Web, altre regole non sono necessarie
la rete non è stata nè causa nè strumento della violenza di domenica.
Dal corriere.it, si riporta:
"Lanciarsi contro Internet perché qualcuno scaglia un souvenir appuntito al presidente del Consiglio appare bizzarro. La Rete non è stata né causa né strumento della violenza di domenica. E’ stato però il teatro delle conseguenze. Brutte. La crudeltà di chi festeggia il dolore altrui. La vigliaccheria di chi sparla e non firma.
Per anni abbiamo difeso Internet distinguendo tra il mezzo e il messaggio (se qualcuno ci offende al telefono, non diamo la colpa al telefono; se qualcuno delira su Internet, perché prendersela con Internet?). Oggi — bisogna ammetterlo — le cose sono cambiate. Le interazioni del web 2.0 (blog, forum, chat, Wikipedia, YouTube, Facebook, Myspace, Twitter, eBay...) hanno creato un mondo. Internet non è più, come negli anni 90, un binario su cui viaggiano insieme il bene e il male (la solidarietà e la pedofilia, l’amicizia e la xenofobia). Luca Sofri lo ha spiegato ieri su wittgenstein. it : «Quando il mezzo ha una potenza quantitativa straordinaria, questa si riverbera sulla qualità delle cose e determina cambiamenti. Limitarsi a definirlo 'neutro' non è sufficiente».
Ci sono, poi, alcune caratteristiche italiane. Internet raccoglie giovani umori anti-berlusconiani che, in tv, non arriveranno mai; e sui giornali non hanno più (o ancora) voglia di arrivare. Alcuni legittimi e articolati; altri aggressivi e sgangherati. Ma è curioso notare come umori simili appaiano nei siti d’informazione, nei blog e nei social networks internazionali. I commenti, dopo l’aggressione di piazza Duomo, sono divisi quanto in Italia, se non peggio. Conduco Italians da 11 anni, conosco gli umori che girano nella Rete. So che esiste un cuore oscuro di Internet, ma ho imparato ad apprezzarne l’anima chiara e pulita. La Rete è il luogo dove qualcuno strilla «Ecce (d)uomo!», credendo d’essere spiritoso; ma dove Sabina Guzzanti, che spiritosa è davvero, ha messo frasi di buon senso nel suo blog. Facebook è il posto dove il gruppo «fan di Massimo Tartaglia» contava 68 mila iscritti, il giorno dopo l’aggressione; ma ora è sparito e altri gruppi che inneggiano allo squilibrato armato di souvenir sono rimasti senza amministratore. Lo stesso è accaduto ai gruppi farlocchi che, dopo aver cambiato nome, inneggiavano a Berlusconi. Chiusi. Twitter, che qualche giorno fa ha esordito anche in italiano, è il luogo dove si trovano centinaia di rimandi interessanti e commenti fulminanti in molte lingue. Quelli volgari e violenti basta non seguirli più (unfollow). Morale? Anche gli imbecilli hanno facoltà a esprimere la propria opinione, e in questi giorni — bisogna dire — se ne sono avvalsi. Basta non insultare, diffamare o minacciare. Per chi commette questi reati, ci sono la polizia postale e i magistrati. Vogliamo combattere gli eccessi di Internet? Benissimo: rendiamo più efficaci e rapidi i tribunali. Ma forse è meglio non dirle queste cose, in Italia. Appena si parla di giustizia, infatti, molti insultano e minacciano. Non in Rete: in Parlamento.
NOSTRO COMMENTO: La rete non c’entra con l’aggressione a Berlusconi. Se poi si vuole approfittare di questo triste evento accaduto a Berlusconi per bendare la rete è un altro discorso. In rete c’è di tutto come del resto nella Società civile. Ci sono le persone per bene, ci sono i delinquenti, ci sono i truffatori, c’è di tutto e di più. In genere il traffico si regola da solo senza conseguenze di rilievo. In ogni caso se si scantona, come nella circostanza, ci sono già le leggi ad hoc, la polizia postale e i magistrati. Occorre solo servirsene quando il caso lo richiede. Dare un giro di vite alla rete, in questo momento, a nostro sommesso avviso, è commettere un grosso errore che potrebbe, oltre ad alimentare ancor di più la tensione esistente nel Paese, far passare per delle vittime e dei martiri coloro che inneggiano alla violenza. Se esistono gruppi eversivi o gente che inneggia alla violenza, è sufficiente applicare le leggi attuali e far chiudere definitivamente i siti. Ripeto le leggi attuali lo prevedono. Non c’è bisogno di farne delle altre che potrebbero limitare la libertà di informazione e di pensiero come si è visto con altre precedenti proposte di legge tendenti a regolare il traffico su Internet che non statuivano niente di buono. Mi auguro che prevalga il buon senso anche se ci spero poco!