Dal Secolo d'Italia del 16 marzo 2010
Generazione Italia sarà un bene per tutti
di Flavia Perina
Dunque, nel Pdl nasce un ulteriore strumento, Generazione Italia, che si propone come motore di dibattito interno del partito a tutti i livelli: non più e non solo le
esternazioni del presidente Fini; non più e non solo l'analisi e la proposta sul versante giornalistico; non più e non solo il confronto a livello parlamentare sui temi critici della bioetica, dell'immigrazione, dei nuovi diritti; non più e non solo il duello in punta di fioretto sull'organizzazione interna e sul modello di partito. L'idea è quella di portare questi temi nel "corpo" del Popolo della libertà, sul territorio, dove esiste un'ampia rete di giovani e meno giovani che non si rassegna a essere ridotta a un comitato elettorale periodicamente convocato dai vertici. È un'iniziativa che non potrà che fare bene a tutti, al di là della provenienza: il suo punto di forza è proprio l'abolizione della suddivisione 70/30 tra ex Forza Italia ed ex An, che ha creato all'interno del Pdl uno schema maggioranza/opposizione che non corrisponde alla realtà ma soltanto agli interessi di un ristretto numero di dirigenti. Così come è avulso dalla realtà il tentativo (portato avanti dal solito Vittorio Feltri) di presentare Generazione Italia come un ammortizzatore tra i finiani cosiddetti "falchi" e gli altri, i moderati, i "buoni", perché anche questa è una lettura capziosa e avulsa dalla realtà. Generazione Italia non rappresenta lo schieramento dei "finiani moderati", né un arretramento su logiche correntizie, semplicemente prende atto - come altri da tempo vanno dicendo - che non solo a Montecitorio ma anche a Forlì, o a Bologna, e persino a Milano e a Verona, c'è chi parteciperebbe volentieri al dibattito che nei mesi scorsi ha impegnato il partito a livello nazionale: serve o no una svolta di moralizzazione nella politica italiana? Come si determina? Il tema dell'immigrazione può essere affrontato solo con un approccio securitario? È giusto o no che i ragazzi stranieri nati in Italia siano cittadini a tutti gli effetti? Un partito che si chiama "della libertà" può occuparsi, oltreché di intercettazioni, di regolamentare la libera scelta di chi convive? Di dare speranze alle giovani donne e uomini che cercano una prospettiva per il futuro? Crediamo o no nella laicità dello Stato? Crediamo o no che vada premiato il merito più che i diritti di casta? Che tutti debbano avere uguali opportunità? Che la politica non sia casting ma impegno, e anche missione? Che leadership significhi guidare processi politici e non solo accodarsi ai sondaggi?Ecco i temi che Generazione Italia porterà nell'articolazione territoriale del partito, con la varietà di accenti e posizioni che dovrebbe essere il sale quotidiano di un grande schieramento come il Pdl. Se andrà bene, come speriamo, ne uscirà l'immagine di un Popolo della libertà tutt'altro che ingessato nello schemino berlusconiani-finiani che i media raccontano più per pigrizia che per altro. Perché in questi due anni di impegno quotidiano del nostro Secolo sul fronte giornalistico e delle rassegne stampa, di Farefuturo su quello dell'elaborazione metapolitica, oltreché dei tanti parlamentari che si sono intestati iniziative di qualità, sono emerse sinergie importanti sul "merito" dei problemi che vanno ben oltre il giochino delle appartenenze, dei falchi e delle colombe e di tutti i sudoku correntizi cavalcati dai media. Le sintonie sul tema del codice antimafia tra Beppe Pisanu e Fabio Granata, per dirne una. L'interesse suscitato tra i "finiani" dalla proposta Rotondi-Brunetta sulle coppie di fatto, per dirne un'altra. Il consenso raccolto da Benedetto Della Vedova in area cattolica con la sua proposta di disarmo sul testamento biologico, per raccontarne una terza. E ancora: la diffusa sensibilità contro la censura a internet, testimoniata dalle cento firme per assegnare alla rete il Nobel della pace. Le convergenze con l'ultimo Maroni, quello che dopo il caso di via Padova ha cominciato a parlare di integrazione e diritti per i lavoratori stranieri. Tutto ciò non è comprimibile nella griglia del quotidiano referendum interno (oltreché esterno) pro o contro Berlusconi, e tantomeno nei raccontini su Fini "che vuol mangiarsi il Pdl" perché è semplicemente un'altra cosa. Si poteva aspettare il voto regionale per annunciarla? Certo, sarebbe stato più opportuno e così si prevedeva di fare, almeno fino a domenica. Poi Feltri ha servito il suo scoop sul «pesce d'aprile» finiano, sull'operazione «con abbondante uso di vaselina» - parole sue - «per impossessarsi del macchinone del Pdl senza suscitare reazioni nei passeggeri che non siano di approvazione, quasi di sollievo». E se va bene a lui, che guida il giornale di famiglia del premier, va bene a noi. Con una sola precisazione: il «macchinone» non vogliamo prendercelo ma metterlo in moto, perchè un Suv impantanato non serve a nessuno e non porta da nessuna parte. *Direttore del Secolo d'Italia
NOSTRO COMMENTO: forse Fini vuole cavalcare la tigre dello scontento creato in Italia dalle “ultime comiche” del Cavaliere. Se è così ben venga Generazione Italia! Noi stimiamo Gianfranco Fini lo abbiamo sempre ritenuto un politico valido ed intelligente. Non possiamo che plaudire a questa iniziativa a condizione che non sia una “Vox clamantis in deserto” e non serva da “Predellino” per altre “comiche” (Fini). Vi seguiamo da queste pagine.
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