Web al guinzaglio, desiderio di governo
di Aaron Pettinari - 16 dicembre
2009 (Fonte: Antimafia2000.it)
Roma. Ancora una volta un decreto legge. Ne ha già realizzati molti il governo Berlusconi. Uno più, uno meno cosa importa? Non bastano proposte di riforma della giustizia, processi brevi, leggi “ad personam”, ora è necessario il ddl di riforma della comunicazione.
Attenzione! Non si parla del conflitto d'interessi (non sia mai) ma di un ddl volto a dettare le nuove regole per internet.
Un vero regalo di natale per azzerare il diritto di opinione e di critica, perché è questo il vero rischio che si corre.
Il provvedimento è abbastanza complesso, 100 pagine di articoli e commi vari, e una volta approvato dal Consiglio diventerà legge senza il passaggio in Parlamento per verifiche o correzioni.
In particolare si sancirebbe che il Garante delle Comunicazioni dovrà scrivere un regolamento sui servizi diffusi in «diretta continua su Internet» anche con la tecnica del livestreaming e che, sulla base di questo regolamento, il governo autorizzerà i servizi.
Niente più eventi “free” in diretta on line quindi. Niente più “No B day”, “Vaffa day”, “Passaparola” ed affini per tutti. Chi vuole assistere ad un evento dovrà farlo di persona. Oppure si dovrà sperare nel “bollino blu” di garanzia che autorizzi la visione. E' anche così che si mette il bavaglio all'informazione. Nello specifico i siti che vorranno trasmettere eventi musicali o sportivi e manifestazioni di qualsiasi tipo dovranno ricevere un'autorizzazione e l'iscrizione ad un particolare registro.
Ma il decreto legge non interverrebbe solo in questo campo. A detta dei promotori una tale normativa sarebbe necessaria come deterrente contro chi veicola sul web messaggi di violenza “come quelli lanciati su Facebook contro il premier dopo l'aggressione a Milano” e “contro chi si comporta in modo facinoroso nelle manifestazioni ai danni di chi le ha organizzate”.
A preannunciarla è stato lo stesso Ministro degli Interni Roberto Maroni durante l'informativa sui fatti del Duomo.
E' chiaro che la materia rappresenti un vero campo minato. Nelle parole Maroni vorrebbe rendere più difficile raggiungere i siti che contengono messaggi violenti, attraverso il ricorso a dei filtri. Per chi si macchia di istigazione a delinquere e apologia di reato scatterebbe subito una sanzione pecuniaria. Un'altra via potrebbe essere il rafforzamento dell'intervento della magistratura per sanzionare chi aizza all'attacco. In un caso o nell'altro resta però da capire quali saranno i vincoli per stabilire il limite per far scattare il reato.
Eppure il nostro Stato è già in possesso di anticorpi contro certi fatti. Diffamazioni, apologie di reato, stalking via rete, tutti reati per cui si viene processati e, se si è colpevoli, si viene condannati quando sono compiuti tramite i propri blog o sui social network. Anche Facebook si è attivata da tempo per la rimozione dei contenuti violenti presenti nelle proprie pagine.
Il rischio rappresentato da questo nuovo ddl è molto semplice. Quella che viene fatta passare come la semplice necessità di ridurre gli atti di violenza in internet può facilmente sfociare in un'esigenza di controllo della libertà d'espressione nella rete. L'opposizione è già scattata sull'attenti per una norma che presenta segnali di “oscurantismo e repressività” fino a negare le più elementari libertà da quella di espressione e pensiero, al diritto d'informazione. Una serie di limitazioni che, se applicate, potrebbero portarci allo stesso livello di nazioni come Cina o Iran (dove la navigazione è tanto imbrigliata da diventare praticamente impossibile) alla faccia della democrazia e della carta costituzionale.
NOSTRO COMMENTO: Dare un giro di vite alla rete, in questo momento, a nostro sommesso avviso, è commettere un grosso errore che potrebbe, oltre ad alimentare ancor di più la tensione esistente nel Paese, far passare per vittime e martiri coloro che inneggiano alla violenza. Se esistono gruppi eversivi o gente che inneggia alla violenza, è sufficiente applicare le leggi attuali e far chiudere definitivamente i siti. Non occorre fare altro!
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