Il DUELLO
D'Alema, sfogo dopo gli attacchi «Io sono un politico, altri no» Veltroni teme uno scambio sulla legge elettorale. Ma gli ex ppi non lo seguono Dal Corriere.it, si riporta:
«Possibile che se un poveretto in questo Paese si azzarda a dire che bisogna discutere delle regole gli devono subito dare dell'inciucista?
L'ex segretario del Pd ce l'ha proprio con D'Alema. «E' assolutamente strumentale: non si può dire una volta che Berlusconi deve essere ridotto a fare il mendicante e poi un'altra trattarlo come se fosse De Gasperi. E' allucinante». E' un fiume in piena Veltroni, mentre torna dal convegno della corrente Pd di Area democratica che si è tenuto a Cortona. Già lì aveva detto la sua e ora rincara la dose: «Io credo che si debba essere seri e coerenti in politica. Invece che succede? Succede che prima dici sì alla Santa Alleanza con Fini e Casini e chissà chi altro per opporti a Berlusconi e dopo qualche giorno, come se niente fosse, annunci che vuoi riformare la Costituzione con il premier». D'Alema la pensa in maniera assai differente, per non dire opposta. Secondo l'ex presidente del Consiglio «la vera discriminante è tra essere uomini politici e non esserlo». In questo senso, a suo giudizio, «persone che hanno formazioni diverse si possono avvicinare».
Il riferimento è a Casini. A quel Casini che ha proposto a Berlusconi di limitarsi al legittimo impedimento mettendo da parte il processo breve. Ossia quella che D'Alema chiama scherzando (ma fino a un certo punto) «l'indecenza meno indecente». L'ex premier vuole imprimere una svolta al suo partito. Che non consiste certo nel votare il legittimo impedimento, ma nel creare le condizioni per giocare la partita delle riforme. E su questo terreno sembra agire di sponda con Casini. Ma tutto ciò ha riaperto ferite non ancora rimarginate nel Partito democratico e allargato fossati. Ancora una volta ci si divide, nel Pd. Da un lato Veltroni e il capogruppo alla Camera Dario Franceschini con la loro componente di minoranza (molto agguerrita), dall'altro i D'Alema, i Latorre e, in estrema sintesi, anche il segretario Pier Luigi Bersani, cui il ruolo consiglia però maggior prudenza onde evitare di spaccare il partito a due mesi dal suo insediamento. Per questa ragione il leader dà un colpo al cerchio e uno alla botte e non si espone poi troppo. E in questo nuovo tormentone del centrosinistra si assiste a scomposizioni e ricomposizioni. Franco Marini, per esempio, ha preso le distanze dalla minoranza. Non solo perché non è andato a Cortona. L'ex presidente del Senato ragiona in modo assai simile a quello di D'Alema, anzi, si spinge anche più in là. E' «favorevole alla versione costituzionale» del Lodo Alfano. Su Antonio Di Pietro ne dice di cotte e di crude: «Basta andargli appresso», esorta Marini ogni volta che può. E poi c'è il responsabile del Welfare, Beppe Fioroni, ex ppi pure lui, che dalla corrente di minoranza non se n'è andato, ma che prende le distanze da certe prese di posizione di Veltroni e Franceschini.
«E' chiaro — spiega il parlamentare del Pd — che la spina giustizia fa molto male a Berlusconi e che lui non può certo pensare che siamo noi a levargliela. Questo non ce lo può proprio chiedere. Ciò detto, se lui accetta le nostre proposte in materia di riforme (sia quelle sociali che quelle istituzionali) e se lui rinuncia al presidenzialismo, e fa il legittimo impedimento, noi non glielo votiamo, ma non facciamo l'opposizione con la bomba atomica. Non possiamo continuare a essere ossessionati dal fatto che Di Pietro compete con noi per strapparci tre tifosi: da lui pretendiamo il rispetto dovuto al fatto che siamo il più grande partito di opposizione. E allora, invece di interrogarci su che cosa fa il Pd senza di lui, si interroghi Di Pietro su dove va senza di noi». Insomma, dalle parole di Fioroni si evince come la questione sia molto chiara. E si deduce facilmente perché diventa inevitabile che di fronte alla possibilità che risorga un clima da Bicamerale il Pd si spacchi. E Fioroni ha un bell'esortare i suoi compagni di corrente a «non essere un partito nel partito». Le cose stanno esattamente così e le ultime vicende di questi giorni lo testimoniano con assoluta chiarezza: i Pd sono due e ridurli a uno, al momento, appare impresa improba. Maria Teresa Meli 20 dicembre 2009
NOSTRO COMMENTO: Ecco perché Berlusconi vince le elezioni! Quando si assiste a queste scenette da zitelle come si può sperare di fare opposizione seria. Ma dico io Veltroni aveva dichiarato di andare in Africa e non interessarsi di Politica dopo il fallimento della sua linea e delle elezioni in Sardegna e, soprattutto, della responsabilità che gli Italiani che ricordano non gli perdoneranno tanto facilmente di avere riesumato il Cavaliere (leggi il mio articolo “Il ritorno del Cavaliere” Categorie: “esclusivi”) Perché questo rientro? Se non è riuscito quando aveva una maggioranza nell’ambito del PD cosa crede di poter fare oggi con Bersani Segretario? Secondo Noi: Niente! Chi lo segue? Nessuno! E allora? Allora Le diamo un consiglio. Veda di andare veramente in Africa On.le Veltroni se non vuole scomparire completamente dallo scenario politico. Gli Italiani si sono rotte le scatole di vedere sempre le stesse facce che ruotano continuamente creandosi sempre nuove verginità. Hanno necessità e diritto di avere un ricambio. Vogliono gente nuova. Lei, per caso si sente nuovo della politica dopo le sue recenti dimissioni e poi il suo nuovo rientro? O crede che gli Italiani non ricordino? O, peggio ancora, crede proprio che siano fessi? Mi ascolti On.le vada in Africa. Può darsi che lì farà del bene e verrà ricordato per questo. Glielo auguro! Personalmente La ritengo una persona onesta e semplice e Le dirò che il Suo reingresso non Le porterà alcun giovamento nè a Lei nè al PD così smetterà di altercare con i suoi compagni di cordata. A D’Alema l’ho sempre ritenuto un politico accorto ed intelligente. Certamente diverso da Veltroni. Se D’Alema propone un inciucio avrà i suoi motivi. Afferma D’Alema: scambiamo un “ legittimo impedimento” contro il ritiro del “processo breve” e uno scambio “sulla legge elettorale” , (do ut des!) . Se lo scambio si limitasse a questo, cioè a quanto viene dichiarato, nulla quaestio (anche se l'inciucio è un sistema poco pulito e da evitare. Si capisce!) Ma chi ci garantisce che “l’inciucio” si limita solo a questo? NESSUNO! E Allora! Allora chi vivrà vedrà! La politica è fatta anche di fatti occulti che si sanno solo quando vengono alla luce. Prima NO. In ogni caso ed inciucio a parte, vi è un dato incontestabile: il fallimento totale della politica. Meditate gente!