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04 luglio 2024
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La casa di Tremonti

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Da IL TEMPO.IT  si riporta:

Tremonti si dimette Ma solo da inquilino Il ministro spiegherà oggi la sua versione sull'affitto della casa romana.

Le voci circolavano con insistenza già dalla mattinata. Un editoriale di Sergio Romano sulla prima pagina del Corriere della Sera (titolo: «Quel che Tremonti non ha detto»), i tanti interrogati su quell’affitto pagato in contanti e il ministro

dell’Economia pronto a dimettersi per non finire travolto dalle vicende giudiziarie che hanno coinvolto il suo ex consigliere politico Marco Milanese.

Voci appunto. Perché Tremonti non ha alcuna intenzione di fare passi indietro. Anzi, aprendo una conferenza stampa presso la Cassa depositi e prestiti, sfodera addirittura una battuta: «Vi dò subito una notizia, mi sono dimesso...da inquilino».

Insomma il ministro è pronto alla battaglia. E per oggi ha preparato una vera e propria controffensiva mediatica. Risponderà con una lettera alle obiezioni sollevate da Romano sul Corriere e poi, probabilmente, si concederà un passaggio in televisione. Tremonti vuole spiegare. Vuole dire ai cittadini il motivo di quei pagamenti in contanti per l'affitto della casa in via di Campo Marzio condivisa con Milanese. E spera che ciò basti per chiudere la vicenda e consentirgli di concentrarsi sull'attacco speculativo che sta colpendo l'Italia.

Una vicenda che si arricchisce di nuovi elementi. Secondo l'imprenditore edile Tommaso Di Lernia, in carcere perché accusato di corruzione nell'inchiesta Enav, l'affitto del ministro era pagato da un imprenditore, Angelo Proietti, che in cambio avrebbe ricevuto appalti. Milanese smentisce seccamente e avvia una denuncia per calunnia. Sull'Espresso oggi in edicola, invece, a parlare è un ex dirigente della Sogei, Francesco Scolamiero, secondo cui tutti, all'interno della società, sapevano che Milanese «quando agiva, lo faceva su ordine del ministro».

Intanto il Csm ha aperto una pratica per andare a fondo della cena dello scorso dicembre che vide, raccolti attorno allo stesso tavolo, il ministro, il suo consigliere (all'epoca indagato dalla procura di Napoli ndr) e il procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo. La cena si svolse a casa dell'avvocato Luigi Fischetti. Capaldo ha spiegato di non averla sollecitata, di essersi limitato ad accettare un invito ignorando chi fosse presente e che comunque, durante la serata, non si parlò di fatti giudiziari. Capaldo all'epoca era titolare, tra l'altro dell'inchiesta sugli appalti di Finmeccanica mentre Milanese, a gennaio, sarebbe finito sotto inchiesta a Roma per un risvolto degli appalti Enav. In ogni caso il procuratore insiste: «Non c'è nulla di illecito, solo i malpensanti possono credere che si sia parlato di fatti giudiziari. L'incontro tra un giudice e un ministro non è un fatto illecito. È diritto di un magistrato e di un ministro potersi incontrare, se non fanno cose illecite, senza dover chiedere autorizzazioni a nessuno».

«Sono sereno - prosegue -. Mi fa piacere che il Csm si stia interessando ad una vicenda emblematica di una clamorosa strumentalizzazione massmediatica. Mi auguro che sappia trovare la forza di individuare le gravi responsabilità di chi manipola la verità per conquistare illegittimamente fette di potere. Vogliono bloccare inchieste scomode». Poi l'attacco che scatena il botta e risposta con il procuratore capo di Napoli Giandomenico Lepore. «Molto raramente - spiega Capaldo - le inchieste della procura di Roma compaiono sulla stampa in modo scandalistico. Se accade è per l'importanza oggettiva delle inchieste e non per il clamore, un po' provinciale, che qualcuno vuole dare alle proprie indagini». Immediata la replica di Lepore: «Non penso che Capaldo si sia riferito alla procura di Napoli che, essendo la più grande d'Italia, non ha bisogno di ricercare clamori un po' provinciali. Nel caso mi sbagliassi preferisco non aggiungere altro per evitare, è il caso di dirlo, "clamori provinciali"».

Tornando al caso Milanese ieri la giunta per le autorizzazioni della Camera ha scelto di rinviare a settembre, con l'impegno di pronunciarsi comunque entro il 16, la decisione sull'arresto del deputato Pdl. A favore del rinvio si sono espressi Pdl, Lega e Udc, mentre Pd e Idv hanno votato contro.

All'unanimità è stata invece accordata ai magistrati napoletani l'autorizzazione ad aprire le cassette di sicurezza intestate al deputato e acquisire i tabulati Wind e Tim dei suoi cellulari. Un'autorizzazione su cui pende comunque il voto dell'Aula che dovrà esprimersi martedì 2 agosto, ultimo giorno di lavoro dell'assemblea di Montecitorio. Ieri Milanese si è presentato di buon ora davanti alla Giunta e ha atteso invano di essere ascoltato dopo aver presentato ottanta fitte cartelle di contestazioni e richieste. Tra le altre quella di acquisire nuovi documenti che attenuerebbero la sua posizione nell'inchiesta. La Giunta ha discusso per un'ora e alla fine ha deciso, a maggioranza, di acquisire nuovi documenti e di non ascoltare il deputato, lasciato attendere per tutta la mattinata in anticamera. (Nicola Imberti 29/07/2011)

Tremonti, Milanese e il mistero della casa

di Claudio Pappaianni

si riporta stralcio dell’articolo

I magistrati sottolineano come Milanese abbia ancora oggi la possibilità di inquinare le prove nonostante le recenti dimissioni da consigliere del ministro. «Emblematica dell'attualità del rapporto fiduciario esistente con Tremonti è la vicenda dell'immobile sito nel centro di Roma, di proprietà del Pio Sodalizio dei Piceni. Detto immobile infatti è stato concesso a Milanese per un canone mensile di 8500 euro ma viene di fatto utilizzato dal ministro Tremonti il quale, a sua volta, risulta avere emesso nel febbraio 2008 un assegno di 8000 euro a favore del Milanese». Perché questa intestazione? I giudici escludono motivi di riservatezza, visto che tutti sono a conoscenza che lì abita il ministro. E si chiedono: come fa Milanese a permettersi un canone così alto «il cui complessivo ammontare rispetto alle rate già pagate risulta di 100 mila euro»? E lasciano un dubbio in sospeso: non risultano «fonti di rimborso» da parte del beneficiario Tremonti. L'unico assegno è anteriore alla locazione. «Ne discende la permanenza di uno stretto e attuale rapporto fiduciario tra i due che prescinde, evidentemente, il ruolo istituzionale del milanese».

L'ordinanza contiene altri elementi esplosivi. Fa riferimento alle dichiarazioni rese dallo stesso Tremonti che ha parlato «di cordate esistenti all'interno della Guardia di Finanza e costituitesi in vista della prossima nomina del comandante generale, precisando come alcuni rappresentanti di quel corpo siano in stretto contatto con il presidente del consiglio».

Fonte: http://tg24.sky.it/tg24/cronaca/2011/07

La casa di Tremonti -

 Secondo l'accusa Milanese avrebbe pagato al Pio Sodalizio dei Piceni l'affitto, pari ad 8mila euro al mese, di un appartamento in via Campo Marzio, utilizzato invece dal ministro Tremonti. Nell'appartamento, inoltre, sarebbero stati eseguiti lavori per 200mila euro dalla ditta Proietti che quest'ultima non avrebbe fatto pagare a Milanese ottenendo, in cambio, appalti da parte della Sogei. Tutt'altra la versione di Milanese: Tremonti, dice, gli ha versato "quale partecipazione all'affitto dell'immobile, a partire dalla seconda metà del 2008, la somma mensile di circa 4mila euro, corrispostemi settimanalmente e in contanti". Secondo il parlamentare del Pdl, il ministro avrebbe pagato complessivamente 75mila euro. "Io mantenevo l'immobile - aggiunge Milanese - sperando nella vendita e nell'acquisto al prezzo scontato per gli inquilini" e "ho corrisposto la somma di 30mila euro versata regolarmente con bonifici bancari.
Quanto ai lavori, il parlamentare afferma che "da sempre" Proietti è l'impresa di fiducia del Pio Sodalizio e che i rapporti con la Sogei "risalgono al 2001". Dunque, "escludo nella maniera più assoluta di aver favorito lui o imprese a lui collegate nelle acquisizioni di appalti pubblici". In ogni caso, precisa, l'importo dei lavori realmente eseguiti è di 50mila euro e non di 200mila.

Sull'affitto della  casa un video di Travaglio non guasta mai

 

NOSTRO COMMENTO: E’ augurabile che la Magistratura vada a fondo su questa vicenda. Noi non crediamo a quello che afferma Tremonti.

 

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