Appello per le manifestazioni del 22 dicembre 2010
di Pietro Orsatti
Quello che segue non è un vero e proprio articolo. Non è un commento. Si tratta di un testo nato dopo un’attenta riflessione collettiva del gruppo di lavoro de Gli Italiani di quello che sta accadendo nelle ultime settimane. E’ un primo abbozzo di appello alla mia generazione, quella che va da chi oggi ha dai 35 ai 50 anni, perché scenda in piazza a Roma accanto agli studenti.
Vi invito quindi a leggerlo, a copiarlo, a farlo girare, a trasformarlo in volantino, a metterlo in rete. E a scendere in piazza, in tanti, mercoledì prossimo. E a sottoscriverlo (nella versione più sintetica) sul nostro sito.
UN PATTO FRA GENERAZIONI IL 22 DICEMBRE
Mercoledì prossimo abbiamo un’occasione straordinaria di ritrovare noi stessi e riallacciare un rapporto con la generazione di giovani che coraggiosamente sta cercando di immaginare un paese e una società diversi da quelli che ci vuole offrire la politica. Abbiamo, noi presunti adulti, la possibilità di trovare quel coraggio che ci è mancato e riempire i vuoti che da più di sedici anni abbiamo lasciato chiamandoci fuori dall’esserci in prima persona.
Questa generazione che oggi riempie le piazze ci sta indicando quanto noi stessi siamo stati assenti, come giovani prima e come adulti poi. E come la nostra assenza, e rinuncia, abbiano creato quella solitudine, quella frustrazione, quella rabbia che è esplosa. Una frustrazione che non abbiamo capito, che non capiamo, e che invece ci appartiene e di cui in parte siamo responsabili. Totalmente. Perché quella rivolta che vediamo oggi è atto di difesa da parte di chi si vede sottrarre futuro, identità e partecipazione. Un atto di difesa che noi non abbiamo esercitato quando avremmo potuto, prima che la situazione precipitasse.
Noi saremo in piazza. Da testimoni. Generazioni che non possono più chiamarsi fuori. Senza occupare spazi. Senza voler insegnare nulla a alcuno. Ma lì, accanto a migliaia di giovani che contestano le politiche di questo governo sordo e cieco che sta conducendo il nostro paese alla rovina. Perché, e i nostri giovani ce lo stanno disperatamente urlando, sono in gioco la tenuta sociale e legale del nostro paese, la nostra democrazia, i nostri diritti.
Noi saremo in piazza. Perché vogliamo impedire a chiunque ne abbia l’intenzione di ridurre il conflitto allo scontro fra giovani e polizia. La violenza non è una soluzione. Non lo è per chi si ribella a chi sta determinando la cancellazione di diritti fondamentali. Non lo è per chi crede che l’ordine pubblico sia una pax bellica.
Rifiutiamo l’idea di vedere uno scontro fra giovani espulsi dalla società e lavoratori sfruttati e mortificati, poliziotti che ogni giorno lottano, per noi, contro la criminalità organizzata, la corruzione, la degenerazione della legalità per una manciata di euro e con sempre meno diritti contrapposti a ragazzi che chiedono una società più giusta, un futuro, un sistema politico credibile. Noi rifiutiamo una guerra fra poveri mentre il potere, deviato, si autoassolve.
Noi saremo in piazza per testimoniare che nessuno può spezzare il legame che esiste fra generazioni, persone, lotte e desideri.
Noi saremo in piazza per impedire, con i nostri occhi, che vengano violati diritti e integrità. Di chiunque.
Noi saremo in piazza per dimostrare che questo paese esiste ancora e che nessuno può pensare di cancellare le libertà civili e politiche di un’intera generazione.
Noi saremo in piazza perché la politica ufficiale non riesce a starci più in piazza. Anche per colpa nostra. Per nostra delega irresponsabile.
Noi saremo in piazza, questa piazza che c’è stata restituita da una generazione che non ha abbassato la testa, non ha battuto in ritirata.
Noi saremo in piazza per difendere la storia, i bisogni e le speranze di fin troppe generazioni umiliate, espulse, azzittite, da chi vuole cancellare, a colpi di forza e di strumentalizzazioni, l’unica cosa che ci tiene insieme come paese e società. Quel poco che resta di un comune senso di giustizia sociale.
Il gruppo di lavoro de Gli Italiani
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