione Russa, la cui popolazione sta generalmente invecchiando. Nei primi anni '90 era una tra le poche regioni la cui popolazione cresceva in modo naturale. Popolazione 1.103.686 (2002) (Fonte Wikipedia)

Anna Politkvskaja

Anna Politkovskaja viene ritrovata morta il 7 ottobre 2006 nell'ascensore del suo palazzo a Mosca. La polizia rinviene una pistola Makarov PM e quattro bossoli accanto al cadavere. Uno dei proiettili ha colpito la giornalista alla testa. La prima pista seguita è quella dell'omicidio premeditato ed operato da un killer a contratto. Il mandante è ancora oggi sconosciuto.[8]

L'8 ottobre, la polizia russa sequestra il computer della Politkovskaja e tutto il materiale dell'inchiesta che la giornalista stava compiendo. Il 9 ottobre, l'editore della Novaja Gazeta Dmitry Muratov afferma che la Politkovskaja stava per pubblicare, proprio il giorno in cui è stata uccisa, un lungo articolo sulle torture commesse dalle forze di sicurezza cecene legate al Primo Ministro Ramsan Kadyrov (chiamate dispregiativamente kadiroviti). Muratov aggiunge che mancano anche due fotografie all'appello. Gli appunti non ancora sequestrati vengono pubblicati il 9 ottobre stesso, sulla Novaja Gazeta.[9]

I funerali si svolgono il 10 ottobre presso il cimitero Troekurovskij di Mosca. Più di mille persone - fra cui i colleghi e semplici ammiratori della giornalista - partecipano alla cerimonia funebre.

Tra i partecipanti alle esequie c'è anche il leader politico radicale Marco Pannella[10], amico personale di Anna Politkovskaja[11], nonché unico politico italiano a prendere parte. Nessun rappresentante del governo russo però vi partecipa

Assolti gli assassini di Anna Politkovskaya

Fonte:ladygroove71b

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Gli assassini di Anna Politkoskaya sono stati assolti. Oggi la sentenza che ha decretato che non c'è alcun colpevole dell'omicidio della giornalista di Mosca, uccisa il 7 ottobre 2006 all'età di 48 anni. Agli effetti, dunque, si sarebbe suicidata, si è praticamente sparata da sola.

Imputati l'ex dirigente della polizia moscovita Serghei Khadzhikurbanov, accusato di essere l'organizzatore del delitto per conto di un mandante non ancora identificato; dei fratelli ceceni Dzhabrail e Ibragim Makhmudov, presunti 'pedinatori' della giornalista - un terzo fratello, Rustan, è ricercato all'estero come presunto killer. A Pavel Riaguzov erano contestati reati minori insieme allo stesso Khadzhkurbanov: abuso d'ufficio ed estorsione. Riaguzov, in particolare, avrebbe fornito l'indirizzo della Politkovskaia al gruppo ceceno.

"Certe volte, le persone pagano con la vita il fatto di dire ad alta voce ciò che pensano. Infatti, una persona può perfino essere uccisa semplicemente per avermi dato una informazione. Non sono la sola ad essere in pericolo e ho esempi che lo possono provare"


NOSTRO COMMENTO: Una donna che s’immolò per difendere le proprie idee di verità, di giustizia e di democrazia. Un esempio da imitare. Fate girare questi video.

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