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23 novembre 2024
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L'oblio digitale è un diritto?

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L'oblio digitale è un diritto? Intervista a Guido Scorza
Fonte: blogvoglioscendere
Inizia il prossimo 1 Febbraio al Parlamento europeo l'iter dei due provvedimenti che mirano a tutelare la privacy degli utenti del web, garantendone il 'diritto all'oblio'. Le norme, volute dalla commissaria Viviane Reding, suscitano già dubbi e perplessità.
Dunque, anche giganti come Google e Facebook dovranno adeguarsi alla normativa, oppure è una battaglia già persa?

"La nuova disciplina che l'Unione Europea è intenzionata a varare, sebbene non se ne conoscano ancora i dettagli, riguarderà evidentemente tutti i fornitori piccoli e grandi di servizi on line e allo stesso modo tutti i soggetti che ospiteranno contenuti di terzi anche sui propri blog, sulle proprie piattaforme di condivisione del contenuto. Che questo possa bastare per cambiare le regole tecnologiche e culturali di stratificazione dell'informazione on line, lo scopriremo strada facendo. Ma in questa fase è almeno lecito dubitarne."

Come commenta le anticipazioni dei regolamenti? Sembra che certe norme valgano solo per il mondo digitale...

"L'impressione in questo momento, non conoscendo le singole disposizioni della nuova disciplina europea, è che una certa tecnofobia possa avere guidato la mano del legislatore dell'Unione Europea, che sembra fare fatica a comprendere che le nuove tecnologie sono protagoniste di una rivoluzione culturale. Nel tempo, realisticamente, ci abitueremo a convivere con una memoria più lunga da parte della Rete e allora non è detto che la cosa più auspicabile sia quella di una legge che ordini, ammesso che sia possibile a Internet di dimenticare. Magari diventeremo persone migliori e la società sarà migliore anche perché tutti quanti saremo costretti, strada facendo, a fare i conti con il nostro passato. Bisogna stare secondo me molto attenti a introdurre regole diverse per il digitale rispetto al vecchio mondo degli atomi, e soprattutto a pretendere di governare rivoluzioni così importanti come quella che stiamo vivendo in questo periodo a colpi di norme che affondano le loro radici in tradizioni del passato."

La questione della data portability sembra più materia di Antitrust. L'auspicio è che l'identità digitale delle persone diventi indipendente dalle major...

"Sono assolutamente convinto che il cuore del problema sia una ragione di carattere di mercato, di antitrust, di quello stiamo discutendo anche se la porta di ingresso è quella della nuova disciplina sulla privacy. Trovo sacrosanto che nel momento in cui si discute della proiezione dell'identità personale in digitale, io debba rimanere tanto padrone della mia identità da poterla tirare fuori da una banca on line e presentarla in una diversa banca on line. Quindi è corretto ipotizzare che qualsiasi scelta da parte dell'utente non sia irreversibile e che io possa in ogni momento cambiare il mio fornitore di servizi on line e chiedere indietro i miei dati e trasferirmi altrove. E' una conquista dell'era moderna quando si parla di servizi finanziari e di servizi di comunicazione, di telecomunicazione: dopo la number portability, nel suo piccolo, non vedo perché non dovremmo cominciare a ragionare anche di una data portability grazie alla quale, nel tempo, la mia volontà di essere presente su una piattaforma possa essere rivista a favore di un'altra piattaforma. E' un beneficio per il mercato e soprattutto per i cittadini digitali, che potranno sentirsi di nuovo liberi di viaggiare nello spazio telematico portando con loro per quanto possibile sotto il profilo tecnologico tutti i frammenti della loro identità."

Quali scenari si delineano se la nuova normativa venisse approvata?

"Ci sono sicuramente enormi vantaggi legati se non altro all'uniformità di questa disciplina nei diversi paesi dell'Unione. Il contesto attuale è oggettivamente incompatibile con la natura promozionale di Internet: è impensabile che nel nostro navigare attraverso piattaforme on line si debba fare i conti con un sistema normativo così frastagliato come quello attuale in materia di privacy. Tuttavia, a mio avviso, ci sono anche dei rischi dietro l'angolo che sono legati a questa idea di onnipotenza e soprattutto di supremazia rispetto alle tecnologie e alle rivoluzioni culturali che da sempre accompagna il legislatore. Internet è un fiume in piena, che si arricchisce ogni giorno di nuovi affluenti che provengono da ogni parte del globo. Bisogna fare enorme attenzione a evitare di ergere degli argini normativi che sono destinati a crollare rovinosamente producendo effetti pericolosi per tutti, perché potremmo ritrovarci, nel vecchio continente, a essere confinati su un'isola analogica, mentre magari il mondo intorno va più veloce.
Il tema del diritto all'oblio va affrontato davvero con le pinze, non esistono posizioni precostituite e soprattutto dal mio punto di vista non si può pensare banalmente a un'equazione uno a uno, per cui se ieri ricordavamo poco, anche nel mondo di domani dovremo necessariamente ricordare poco. Attenzione a profetizzare delle amnesie di massa o collettive o delle iniezioni di amnesia per la Rete, molti dei dati che sono on line sono destinati a restare on line perché attraverso quei dati gli uomini del futuro leggeranno e apprenderanno la nostra storia che non sarà più scritta sui libri di carta."
NOSTRO COMMENTO: Vediamo di chiarire al lettore cosa sia l’oblio digitale ed il data portability. altrimenti, leggendo il superiore articolo non capirà niente. All’ uopo soccorre Wikipedia:
wikipedia
Il diritto all'oblio è una particolare forma di garanzia che prevede la non diffondibilità di precedenti pregiudizievoli, per tali intendendosi propriamente i precedenti giudiziari di una persona. In base a questo principio, non è legittimo diffondere dati circa condanne ricevute o comunque altri dati sensibili di analogo argomento, salvo che si tratti di casi particolari ricollegabili a fatti di cronaca. Questa garanzia è variamente riconosciuta ed applicata a seconda degli ordinamenti. In Italia questo principio si concretizza in alcune pronunce dell'authority per la privacy.
Il progetto DataPortability si propone di trovare una soluzione al problema, sempre più sentito, del controllo e del trasferimento, tra siti diversi, dei dati personali degli utenti.
DataPortability intende raggiungere questi ed altri obiettivi senza inventare nuovi standard ma coordinando quelli esistenti.
Con l'intensificarsi dell'utilizzo di piattaforme di social web, si moltiplicano i luoghi in cui gli utenti depositano dei loro dati personali come i loro profili, le loro fotografie, i loro filmati o semplicemente l'elenco dei loro amici. Una volta inseriti questi dati, si pongono una serie di problemi relativi alla loro proprietà ed al loro sfruttamento: di chi sono questi dati, che diritti possono rivendicare le società proprietarie dei siti in cui sono inseriti, vi sono eventuali diritti da parte loro anche dopo che l'utente ha abbandonato il sito? Queste ed altre questioni hanno portato gli utenti ad interrogarsi, a cercare delle risposte, sia etiche che tecniche.
Il progetto è stato avviato nel novembre 2007 da Chris Saad e Ashley Angell di Faraday Media e già dal gennaio successivo, si susseguono le manifestazioni di interesse le adesioni da parte di aziende leader: l'8 gennaio Google, Facebook e Plaxo fanno il primo annuncio [1], seguono Drupal, Netvibes e Mystrands [2], LinkedIn, Flickr, Six Apart e Twitter [3], ed infine Digg [4] e Microsoft [5]. Inoltre, in un'intervista anche Mozilla [trovare referenza] lascia intendere di tenere d'occhio il progetto e non esclude di aderirvi.
Portabilità dell'accesso [modifica]
Perché ogniqualvolta voglio accedere ad un nuovo sito o servizio in Internet bisogna richiedere la creazione di un utente e di una password? Perché devo ogni volta verificare la disponibilità del nome utente a, se già utilizzato da un altro utente, inventarmene uno per l'occasione? Perché non utilizzare direttamente l'email, o un altro nome utente univoco e assegnato in modo definitivo a me? A questi, ed altri problemi, si rivolge lo standard OpenID, che viene utilizzato dal progetto DataPortability.
Portabilità dell'identità [modifica]
Perché ad ogni sito a cui accediamo dobbiamo reinserire tutti i dati relativi al nostro profilo come: nome, cognome, età, indirizzo, fotografia,...? DataPortability utilizza hCard per esporre tali informazioni senza doverle fornire nuovamente ad ogni nuovo accesso.
Portabilità della rete sociale [modifica]
Questo è probabilmente uno dei campi attorno al quale vi è maggiore attesa. Infatti, per ogni sito in cui creiamo un profilo, molta cura ed attenzione viene posta sull'elenco dei nostri amici e sulla rete attraverso la quale riusciamo a tenerci in contatto con loro, a comunicare con loro, a sapere dove sono e cosa fanno. Quando creiamo un nuovo profilo, sempre più spesso ci viene offerta la possibilità di importare questi elenchi da altri siti, ma questo solo fornendo le nostre credenzaili di accesso, aprendo un problema di sicurezza e di fiducia nei confronti del nuovo sito. Per ovviare a questo problema, DataProtability propone di sfruttare i microformat, XFN, FOAF e Resource Description Framework (RDF).
Portabilità dei centri di interesse [modifica]
Nell'utilizzo dei siti, spesso l'utente dichiara i propri interessi oppure questi vengono dedotti dal suo comportamento online (pagine visitate, parole chiave cliccate, acquisti fatti,...). Questi dati vengono memorizzati in file APML. DataPortability intende utilizzare tale formato per facilitare lo spostamento di tali informazioni ed ottenere servizi più mirati.
Gestione delle autorizzazioni [modifica]
Qualora dovessimo centralizzare i nostri profili, non sarebbe opportuno dare libero accesso a tutte le informazioni ivi contenute? Infatti, ad alcuni siti potremmo dare solo il nome ed il paese di provenienza, ad altri invece potremmo invece impedire solamente l'accesso alla nostra rete di amici lasciando libero accesso alle altri informazioni. Una soluzione sarebbe avere un profilo per ogni tipo di utilizzo, ma una soluzione migliore è dare dei permessi personalizzati per sito e per singola informazione. In questo modo il sito X accederà ad un set ristretto di informazioni personali ed invece il sito Y avrà accesso completo. Questo sarà realizzato tramite lo standard OAuth.

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