BAVAGLIO ALLA RETE
di Claudio Messora - 1 Luglio 2011
Il 6 Luglio entrerà in vigore l'ennesimo provvedimento che mira a sgretolare la libertà della Rete. L'Agcom, cioè un organo politico, potrà decidere senza processo l'oscuramento di siti web, accusati di violare il diritto d'autore. L'unica possibilità è mobilitarsi
Il 6 Luglio entrerà in vigore una delibera Agcom, in base alla quale l'Autorità avrà la facoltà di oscurare blog e siti web, accusati di violare il copyright, senza passare da un regolare processo. Per assumere il provvedimento, basterà una segnalazione da parte dei detentori di copyright. Per capire cosa succederà dal 6 Luglio, e quali sono i potenziali rischi per la libertà della Rete in Italia, abbiamo intervistato Claudio Messora, blogger e animatore del videoblog "Byoblu".
Quello che succede dal 6 luglio è un percorso che arriva a compimento che è nato parecchi anni fa. Le leggi contro la rete ormai sono tante, tantissime, affondano le radici anche molto prima del 2007, anno in cui viene emanato dal Governo il Decreto Gentiloni, il quale, sebbene sia passato abbastanza sotto silenzio, in realtà tende, idealmente, a tutelare i cittadini dalle violazioni in ambito pedopornografico in rete, quindi uno scopo nobile al quale nessuno si potrebbe opporre, ma quello che poi succede nella vita è che gli scopi nobili servono anche come grimaldello per cominciare a far scricchiolare un po' le porte. Nessuno se ne accorge, nessuno protesta poi con quel grimaldello si spaccano e si sfondano direttamente e questo grimaldello è stata la formazione di una Commissione all'interno dell'Agcom, che si occupasse di obbligare tutti gli Internet Service provider a dotarsi di infrastrutture necessarie alla censura, in quale modo? Tramite la negazione dei DNS, quindi evitando che si possa raggiungere un sito web accedendovi tramite il nome di dominio, tramite il filtraggio delle indirizzi IP. Gli Sp avrebbero poi dovuto e così hanno fatto adeguarsi alle richieste che arrivano da questa Commissione interna all'Agcom che segnalavano di volta in volta i casi di pedofilia o di pedopornografia on line, ovviamente nessuno può contestare o opporsi a una simile nobile causa, però quello che poi è successo è che una volta che si sono dotati degli strumenti tecnologici necessari, ovvero le infrastrutture di rete atte a censurare i siti web con nonchalance, hanno cominciato a usarlo anche per altre tipologie di siti web, per esempio per i giochi di azzardo perché lo Stato italiano deve essere l'unico biscazziere di questo Paese, quindi tutti gli italiani che cercavano di accedere ai siti di scommesse on line, anche all'estero si sono visti negare il consenso, grazie proprio a questa Commissione interna all'Agcom. Allo stesso modo, se ricordate quel che è successo qualche anno fa, gli indirizzi IP degli italiani che accedevano a un portale di sharing in sé è per sé del tutto legale che può essere usato ovviamente per condividere materiali protetti da Copyright e quindi esplicitare un comportamento illegale, venivano reindirizzati verso un sito civetta di un'associazione che tutelava gli interessi delle grosse corporation audiovisive e cinematografiche, in questa maniera si è istituita la delazione, i cittadini venivano spiati.
Questo è l'excursus , il background che poi viene rafforzato da una cosuccia da niente che si chiama Decreto Romani e per la quale abbiamo dato grossissima battaglia nel web l'anno scorso che tendeva a implementare una normativa e una direttiva europea che voleva armonizzare, si chiama audiovisual media services la maniera in cui si trasmettono i contenuti multimediali nei vari paesi, visto che ci sono i vari mezzi con i quali un contenuto multimediale oggi può essere veicolato e visto che le televisioni, i grossi editori debbono sottostare a certe normative, pareva assurdo che magari non so Mediaset debba sottostare a certe normative mentre trasmette via etere e poi magari on line trasmette lo stesso palinsesto, gli stessi programmi ma possa fare quello che vuole. Ma la direttiva della Comunità Europea escludeva chiaramente, a caratteri cubitali i siti Internet privati e i grossi portali di video sharing. Quello che fece Romani per recepire la direttiva europea fu esattamente di togliere riferimento ai siti Internet privati e ai portali di video sharing, quindi includendo anche i blog personali e You Tube, questo ha manifestato ovviamente un grossissimo problema che poi si è ripercorso sulla libertà della rete, tant'è vero che abbiamo fatto un casino, siamo andati a Roma, abbiamo ballato a piedi nudi e alla fine il Decreto Romani è passato lo stesso. Ma è passato come? In una forma un po' più light per cui le web Tv e le web radio che dovevano sottostare a questo regolamento, alla fine devono essere solo quelle superiori ai 100 mila Euro, però è passato.
E passando ha gettato le basi per questa normativa liberticida dell'Agcom che sta per vedere la luce il 6 luglio. Se non faremo come in Spagna dove ci sono organizzati e dove hanno tempestato di migliaia di mail il Parlamento spagnolo e nella fattispecie le mail anche di questo Ministro della Cultura che si chiamava Gonzales, che aveva proposto una legge analoga, ma con significative differenze, il 6 luglio passerà una normativa del tutto scontornata, un po' ambigua che metterà nelle mani di una Commissione politica, perché ricordiamoci che l'Agcom è un organismo politico, quindi è succube delle volontà della politica e quindi delle lobby che controllano la politica e che mettono i politici in Parlamento, e parliamo ancora una volta, tra le altre, delle grosse corporation dell'industria audiovisiva e dell'industria cinematografica.
Se non ci sarà una forte reazione , ormai il tempo che manca è proprio poco, assisteremo all' ingerenza di un organismo politico che deciderà come e quali siti web chiudere, nell'arco di quale tempo ma entro un massimo di 5 giorni. Cioè, se il mio sito web esporrà dei contenuti protetti del diritto d'autore, che se pensiamo al Decreto Romani dal quale la normativa prende spunto dovrebbero essere solamente quelli audiovisivi e quindi audio - video, ma siccome la normativa Agcom a detta dei giuristi che ho interpellato è un po' confusa, si può applicare anche ai contenuti testuali, si scatenerà un putiferio. Se una parte lesa dovesse ritenere che ci siano dei contenuti su qualche sito in violazione dei propri diritti di proprietà intellettuale, potrà fare una richiesta al gestore del sito che avrà 48 ore di tempo per rimuoverli, il che è ridicolo se pensiamo a un blogger, a un ragazzino che magari al mare, magari sta facendo un weekend con la fidanzata piuttosto che a scuola e sta studiando e non accende il personal computer, avrà 48 ore di tempo per provvedere alla rimozione dei contenuti se lo dovesse ritenere fondato. Anche questa è una frase ambigua, cosa significa? Se non dovesse ritenerlo fondato, cosa succederebbe?
In questo caso se non dovesse rimuovere i contenuti la parte lesa si dovrà rivolgere all'Agcom, la quale si arrogherà i diritti dello sceriffo e metterà su un processino che ricorda quelli medioevali, quelli fatti dalla Chiesa, la Santa Inquisizione di 5 giorni, alla fine dei quali deciderà se rimuovere o oscurare il sito.
Questa è una follia, perché in Italia vige la separazione tra i poteri, abbiamo già un potere che non a caso è superpartes, equilibrato ed è quello che deve applicare le normative, ovvero il potere giudiziario, si bypassa a volo d'uccello un po' come voleva fare il Sen. D'alia con il famosissimo emendamento D' alia famosissimo, si bypassa la magistratura e si decide immediatamente.
Quindi, ricordiamolo, c'è una volontà politica per cui il governo decide quali siti chiudere e quindi si può parlare tranquillamente di censura.
La stessa problematica era stata affrontata dagli spagnoli, come dicevo prima, dal Ministro della Cultura Gonzales, che voleva chiudere i siti web che piratavano, ma attenzione, come voleva affrontare questa problematica? La parte lesa avrebbe dovuto presentare una denuncia a una Commissione parlamentare e quindi già non parliamo di un organo di tutela, parliamo di una Commissione, quindi parliamo del Parlamento, che sarebbe dovuta essere composta almeno da un magistrato di comprovata esperienza, poi da un collegio di cittadini, da un collegio di navigatori, quindi esperti di rete, utenti normali, di consumatori e di produttori di contenuti, quindi già vediamo una nutrita rappresentanza dove tutti potevano esprimere la loro idea e interferire nel processo di valutazione.
Attenzione, questa Commissione avrebbe potuto avere tutto il tempo necessario per svolgere le valutazioni di rito, quindi non c'era nessun vincolo né nei modi e né nei tempi, quindi se fossero stati necessari 6 mesi per decidere se quel sito web era o non era pirata, 6 mesi si sarebbero presi, alla fine solo se questo contenuto fosse stato giudicato, un contenuto che violava la normativa sul diritto d'autore internazionale sarebbe stato poi mandato alla fine a una Udienza nazionale spagnola, una specie di Tar spagnolo che avrebbe avuto ulteriori 28 giorni di tempo per valutare e esprimersi. Mi sembra che la stessa situazione sia stata affrontata dagli spagnoli con una serie di garanzie per il cittadino estremamente superiori. Ma nonostante queste enormi differenze, gli spagnoli si sono incazzati come delle mine l'anno scorso, hanno inondato le caselle dei parlamentari della politica e di tutti questi organi, organucoli e del Ministro della Cultura Gonzales minacciando di togliere loro il voto se fosse passata una normativa tanto illiberale.
Perché illiberale? Perché la rete ormai è sotto gli occhi di tutti, rappresenta il nuovo strumento, nonché ultimo baluardo della libertà dei popoli e dei cittadini è nato per essere libero, è nato per bypassare un problema di interruzione delle comunicazioni ai tempi della guerra fredda in America, per cui un pacchetto, un'informazione poteva scegliere autonomamente la sua strada in maniera anonima e giungere a destinazione anche se tiravano giù dei tralicci, è nato proprio per non essere controllabile e gli organismi politici ormai internazionali fanno di tutto per cercare di controllarlo. Gli spagnoli si sono incazzati, hanno tempestato di mail, alla fine questa normativa non è passata e si sono anche scusati di averla proposta. Noi abbiamo pochissimi giorni per cercare di alzare la voce, ci sono delle petizioni da firmare on line, c'è bisogno di fare un fortissimo passaparola e di mobilitare le persone com' è successo in occasione delle amministrative e del referendum.
Se non lo faremo cosa succederà? Succederà che qualsiasi contenuto che possa essere giudicato da un detentore di diritti lesivo della sua proprietà intellettuale, potrà essere oggetto di denuncia all'Agcom, ma qualsiasi, ad esempio non so anche i siti di informazione libera. Io ho tantissimi video in cui magari inserisco dei brevi spezzoni, non so, di un pezzo di Santoro di 10 secondi, l'ultimo era "Castelli mente", per mostrare cosa dicono e cosa invece non dicono.
Anche tutti questi contenuti potranno essere tirati giù dall'Agcom senza passare dalla Magistratura , quindi vedete che il percorso è lungo, si parte dalla pedofilia per fare in modo che tutti di pancia dicano sì, sì, certo fate l'infrastruttura, non ci interessano le garanzie. Giusto, è vero, peccato che questi partano dalla pedofilia per poi, con la stessa infrastruttura che hanno già costruito, arrivare a tirare giù i contenuti invece informativi, quindi a precludere gli spazi di libertà dei nuovi cittadini.
La speranza è che, se dovesse passare il 6 luglio questa normativa, le scrivanie dell'Agcom vengano oberate, tartassate di richieste, di rimozione di contenuti per far rendere conto loro che oggi come oggi è impossibile gestire una tale e tanta mole di informazioni quale quella che può trovare spazio nella rete, ed è questa la garanzia della libertà, quindi usare una specie di mail bombing nei confronti dell'Agcom per rendere di fatto questa legge inattuabile.
Siamo dunque di fronte all'ennesima norma liberticida che attenta allo spazio di libertà sacrosanto che è stato usato da popoli più oppressi del nostro, anche se noi ci avviciniamo più alla Cina con queste normative che non a Bruxelles, per riguadagnare la propria libertà e comunque mettere in atto le loro rivoluzioni.
NOSTRO COMMENTO: ho molto poco da aggiungere a tutto quello che ha detto Claudio Messora . In pratica, potremmo chiudere i siti internet. Conseguentemente ci dobbiamo sentire tutti impegnati e coinvolti perché ciò non accada. Aderiamo, pertanto, tutti uniti, alle iniziative lanciate in rete (AAVAZ, ecc..) Che questo serva da monito a tutti gli Italiani che hanno votato per Berlusconi. E’ incredibile! L’accanimento di mettere il bavaglio alla rete ed alla Giustizia superano di gran lunga il notevole calo in termine di pubblicità e di voti che sicuramente determinerà il varo di questa abominevole legge al Governo. Almeno di questo sono contento.
Contro il bavaglio Agcom i blogger lanciano la "Notte della Rete"
01/07/2011 | a cura di Redazione Data Manager Online
Non sarà una vigilia tranquilla per l'Agcom: sarà, piuttosto, la "Notte della Rete". Il 5 luglio, a 24 ore dall'approvazione della Delibera definita "ammazza-Internet" dai blogger italiani, artisti, esponenti della rete, leader politici, cittadini e utenti del web si troveranno a Roma per una no-stop contro il provvedimento
Come noto, il 6 luglio l'Autorità per le Comunicazioni si appresta a votare una delibera con cui si arrogherà il potere di oscurare siti internet stranieri e di rimuovere contenuti da quelli italiani, in modo arbitrario e senza il vaglio del giudice.
Su internet oltre 130.000 cittadini hanno espresso il loro dissenso via email all'Agcom e cresce di ora in ora il passaparola su Facebook, una mobilitazione on-line e off-line che ha già dimostrato con il referendum quanto possa risultare incisiva.
Ma la protesta continua anche fu ori dal web: "La notte della rete", il 5 luglio alla Domus Talenti a Roma, è una no-stop in cui si alterneranno cittadini e associazioni in difesa del web, politici, giornalisti, cantanti, esperti: tutti contro il bavaglio alla rete.
L'evento sarà rigorosamente in diretta streaming sul Fattoquotidiano.it e su una rete di tv locali, accompagnato dai tweet e dai messaggi indirizzati all'Agcom. L'iniziativa sarà preceduta da una serie di flash-mob.
Luca Nicotra, di Agorà Digitale e tra gli organizzatori dell'evento, chiede un ripensamento all'agenzia: "Agcom deve porre in moratoria la regolamentazione o metterà a rischio non solo la libertà di espressione, informazione e accesso alla conocenza, ma lo stesso funzionamento democratico delle istituzioni".
Fra i presenti già confermati: Olivero Beha, Pippo Civati, Antonio Di Pietro, Dario Fo, Alessandro Gilioli, Peter Gomez, Beppe Giulietti, Giulia Innocenzi, Gianfranco Ma scia, Roberto Natale, il Piotta, Franca Rame, Guido Scorza, Mario Staderini.
Maggiori informazioni su www.agoradigitale.org/lanottedellarete e http://sitononraggiungibile.e-policy.it/