Berlusconi-Fini, salta subito la tregua elettorale di Emilia Patta
Fonte: Il Sole 24 Ore (15 gennaio 2010)
Annoiato dalle vecchie formule del teatrino della politica. Il giorno dopo l'incontro "chiarificatore" con Gianfranco Fini, il premier non sembra aver sbollito la rabbia e il fastidio per quella che tutti gli osservatori hanno definito una tregua forzata in vista
Altro che patto di concertazione. Niente descrive meglio la diversa concezione che i due cofondatori hanno della politica di queste frasi da outsider della politica di Berlusconi, costituzionalmente allergico alle «estenuanti mediazioni» nonché al rispetto dei contrappesi istituzionali. La legittimità democratica non viene solo dalle urne, ricordava dal suo canto Fini prima della colazione a Montecitorio. E il giorno dopo, a Bologna per la presentazione del suo libro "Il futuro della libertà", rimarca: «Le differenze sono il sale del confronto e della dialettica».
Poche ore dopo aver deciso il patto di consultazione, la tregua nel Pdl sembra già saltata. Né potrebbe essere altrimenti: ormai troppo diverso il modo di intendere la politica e il ruolo del partito tra i due cofondatori. Dall'inizio della legislatura è chiaro che Fini lavora al dopo-Berlusconi immaginando un centrodestra laico, schiettamente democratico e di respiro europeo sul modello della destra francese di Sarkozy e dei Tories britannici. Un lavoro di lungo respiro perseguito, fin qui, con tenacia e costanza. Ora ci sono le regionali, e Fini vuole portare a casa l'elezione dei "suoi" candidati: Renata Polverini nel Lazio e Giuseppe Scopelliti in Calabria. Non è pensabile uno scontro aperto in campagna elettorale né tantomeno una scissione del Pdl. Da qui la tregua forzata. Ma dopo le regionali la scena potrebbe cambiare. E non va sottovalutato il fatto che la fondazione finiana Farefuturo non escludeva nei giorni scorsi l'uscita dal partito già ad aprile...
NOSTRO COMMENTO: Sono due concezioni diverse di fare la politica. Fini ricorda al Cavaliere che la legittimità democratica non viene solo dalle urne ma dal rispetto del Parlamento e degli Organi Istituzionali. Berlusconi dice testualmente che «Io sono un imprenditore….sono abituato a decidere e a decidere da solo: così si fa nel mondo dell'impresa. Gianfranco invece vorrebbe costringermi a continue ed estenuanti mediazioni, con il risultato che alla fine non si decide».
Allora Noi chiediamo al Cavaliere: perché ha scelto di fare politica e non ha seguito la Sua inclinazione naturale che – come Lei afferma – è quella di fare L’IMPRENDITORE? Forse staremmo meglio TUTTI!